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Lavoro e parità: in Emilia Romagna 4mila euro l’anno in meno lo stipendio di una donna rispetto a quello di un uomo

lavoro_1In Emilia-Romagna una donna guadagna rispetto a un uomo oltre 4.000 euro all’anno in meno tra i lavoratori dipendenti (20.211 euro lo stipendio standard per gli uomini contro i 15.978 delle donne) e una cifra ancora maggiore tra gli autonomi, tipologia dove le entrate maschili salgono a 21.001 euro e quelle femminili scendono a 13.831. Questo, mentre lavora meno di una ragazza su tre, quando invece il tasso di occupazione giovanile femminile era vicino al 50% nel 2008, e si registra complessivamente un calo di 7.000 unità tra le donne occupate.

A fornire le cifre l’assessore al Lavoro, Patrizio Bianchi, ascoltato oggi insieme ai tecnici del suo assessorato dalla commissione Parità e diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori, impegnata in un “focus sulla discriminazione femminile in vista del Primo maggio”, come spiega la presidente.

Le donne occupate sono in complesso 847.000, 7.000 in meno del 2008, con un tasso specifico per le classe d’età 20-64 anni pari al 63%, 2,8 punti percentuali in meno del 2008. Il tasso di occupazione si contrae in modo più intenso tra le giovani (è al 30,6%, -14,3 punti percentuali) mentre cresce molto tra le ultra 55enni (il 45,6% lavora a fronte del 29,9% del 2008) a seguito delle riforme previdenziali che hanno posticipato l’età della pensione. Le donne alla ricerca di lavoro sono complessivamente 89.000, pari al 9,5%, quasi la stessa percentuale rilevata nei dodici mesi precedenti (9,6%). Le giovani sono le più colpite dalla mancanza di opportunità professionali (26,3%) con il tasso di disoccupazione specifico cresciuto rispetto al 2013 (23,5%).

“Come Giunta regionale siamo intervenuti per favorire l’occupazione femminile sia attraverso i voucher per le politiche conciliative, per cui abbiamo stanziato 3 milioni di euro- rivendica Bianchi-, sia con gli incentivi per l’assunzione dei giovani sotto i 35 anni, grazie a un bonus del 20% per chi dava lavoro a una giovane”.

Coloro che lavorano part time sono 258mila, il 30,5%, e sono aumentate nel corso della crisi (+54mila dal 2008); lo stesso è accaduto per gli uomini (sono 84mila, il 7,9% con un aumento di 36mila). Tra le lavoratrici dipendenti  hanno un contratto a termine 99.000 donne, il 14,1%, quota percentuale identica sia a quella del 2008 sia a quella riscontrata tra gli uomini che invece sono nel frattempo aumentati (da 77mila a 104mila, dal 10,4% al 14,1%).

Come sottolinea la presidente Mori, “nel quadro dei diversi effetti che la crisi ha avuto sul mondo del lavoro e in particolare sulle donne, colpisce soprattutto il degrado della qualità del lavoro di fronte all’emergenza economica, che spesso spinge ad accettare qualsiasi offerta”. In un momento così delicato “non basta una soluzione unica, e nemmeno può esistere, servono strumenti trasversali, come quelli che promuove la legge quadro regionale per la parità di genere del 2014”. Far sì che venga pienamente attuata, assicura la presidente, “sarà l’obiettivo principale di questa commissione”.

Giulia Gibertoni (M5s) ha sottolineato come “la Regione possa e debba fare tanto, dal momento che, in quanto ente intermediario, ha sia una forte conoscenza del territorio sai gli strumenti legislativi per essere efficace”.
Valentina Ravaioli (Pd) ha chiesto i dati della internazionalizzazione delle imprese rosa, Barbara Lori (Pd), invece, chiarimenti sui voucher per la conciliazione.

















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