Agrinsieme Emilia Romagna, il coordinamento che riunisce le organizzazioni agricole regionali di Cia, Confagricoltura, Copagri, Fedagri Confcooperative, Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare e che rappresenta oltre 40.000 aziende agricole, la quasi totalità delle imprese cooperative ( 750) con il relativo fatturato complessivo di oltre 14 miliardi di euro oltre a una capacità di occupazione di 92.000 persone, ribadisce come il metodo di lavoro fin qui seguito dall’assessorato all’Agricoltura “si sia ispirato al lavoro fatto in consulta con tutte le Organizzazioni, tradizione di metodo e confronto che crediamo vada mantenuta, migliorata e rafforzata. Quasi superfluo aggiungere come tutto questo presupponga responsabilità dei portatori di interesse e coerenza nelle scelte politiche prese”.
Le associazioni riunite in Agrinsieme non ritengono quindi corretto, come pure non corrispondente alle reali responsabilità legate all’incarico, individuare nell’assessore all’Agricoltura la colpevole delle molte difficoltà che il settore primario sta attraversando, soprattutto quando si affrontano problemi che hanno nella normativa e in istituti scientifici nazionali il riferimento per le amministrazioni locali”.
“Sappiamo bene – sostiene Agrinsieme – dell’insofferenza dei nostri associati nei confronti dei problemi relativi alla burocrazia, ai danni da fauna e ai limiti di bilancio per l’accoglimento positivo di tutte le domande che copiosamente stanno arrivando sulle diverse misure del Piano di sviluppo rurale, ma conosciamo anche l’impegno e la competenza con cui sono state affrontate finora tali situazioni.
In questo senso, anche relativamente al presidente della Conferenza delle regioni italiane, è necessario approfondire le possibili soluzioni. Soluzioni che vanno da una parte ricercate nelle fonti normative primarie in Italia ed in Europa, contro le quali da una parte pensiamo sia inutile e scorretto usare toni forti, a tratti ingiuriosi, viceversa riteniamo occorra costruire dossier accurati, alleanze e proposte. Dall’altra crediamo sia necessario ragionare nei termini di una reale e condivisa possibilità di applicazione in un’ottica di riconoscimento dei diritti e sostenibilità per le imprese agricole, oltre che di omogenea attuazione in ambito nazionale e europeo.
Riteniamo poi opportuno – conclude Agrinsieme Emilia Romagna – un chiarimento sul modello che l’Emilia Romagna vuole tenere nelle relazioni con le associazioni di settore. Questa Regione deve gran parte delle sue fortune alla capacità delle forze politiche e sociali di trovare sintesi tra interessi a volte non coincidenti se non divergenti, mai da chi gettava in continuazione il peso della propria spada sulla bilancia”.
Periodico quotidiano Sassuolo2000.it
Reg. Trib. di Modena il 30/08/2001
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