Dopo l’incontro di venerdì pomeriggio tra il nuovo Consiglio di Amministrazione di Cpl Concordia, Legacoop e le organizzazioni sindacali, per confrontarsi sugli sviluppi recenti che hanno portato all’apertura da parte di Cpl di una procedura di cassa integrazione ordinaria per 120 addetti, si è svolta stamattina l’assemblea con i lavoratori. All’assemblea odierna erano presenti circa 300 lavoratori, e i rappresentanti dei sindacati Fiom/Cgil, Fillea/Cgil, Filctem/Cgil, Fim/Cisl, Filca/Cisl. I sindacalisti hanno informato i lavoratori delle motivazioni sostenute dall’impresa che hanno portato all’apertura della procedura di cassa integrazione per le prime revoche/sospensioni di alcuni appalti.
L’ammortizzatore sociale per 120 addetti potrebbe essere solo il primo provvedimento, ed è alto il rischio che si estenda ad altre centinaia di lavoratori nelle prossime settimane se non si trovano soluzioni che permettano la continuità produttiva/di servizio dell’impresa.
Per queste ragioni, i lavoratori in assemblea, pur sostenendo la necessità che la magistratura continui nei doverosi accertamenti di eventuali responsabilità degli ex manager di Cpl, hanno espresso forte preoccupazione e chiedono che si intervenga, compatibilmente con gli adempimenti di legge, in tempi congrui per evitare il blocco delle attività.
Lavoratori e sindacati ritengono che lo strumento individuato dall’art.32 della legge 114/2014 sulle “misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio di imprese nell’ambito della prevenzione e della corruzione”, sia un utile strumento per gestire questa difficile fase.
Lavoratori e sindacato esprimono apprezzamento per l’incontro che si terrà giovedì 14 maggio tra il Prefetto di Modena Di Bari e il presidente di Anac Cantone, incontro che ritengono importante e hanno grandi aspettative sulla possibilità di individuare soluzioni gestionali che consentano la continuità di Cpl.
Sindacati e lavoratori ritengono anche auspicabile la costituzione a breve di un tavolo di crisi a livello regionale che permetta di trovare soluzioni organizzative per mantenere sui cantieri il massimo dell’occupazione, mentre, per i lavoratori non occupati, individuare gli ammortizzatori sociali più idonei a garantire il reddito utilizzando modalità che creino il minor impatto economico sul singolo lavoratore.