Quello che colpisce nella storia dei “presunti chioschi” è l’arroganza con la quale si continua a negare l’evidenza della illegittimità di un progetto di cementificazione che, come ha scritto il tribunale del riesame, qualunque cittadino poteva rilevare passeggiando per il parco, per esempio davanti all’ex Questura, dove il Comune pretendeva di ristrutturare un chiosco…. che non c’è.
Sin da febbraio avevamo cercato di convincere amministrazione comunale e sovraintendenza a rivedere il progetto, ma si è preferito la corsa al cemento per mettere tutti davanti al fatto compiuto: degrado e macerie dei manufatti sequestrati dalla magistratura sono pertanto una precisa colpa di chi ha provocato il patatrac e non di chi lo ha previsto per tempo.
Consiglio la nuova amministrazione di non avventurarsi in un nuovo braccio di ferro con la logica e con la legge, cercando varianti e sanatorie ex post, ma di ridimensionare tutto il progetto chioschi in conformità a quanto previsto dal decreto di tutela del 2005.
(Carlo Giovanardi)