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Idrocarburi non convenzionali, l’Assemblea legislativa chiede alla Commissione europea ‘un quadro giuridico più certo’

Ferma restando la “libertà degli Stati membri di avvalersi delle opportunità offerte dalla ricerca e dallo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali”, l’Assemblea legislativa chiede alla Commissione europea “un atto vincolante, come una direttiva quadro, in grado di fornire un quadro giuridico più certo e impegnativo nei confronti degli Stati membri”, soprattutto per garantire la “massima attenzione anche nei confronti della tutela dei territori degli Stati confinanti che possono presentare maggiori fragilità ambientali e non condividere questo tipo di scelte di strategia energetica”.

È quanto si legge nel parere consultivo licenziato oggi dalle commissioni Politiche economiche, presieduta da Franco Grillini, e Territorio, ambiente, mobilità, presieduta da Damiano Zoffoli, in merito ai due atti, una Comunicazione e una Raccomandazione, della Commissione europea in materia di ricerca e produzione di idrocarburi mediante fratturazione idraulica (ripetizione corretta: fratturazione idraulica) ad elevato volume: il documento, su cui l’ultima parola spetterà alla commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, ha ricevuto il voto favorevole di Pd, Sel-Verdi, Fds e M5s, mentre si sono astenuti Giovanni Favia (Misto) e Lega Nord.

Il problema principale, secondo il parere, redatto in maniera congiunta da tecnici della Giunta regionale e dell’Assemblea legislativa, è la “non adeguata trattazione riservata nei documenti in esame ai possibili e ineludibili impatti transfrontalieri di tali attività”, in particolare considerando che “già allo stato attuale delle conoscenze è possibile individuare le zone, in particolare quelle ad elevata densità di popolazione e attività produttive (nella Regione Emilia-Romagna, ad esempio, si segnalano la pianura Padana e le zone costiere) dove le conseguenze del verificarsi di tutti i rischi evidenziati nella Comunicazione e nella Raccomandazione possono essere più gravi, proprio in ragione della maggiore esposizione e della vulnerabilità del territorio”.

Inoltre, si segnala il fatto che “il rischio della sismicità indotta è solamente accennato”, sebbene questa problematica “rappresenti una criticità importante che caratterizza l’utilizzo delle tecniche di estrazione degli idrocarburi ed è particolarmente sentita nel territorio italiano, proprio per le note peculiarità geologiche”.

L’atto, infine, oltre a chiedere maggiore certezza normativa in ambito europeo, invita “il Governo e il Parlamento nazionali ad adottare una legge che, analogamente a quanto già fatto da altri Stati europei, preveda espressamente il divieto di utilizzo della tecnica della fratturazione idraulica nel territorio italiano per lo sviluppo di progetti di sfruttamento delle risorse del sottosuolo in aree sensibili, in mare o terraferma”.

Nel dibattito hanno avuto ampio spazio domande di chiarimenti ai tecnici presenti. Andrea Defranceschi (M5s) ha chiesto di “eventuali correlazioni tra fracking e subsidenza”, mentre Monica Donini (Fds) ha sottolineato “il problema della diversa sismicità dei Paesi europei, di cui non sempre l’Unione europea tiene conto nelle sue norme”. Giovanni Favia (Misto) è intervenuto per avere risposte sui controlli effettuati nel territorio regionale, Luciano Vecchi (Pd), invece, ha rimarcato la correttezza nel “dare obblighi ben precisi a chi sperimenta pratiche di estrazione”, sui cui dettagli tecnici ha interrogato il personale dell’assessorato anche il presidente Grillini.

 

















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