“Le nostre micro e piccole imprese sono il vero motore dell’economia regionale e stanno aumentando la propria quota di mercato”. Così il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli commenta i dati dell’analisi del Centro Studi di Confartigianato che ha preso in esame i dati dell’export delle MPI, rivelando come l’Emilia Romagna le vede crescere dell’1,3% nel I trimestre 2016 a fronte di un misero +0,3% a livello nazionale. “Sono risultati frutto della straordinaria capacità dei nostri artigiani e piccoli imprenditori di accrescere il valore del proprio lavoro e di sapersi mantenere al passo con l’evoluzione mondiale dei mercati”.
Nel primo trimestre 2016 tiene l’export nei settori di Micro e Piccola Impresa, in salita dello 0,3%, mentre il totale manifatturiero entra in territorio negativo (-0,3%); la frenata è determinata dal calo della domanda del -3,1% dei Paesi emergenti, controbilanciata dall’aumento del +1,5% delle economie avanzate. Sul lungo periodo, tra il 2007 ed il 2015, le esportazioni dei settori di MPI sono aumentate del 18,0%, quattro punti in più del +14,0% dell’intero manifatturiero.
Al I trimestre 2016 le esportazioni nei settori di MPI ammontano a 28.251 milioni di euro, +0,3% rispetto al I trimestre 2015, pari di 91 milioni di euro in più, segnano una tenuta rispetto al -0,3% registrato dal Manifatturiero che torna in territorio negativo dopo dieci trimestri positivi. La frenata dell’export appare particolarmente significativa: in serie storica la variazione registrata nel I trimestre 2016 e la più bassa da quando l’export ha ripreso a crescere dopo la crisi del 2008-2009. In chiave settoriale si osservano aumenti superiori alla media nel comparto per Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) con il +8,7%, Mobili con il +3,9%, Tessili con il +2,4%, Altre manifatture con il +1,7% e Alimentare con il +1,1%.
Tra le cinque principali regioni esportatrici, dinamica superiore rispetto alla media del +0,3% in Lombardia con il +1,5%, Emilia-Romagna con il +1,3%, Piemonte con il +0,7%, Veneto con il +0,6%, mentre si registra una variazione negativa in Toscana con il -1,5%. L’80,0% dell’export nei settori in esame si concentra in cinque regioni: Lombardia con il 25,2% (pari a 7.121 milioni di euro), Veneto con il 21,6% (pari a 6.099 milioni), Emilia-Romagna con il 12,9% (pari a 3.644 milioni), Toscana con l’11,9% (pari a 3.352 milioni) e Piemonte con l’8,4% (pari a 2.386 milioni).
Tra le province con una quota superiore all’1% dell’export nazionale di MPI i maggiori tassi di crescita si registrano a Roma (+39,5%), Piacenza (+12,9%), Bolzano (+11,1%), Venezia (+9,4%), Rimini (+7.9%), Parma (+6,5%), Firenze (+6,3%), Torino (+6,1%), Prato (+5,6%), Bologna (+5,4%), Bergamo (+5,3%), Padova (+4,9%), Belluno (+4,7%), Varese (+3,2%), Reggio Emilia (+3,0%), Como (+2,9%), Treviso (+2,8%), Milano (+1,9%), Ferrara (+1,7%), Modena (+1,6%), Cuneo (+1,6%), Novara (+1,0%), Brescia (+0,5%). In negativo, in Emilia Romagna, solo Forlì Cesena (-0,9%) e Ravenna (-42,3%).
Tra le principali regioni esportatrici si osserva una dinamica di lungo periodo (2007-2015) superiore rispetto alla media del 18,0% in Emilia-Romagna con il +33,7% (pari a 3.634 milioni di euro), in Piemonte con il +30,4% (pari a 2.445 milioni di euro) e in Toscana con il +29,0% (pari a 3.229 milioni di euro). Seguono Veneto con il +16,1% (pari a 3.401 milioni di euro in più) e Lombardia con il +10,7% (pari a 2.802 milioni di euro in più).