La seduta del Consiglio comunale di lunedì 6 marzo è stata sospesa per una mezz’ora, dalle 17.10 alle 17.40 circa, per consentire al sindaco Giorgio Pighi, di rientro da Roma dove ha partecipato a un impegno istituzionale dell’Anci, di partecipare alla votazione dell’oggetto in trattazione.
TELEFONIA MOBILE, OK ALLE MODIFICHE DEL REGOLAMENTO
Sì del Consiglio alla delibera che recepisce le disposizioni di legge semplificando le procedure per gli impianti ma mantenendo attenzione all’aspetto paesaggistico
Vengono ridotti i tempi per l’approvazione del progetto di dismissione degli impianti di telefonia mobile da 90 a 30 giorni, eliminate le procedure di rinnovo delle autorizzazioni e abolito il pagamento dei diritti istruttori per le pratiche amministrative. Viene inoltre confermato il divieto di installazione delle stazioni radio base sugli edifici di valore storico, architettonico e monumentale e, colmando un vuoto normativo, vengono definite un una serie di sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto delle nuove procedure amministrative.
Sono le principali novità introdotte nel nuovo testo del Regolamento per l’installazione e l’esercizio degli impianti di telecomunicazione per telefonia mobile con l’approvazione del Consiglio comunale, nella seduta di oggi, giovedì 6 marzo, di una delibera che prevede una serie di modifiche. Si sono espressi a favore Pd, Sel e Udc, contro Fratelli d’Italia, Etica e legalità, Modena futura e Nuovo centrodestra, astenuto FI-Pdl.
“La revisione del Regolamento – ha spiegato l’assessore all’Ambiente Simona Arletti presentando la delibera – si propone di allineare il nostro strumento normativo alle disposizioni di legge, semplificando le procedure amministrative, ma vuole mantenere un maggior livello di attenzione e tutela con riferimento all’aspetto paesaggistico degli interventi, introducendo anche precise sanzioni per i gestori che non rispettino le prescrizioni del Comune”. Le norme nazionali, infatti, non hanno previsto un quadro sanzionatorio nel caso di violazioni ai nuovi procedimenti e “al fine di accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento della rete di banda larga mobile” (dl 40/2010), hanno semplificato le procedure al punto di eliminare il divieto di installazione delle stazioni radio sugli edifici di valore storico, architettonico e monumentale. Arletti ha ricordato che attualmente nel territorio comunale di Modena gli impianti di telefonia mobile sono 222 e ha rassicurato sul fatto che “le tutele per la salute sono tutte confermate da parte degli enti preposti al controllo, cioè Arpa e Ausl”.
Con le modifiche al Regolamento, inoltre, viene esteso il campo di applicazione dello stesso alle nuove tecnologie (sistemi LTE, DVB-H, WI-max) precedentemente non esistenti e quindi non normate, definito l’iter procedurale cui sottoporre l’installazione e modifica degli impianti al servizio delle nuove tecnologie, e prevista la possibilità in via ordinaria e non più straordinaria di presentare nuove istanze di autorizzazione al di fuori della programmazione annuale, per non più di quattro volte l’anno. In caso di installazione di impianti di debole potenza e ridotte dimensioni diventa sufficiente una semplice autocertificazione e viene eliminato l’obbligo di richiedere parere di compatibilità paesaggistica per interventi di modifica dell’impianto che non comportano un significativo incremento dell’impatto visivo. Il parere di compatibilità paesaggistica della Commissione per la qualità architettonica e il paesaggio, infine, che per legge rimane obbligatorio esclusivamente per gli interventi che interessano edifici di valore storico-architettonico, culturale e testimoniale individuati dagli strumenti urbanistici comunali, negli altri contesti di maggior pregio viene sostituito con il parere del settore Pianificazione territoriale ed edilizia privata.
Sul tema è intervenuto il consigliere Stefano Goldoni del Pd, che ha evidenziato come si tratti di una delibera “tecnica” e “non politica”. Il consigliere ha riepilogato le novità introdotte dalle modifiche al Regolamento, “che rappresenta un adeguamento alle normative nazionali e regionali – ha aggiunto – e attiva un percorso di semplificazione amministrativa tale da rendere le procedure più efficaci, trasparenti e vicine alle imprese”.
Secondo Eugenia Rossi di Etica e legalità dalla delibera “si capisce quanto sono scarsi i poteri degli enti locali su certe questioni. C’è una mancanza di consapevolezza da parte dello Stato sul problema dell’elettromagnetismo, così come del rumore, legato alla salute. La delibera – ha proseguito – tenta di inserire correttivi, sicuramente migliorativi ma non sufficienti. Chiedo quindi all’assessore di farsi portatrice attiva presso Regione e Stato della richiesta di andare verso una normativa diversa, che tuteli maggiormente il nostro territorio. Per adesso non mi sento di votare un regolamento di questo genere”.
