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Venerdì, presso Casa Corsini a Spezzano, presentazione del libro ‘Germano. Non posso dimenticare’

germanoA Fiorano Modenese si avvicinano i giorni dedicati alla Memoria dell’Olocausto il 27 gennaio, al Ricordo delle vittime delle Foibe il 10 febbraio e alla commemorazione dei 5 partigiani uccisi per rappresaglia dai tedeschi il 15 febbraio 1945. Quest’anno il percorso ‘per non dimenticare’ si arricchisce di una serata dedicata alla Strage di Monchio e alla vita nelle nostre montagne durante gli anni della seconda guerra mondiale e della Resistenza.

Venerdì 16 gennaio, alle ore 20.30, con ingresso gratuito, Casa Corsini di Spezzano, in collaborazione con il Comune di Fiorano Modenese, ospita la presentazione dell’opera prima di Paolo Bonacci intitolata ‘Germano. Non posso dimenticare’, edito da Vertigo nel novembre 2014, presenti, oltre all’autore, il sindaco Francesco Tosi, l’on. Matteo Richetti, l’opinionista e scrittore Leo Turrini e il giornalista Luigi Giuliani, che farà da moderatore della serata.

Le vicende narrate nel libro si svolgono nel settembre 1944 sulle montagne emiliane. Un ragazzo di nome Gimo lavora in un campo assieme ai suoi genitori. Tra un racconto e una marachella a scuola, la sua infanzia è oscurata dall’ombra delle guerra. Le visite inaspettate dei soldati affamati, la paura dei rastrellamenti, un caricatore per il moschetto che diventa un trofeo da mostrare ai fratellini. Attraverso le parole di Gimo, Paolo Bonacci racconta una storia vera, dalla prima all’ultima pagina; grazie alla sua testimonianza, infatti, mantiene viva la memoria della Strage di Monchio, una cicatrice che ha segnato il corpo del nostro Paese e la vita di centinaia di persone. Come scrive l’onorevole Matteo Richetti nella prefazione: “In queste pagine c’è una chiave d’accesso autentica e originale di cosa hanno rappresentato, nella quotidianità dei nostri nonni, le cose che abbiamo studiato sui libri, della Seconda Guerra Mondiale. Ma ciò che maggiormente colpisce è la capacità di Bonacci di inserire quasi fisicamente il lettore dentro quelle giornate, fino a fargli sentire il profumo del pane sulla tavola, il suono delle parole dei protagonisti, la fatica del lavoro nei campi, la paura e l’angoscia della morte”.

“In questa opera ho voluto narrare la storia di mio padre, della sua famiglia e della sua gente – spiega Bonacci – Ho deciso di trasporre per iscritto quanto per anni mi è stato raccontato verbalmente, perché ritengo che questa storia possa essere la storia un po’ di tutti i nostri nonni e genitori. È una vicenda che per noi generazioni figlie della tecnologia, a volte potrebbe sembrare frutto di fantasia. Eppure è una storia vera assolutamente autentica e genuina, riscritta esattamente così come mi è stata tramandata dai testimoni e protagonisti diretti.  Si tratta di uno spaccato della quotidianità di milioni di italiani, in un periodo fatto di lotte, stenti e sofferenze”.

Paolo Bonacci nasce a Milano nel 1968. Sposato con tre figli, dopo avere lavorato nel settore dell’edilizia in Lombardia e avere la gestione del personale e del bestiame nell’azienda agricola paterna nel comune di Polinago, è attualmente socio del consorzio autotrasporti S. Francesco.
















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