Sono stata onorata di presiedere in questi anni il Consiglio dell’Unione dei Comuni del distretto ceramico e di accompagnare l’Unione alla nuova configurazione a otto Comuni attraverso la fusione con l’Unione delle Valli Dolo e Dragone. Mi è spiaciuto però in diverse occasioni, vedere che la mia città e la sua amministrazione vedevano l’Unione non come una opportunità di crescita, ma nel migliore dei casi come una occasione di mero contenimento delle spese e nel peggiore come un fastidio, una realtà che rischiava di sottrarre qualcosa a Sassuolo. Di qui lo scarso entusiasmo con cui sono andati avanti i conferimenti di servizi all’interno dell’Unione dei Comuni e il rifiuto di valutare la governance unica di aspetti essenziali quali per esempio la Polizia municipale e la sicurezza.
Con Claudio Pistoni pensiamo che sia finita l’era in cui il sindaco di Sassuolo è solo l’amministratore della sua città e debba cominciare l’era in cui si ragiona come insieme di enti che hanno le stesse caratteristiche ed esigenze territoriali. L’Unione è la base su cui lavorare: se i singoli Comuni mantengono l’identità e sono punto di riferimento dei loro abitanti, l’Unione è l’organo di gestione e di ottimizzazione degli strumenti e dei servizi; ma i risultati degli strumenti dipendono da come li si usa. E’ necessario infatti andare oltre e cambiare mentalità: mettere in campo una nuova governance distrettuale per i temi oggi fondamentali dello sviluppo e del lavoro, delle strategie di pianificazione e della sostenibilità ambientale.
Al livello successivo, c’è quindi la città-distretto: non un nuovo ente territoriale, ma una nuova cultura di governo che prende atto della realtà e unisce le potenzialità, le risorse, gli strumenti, le idee, le volontà delle diverse comunità, perché soltanto insieme costituiscono una massa d’urto vincente. Si tratta di un passaggio che deve avvenire nella cultura e nell’azione degli amministratori e di tutti i cittadini.
Con l’Unione e con la Città distretto si possono ottimizzare i servizi, ma si possono anche armonizzare le pianificazioni territoriali, ridurre gli adempimenti burocratici, unire e migliorare le reti di mobilità su gomma e su ferro. L’unione e l’apertura fanno la forza.
In questo ambito, Sassuolo deve riprendere con consapevolezza il suo ruolo di centro del distretto relativamente alla sanità, all’istruzione, alla formazione, all’economia, alle finanze, all’ordine pubblico. Deve essere capo del distretto anche sul fronte delle proposte culturali, dell’innovazione, non nel nome di un diritto acquisito, ma nella capacità di coordinare e sviluppare la visione comune.
Ma per essere a capo di un distretto e puntare al livello ancora successivo, quello dell’Europa, con i suoi progetti, le sue opportunità, i suoi finanziamenti, Sassuolo deve uscire dalla logica localistica e dalla paura di qualunque apporto esterno, deve aprire le finestre e fare entrare aria nuova.
(Giulia Pigoni, Partito Democratico)