ANNIVERSARIO PAVAROTTI, DAL COMUNE 16.500 EURO PER L’EVENTO
L’assessore Alperoli ha risposto all’interrogazione del consigliere Bellei (FI-Pdl)
Il concerto-evento realizzato il 6 settembre 2013 in occasione del sesto anniversario dalla morte del maestro Luciano Pavarotti ha avuto un costo complessivo di 162 mila euro, di cui 16.500 euro coperti dal Comune di Modena, 70 mila dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e 75.500 da risorse proprie della Fondazione Luciano Pavarotti, che si è occupata della direzione artistica della serata.
E’ il resoconto che l’assessore alla Cultura Roberto Alperoli ha fatto nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 6 marzo, rispondendo all’interrogazione trasformata in interpellanza di Sandro Bellei (FI-Pdl) sul contributo dato dall’Amministrazione alla Fondazione Luciano Pavarotti presieduta da Nicoletta Mantovani, “la stessa che si oppone senza alcuna ragione e senza alcun diritto alla decisione, presa parecchio tempo fa dal Consiglio comunale all’unanimità, di erigere un monumento al suo grande concittadino”.
In particolare, il consigliere ha chiesto di conoscere l’entità del contributo dato in occasione della commemorazione del tenore e “se il Comune ha intenzione, come molti cittadini si attendono, di contrastare con ogni mezzo la decisione di Nicoletta Mantovani di impedire che si eriga il monumento o di farlo erigere soltanto dove e come lei vuole, al Novi Park e in forma equestre”. Per il consigliere, la vedova del tenore “pone condizioni assurde per erigere un monumento, quando è direttamente coinvolta in iniziative a suo nome nelle quali sono in ballo interessi economici”.
L’assessore ha evidenziato che, quello del monumento dedicato a Pavarotti, “è un tema che sarà rimandato alla prossima Amministrazione. Sono state fatte tante altre ipotesi di valorizzazione della sua figura: dal museo nella sua casa di Santa Maria del Mugnano o in centro, al potenziamento identitario del teatro. Il tema della realizzazione di un monumento, approvato all’unanimità dal Consiglio, andrà in qualche modo affrontato nella prossima legislatura”.
Sul tema è intervenuta anche Eugenia Rossi di Etica e legalità, precisando che “non tutte le forze politiche sono d’accordo a erigere un monumento; se fossi stata in Aula non avrei votato a favore”. La consigliera ha evidenziato che il tenore modenese “era in realtà cittadino di Montecarlo e non ha mai contribuito alla fiscalità di Modena. L’Amministrazione ha corrisposto in maniera generosa – ha detto ancora – e non credo sia essenziale fare un monumento, tanto più equestre. Si può invece contribuire a un rafforzamento del nostro teatro, che ha bisogno di risorse, e fare qualcosa per sviluppare il background culturale della città”.
In chiusura, Bellei ha sottolineato che “Modena ha fatto il minimo sindacale cambiando il nome del teatro in memoria di Pavarotti. Credo che il tenore abbia dato moltissimo a Modena – ha proseguito – facendo girare il suo nome in tutto il mondo e portandola in mondovisione con lo spettacolo ‘Pavarotti&Friends’. La città ha un debito di riconoscenza non pagato nei suoi confronti”.
CAFFÈ DEI MUSEI, ORARIO RIDOTTO PER CHIUSURA GALLERIA
Dopo il sisma anche la biblioteca Estense è stata meno fruibile e l’attività piena del bar non era sostenibile. L’ha detto l’assessore Alperoli rispondendo a Ricci (Sel)
“L’assegnazione del Caffè dei Musei all’attuale gestore ha coinciso con il terremoto e da allora il Palazzo dei Musei non è ancora tornato nella sua piena funzionalità: la Galleria Estense è ancora chiusa e la Biblioteca Estense ha riattivato il prestito utilizzando per la consultazione una sala provvisoria, con pochi spazi a disposizione. Per questa ragione, il bar non ha operato l’estensione degli orari prevista da contratto, penalizzato anche, nell’accesso esterno, dalle barriere di protezione del cantiere che ancora circonda il palazzo”.
Lo ha detto l’assessore alla Cultura del Comune di Modena Roberto Alperoli rispondendo nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 6 marzo, all’interrogazione di Federico Ricci di Sel sulla Caffetteria dei Musei.
Il consigliere ha chiesto se l’Amministrazione ha accertato l’osservanza del contratto di concessione della ditta “La cucina srl” per la gestione del bar di Palazzo dei Musei, in particolare, riguardo il rispetto dell’orario settimanale, che dal lunedì al sabato dovrebbe essere dalle 8 alle 18 e la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 18, quello della chiusura estiva e dell’effettiva apertura nel periodo natalizio. Ha domandato inoltre se è stata discussa l’ipotesi di prolungamento dell’orario di apertura in modo strutturale fino alle 20-21 d’inverno e fino alle 24 d’estate sfruttando gli spazi esterni. Ha quindi chiesto quali infrazioni sono state registrate e quali sanzioni comminate, se l’orario praticato ha previsto la chiusura alle 15 dal lunedì al venerdì, a fine mattina il sabato e la totale chiusura la domenica, così come la chiusura per l’intero mese di agosto e anche nel periodo natalizio.
