La certificazione di conformità Halal rappresenta un requisito doganale imprescindibile per l’ingresso di alcuni generi alimentari – ad esempio le carni – e per la loro commercializzazione nei paesi islamici. Il consumatore musulmano chiede e acquista prodotti Halal, ossia “leciti”, in quanto sviluppati secondo dettami religiosi definiti e soprattutto certificati da un’autorità islamica riconosciuta. È quindi una certificazione volontaria di qualità con visite ispettive, valutazione documentale, che da un punto di vista tecnico, si integra nelle procedure che le aziende già osservano ad esempio nell’ambito degli standard ISO, BRC e IFS.
La certificazione Halal non riguarda soltanto il prodotto finito, ma comprende anche il processo produttivo, dalla fase di approvvigionamento di materie prime fino al confezionamento e al trasporto. Si tratta di una certificazione etica perché basata su fonte religiosa, come nel caso di quella kosher per il mondo ebraico.
In Emilia-Romagna si sono già certificate circa 60 aziende, di cui 20 da parte di Halal Italia, nei settori: gelateria, pasticceria, succhi di frutta, salsa di pomodoro, parmigiano reggiano, gastronomia biologica, salumifici e macelli.
Su queste premesse, nasce il progetto “Percorso di internazionalizzazione e certificazione Halal”, messo a punto da Unioncamere Emilia-Romagna con il co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna, e d’intesa con Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia (tramite Promos – Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano).
Per dare risposta alle imprese interessate alle potenzialità di questo mercato tanto interessante, è stata prorogata a martedì 31 maggio la data di scadenza per la raccolta di ulteriori adesioni all’iniziativa.
Il progetto, che rientra nell’ambito del Protocollo d’Intesa tra le Unioni regionali delle Camere di Commercio di Lombardia ed Emilia-Romagna, ha l’obiettivo di assistere le imprese lombarde ed emiliano-romagnole dei settori della cosmetica e dell’agroalimentare (a esclusione degli alcolici e dei prodotti contenenti alcolici, della carne e derivati di maiale) sulla tematica della certificazione Halal, al fine di incrementarne lo sviluppo di concrete opportunità di business in alcuni Paesi target.
Il percorso, a cui possono partecipare anche le aziende che hanno già ottenuto la certificazione “Halal Italia”, e che si svilupperà durante tutto il 2016, prevede quattro fasi operative coordinate e organiche: un corso di formazione sul tema della certificazione Halal e un’assistenza diretta per l’ottenimento o il rinnovo della stessa; l’analisi delle opportunità esistenti sulla base dei prodotti o servizi offerti; la realizzazione di una missione imprenditoriale in due mercati target tra Indonesia, Dubai o Singapore con organizzazione di incontri d’affari con operatori locali; infine un’attività conclusiva di follow-up.
“La certificazione Halal può esser considerato un lasciapassare per alcuni settori perché in alcuni Paesi è un requisito doganale indispensabile per la commercializzazione dei prodotti – precisa Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna – Dà un valore aggiunto per il made in Italy e le aziende perché permette di sposare una sensibilità anche per la dimensione religiosa di una precisa nicchia di interlocutori commerciali e apre la possibilità di rivolgersi a tutti i clienti”.
Hamid Distefano, amministratore delegato di Halal Italia afferma “tra le aziende da poco certificate, alcune hanno avviato per la prima volta piani di export mentre altre hanno incrementato le loro esportazioni” e sottolinea “le aziende che hanno conseguito la certificazione da qualche anno, grazie ai risultati ottenuti, stanno ampliando la gamma dei loro prodotti e delle loro linee produttive da certificare. Un segno incoraggiante per tutti”.