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Legge elettorale, le deputate modenesi del PD: “Persa un’occasione, ma la battaglia riparte”

Rammarico per un’occasione persa, ma la battaglia per la rappresentanza paritaria riparte: non ci stanno le deputate modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, Cécile Kyenge e Giuditta Pini a considerare chiusa la partita dopo che, alla Camera, sono stati bocciati gli emendamenti trasversali che avrebbero consentito di introdurre il principio della parità di genere nella nuova legge elettorale. “Non si trattava di introdurre le “quote rose” come qualcuno, semplificando, ha detto – spiegano Ghizzoni, Kyenge e Pini – ma di prevedere norme per dare concretezza al principio di rappresentanza paritaria così come previsto dall’art. 51 della Costituzione. Ci rammarichiamo perché, alla Camera, oltre ai partiti come i 5 stelle che avevano dichiarato di votare contro, è venuta a mancare anche una parte dei voti dello stesso Pd. Un riequilibrio di genere è necessario per cercare di colmare quel gap culturale e sociale che fa sì che in Italia, come nel resto dell’Europa, nonostante i brillanti risultati che le donne conseguono negli studi e nel lavoro non sono, poi, adeguatamente rappresentante nelle Istituzioni. Al Movimento 5 stelle che ha detto che la parità si costruisce nella società con più asili nido e più servizi per le donne che lavorano, ricordiamo che non siamo ingenue, queste politiche sociali sacrosante si fanno solo se più donne siedono, ai vari livelli, nelle Istituzioni. Come donne Pd – concludono Ghizzoni, Kyenge e Pini – possiamo con orgoglio ribadire che la rappresentanza paritaria all’interno del nostro partito è già una realtà. Le ultime liste alle elezioni politiche sono state costruite alternando una donna e un uomo, così come i capolista erano un uomo alla Camera e una donna al Senato. Alla Camera, nel gruppo Pd le donne sono il 38%, la percentuale più alta di tutte le formazioni politiche. Però questa buona prassi doveva diventare norma che valeva per tutti i partiti. A perdere non sono state le donne, è stato il Paese. Per questo diciamo la battaglia non è finita, riparte già dalla prossima discussione della legge elettorale in Senato con lo stesso obiettivo: la presenza di più donne laddove vengono prese le decisioni, il Parlamento in primis”.

 

















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