“Ci sono una serie di attenuanti vere per i gestori – ha proseguito l’assessore – la situazione generale rende difficilmente sostenibile l’apertura piena del servizio bar. Speriamo che biblioteca e galleria nella seconda metà del 2014 possano tornare a orario completo e che, una volta terminato i lavori del cantiere, lo spazio esterno possa essere utilizzato”.
Nella replica, il consigliere Ricci ha dichiarato di avere un quadro più chiaro dopo aver conosciuto la tempistica degli eventi: “Capisco che non si poteva prevedere l’imprevedibile e che è stato necessario trovare risposte in corsa per tutelare tutti”, ha detto. “Il fatto che nei prossimi mesi si andrà verso un orario pieno dei musei mi fa pensare che si sta uscendo da una situazione di non completa fornitura del servizio”.
VERSO I QUARTIERI, OPERATIVE LE MODIFICHE ALLO STATUTO
Il Consiglio comunale ha approvato la proposta con il voto del Pd, contrario Sel
Muoiono le circoscrizioni ma è più vicina la nascita dei nuovi quartieri. Il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 6 marzo, durante la terza consultazione, ha approvato a maggioranza assoluta la proposta di modifica dello Statuto comunale. Si è espresso a favore il Pd, contrario Sel, assenti i consiglieri di minoranza. La votazione è avvenuta alla ripresa dei lavori del Consiglio, dopo l’arrivo del sindaco Giorgio Pighi.
Nella prima votazione, dove era richiesta una maggioranza qualificata, due terzi dei consiglieri, la delibera era stata respinta; approvata invece nella successiva consultazione e in quella di oggi, nelle quali era sufficiente la maggioranza assoluta. Diventano quindi operative le modifiche dello Statuto comunale che aprono la strada ai quartieri, dopo che una legge statale ha abolito le circoscrizioni nelle città con meno di 250 mila abitanti.
In particolare, le modifiche, illustrate in Aula nel corso della prima consultazione, riguardano il Titolo V dello Statuto, che non s’intitolerà più “Decentramento” ma “Partecipazione su base territoriale all’Amministrazione locale”. Il territorio sarà quindi suddiviso in quartieri le cui delimitazioni territoriali dovranno coincidere con i confini delle sezioni elettorali, ma sarà il Consiglio comunale a deciderne numero e denominazione. I Consigli di circoscrizione saranno sostituiti dai Consigli di quartiere che “costituiranno il primo riferimento sul territorio per cittadini, associazioni, organizzazioni del volontariato, comitati, realtà sociali, scolastiche, sportive e culturali”. L’elenco dei componenti, non più di 14, di ogni Consiglio sarà deliberato dal Consiglio comunale secondo un criterio rappresentativo degli esiti delle elezioni comunali nelle sezioni elettorali comprese nel territorio di ogni quartiere. I Consigli di quartiere resteranno in carica per un periodo corrispondente a circa la metà del mandato del Consiglio comunale e sarà il Regolamento a disciplinare tempi, modalità di individuazione e funzionamento degli organi del Quartiere.
Lo Statuto, inoltre, in linea con i dettami legislativi, stabilisce che a componenti dei Consigli di quartiere e ai presidenti da loro eletti “non spetta alcuna indennità o gettone, nemmeno sotto forma di rimborso spese”.
In sede di dichiarazioni di voto, per il Partito democratico, Gian Domenico Glorioso ha ricordato la logica della legge dello Stato che ha abolito le Circoscrizioni, sottolineando “che a Modena le Circoscrizioni non sono state motivo di spreco, ma fonte di partecipazione vera e autentica alla vita democratica della città. Con questa modifica – ha aggiunto, citando la legge – non si aggirano le norme; la delibera rappresenta invece l’affermazione della scelta politica di mantenere in vita un organismo che in tutti questi anni ha consentito ai cittadini di partecipare”.
Per Sel, il capogruppo Federico Ricci ha evidenziato la posizione del suo gruppo contraria alla proposta ma favorevole al decentramento. “Vogliamo che ci sia ancora a Modena la possibilità di partecipazione attraverso il decentramento – ha rimarcato – Sappiamo che c’è una richiesta forte di partecipazione alle scelte democratiche, c’è bisogno di promuovere la partecipazione attiva e c’è bisogno di poter contare. Abbiamo però bisogno di nuove risposte per bisogni cambiati e di un percorso innovativo. Quindi non parteciperemo all’attività dei Consigli di quartiere”.