I recenti dati comunicati dall’Istat tratteggiano uno scenario occupazionale a dir poco preoccupante, con 3 milioni 254 mila disoccupati a novembre 2013 (più 12,1 per cento su base annua) e un tasso di disoccupazione giovanile (ragazzi e ragazze dai 15 ai 24 anni) pari al 41,6 per cento. A questi numeri, si deve aggiungere il più 32,5 per cento di domande di disoccupazione rispetto a quelle presentate nel corrispondente periodo del 2012.
La criticità del momento dal punto di vista occupazionale vede però nel settore agroalimentare un’isola felice e il ruolo anticiclico dell’agricoltura è confermato dal fatto che per tutto il 2013 il settore è stato in grado di creare nuovi posti di lavoro. Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi anche Raffaele Maria Maiorano, presidente nazionale dei giovani di Confagricoltura (Anga): «Come presidente di un’associazione giovanile non posso che essere preoccupato per una situazione che sta mettendo un’intera generazione fuori mercato. Sono convinto che le imprese agricole possano offrire possibilità ed opportunità concrete e preziose, soprattutto per i giovani. Il 2014 potrebbe essere l’anno della riscossa nelle campagne, della ripresa di reddito e occupazione».
In mezzo a tanti segnali negativi, c’è un segno più che fa ben sperare (sempre da dati Istat): l’aumento del 2,8 per cento su base annua della produzione delle industrie alimentari. Così Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Modena: «Visti i dati sulla disoccupazione e quelli sulle produzioni agroalimentari sembra evidente che gli investimenti debbano essere diretti verso l’agricoltura, settore trainante dell’economia e anello base del settore agroalimentare. L’agricoltura non deve però essere sostenuta in modo passivo, – precisa Bergamaschi – ma piuttosto incentivata e non vessata da imposte e burocrazia, i maggiori ostacoli per chiunque voglia fare impresa nel settore primario».