“Per difendere gli allevatori italiani dal finto made in Italy, lo scorso 4 dicembre a Reggio Emilia sono scesi in piazza in diecimila. Manifestazione a cui ho voluto personalmente partecipare.” A dichiararlo è il Consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi.
In Emilia-Romagna negli ultimi dieci anni, dati forniti da Coldiretti, tre allevamenti su quattro hanno chiuso i battenti. A Reggio Emilia, in soli cinque anni, i capi di suino allevati sono dimezzati. Nella nostra regione tra il 2000 e il 2010 gli allevamenti di maiali sono passati da 4.438 a 1.179 con un calo del 73%, mentre i capi allevati sono passati da 1.555.000 a 1.247.000 con un calo del 20%. Solo tra il 2011 e il 2012 abbiamo prodotto 12 mila tonnellate di carni di maiale in meno.
Gli allevatori di maiali di Reggio Emilia e dell’Emilia-Romagna sono tra i più danneggiati dalle importazioni di carni suinicole e insieme con i colleghi di tutta Italia hanno lanciato “La Battaglia di Natale: scegli l’Italia” a difesa del vero made in Italy, a sostegno dei prodotti realmente italiani.
Contemporaneamente altri diecimila imprenditori agricoli da tutta Italia hanno iniziato un presidio al valico del Brennero per smascherare il made in Italy “tarocco” diretto sulle tavole italiane in vista del Natale all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.
Dall’inizio della crisi la filiera italiana ha perso oltre 8.000 posti di lavoro in un settore che occupa complessivamente 105 mila addetti, di cui 50 mila negli allevamenti (3.000 in Emilia-Romagna) e 55 mila (7.000 in Emilia-Romagna) nell’industria di trasformazione e nei servizi. Tutto questo accade mentre per coprire il consumo di 2,15 milioni di tonnellate di carni di maiale importiamo 850 mila tonnellate, pari al 40% del consumo. È a rischio la sicurezza alimentare perché i nostri allevamenti sono i più sicuri e controllati d’Europa con una media di un controllo a settimana.
“I consumatori – dichiara Filippi – quando acquistano un prodotto alimentare, hanno il diritto di conoscere la sua provenienza, la sua composizione e le modalità di realizzazione.
Alle frontiere italiane, ogni giorno, passano tonnellate e tonnellate di materie prime destinate a “confezionare” prodotti alimentari che di italiano hanno pochissimo o nulla: ciò vale per l’olio, per la pasta e per tanti altri alimenti. Il fenomeno dei prodotti alimentari “taroccati” influisce negativamente sulla nostra agricoltura e mette in crisi le nostre aziende agricole, che producono prodotti di altissima qualità come il parmigiano-reggiano e il prosciutto di parma, tali aziende sono così costrette a licenziare o a chiudere.
Reggio Emilia è la città con la più alta concentrazione di allevamenti di suini: non è giusto che l’economia reggiana sia danneggiata dall’importazione, a basso costo, di carni dall’Europa dell’est, dove i controlli sulla qualità dei prodotti alimentari lasciano spesso a desiderare. In Emilia-Romagna, invece, per fare solo un esempio, attraverso la legge sui nitrati è raddoppiata la burocrazia e i costi per le aziende sono decisamente aumentati. L’Unione europea chiede all’Italia di applicare rigorosamente la direttiva nitrati per lo spandimento liquami, rigore che non viene applicato alla Germania e ad altri paesi.
Serve un intervento Ue, ma la Commissione europea sembra ignorare il problema e le giuste rivendicazioni del mondo agricolo italiano.
Interpellerò personalmente sul problema, che peraltro già conosce bene, il Vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, affinché si cerchino soluzioni in sede Ue.
I nostri produttori pretendono l’etichettatura obbligatoria dell’origine degli alimenti, ci aspettiamo una presa di posizione chiara del Governo italiano per l’attuazione della legge nazionale per l’etichettatura obbligatoria degli alimenti, e della Commissione europea che entro il 13 dicembre deve decidere sulla “opportunità” in Europa dell’applicazione del regolamento sull’indicazione di origine (Reg 1169/2011/CE), fermo dal 2011. Chiediamo garanzie qualitative.
In data odierna ho presentato all’Assessore regionale all’Agricoltura un’interrogazione a risposta scritta, per conoscere cosa intenda fare la Regione Emilia Romagna allo scopo di contrastare la concorrenza sleale sul mercato interno e per perseguire l’obiettivo di una etichettatura specifica per i prodotti alimentari che tuteli la produzione alimentare italiana da “manipolazioni” straniere.”
(Fabio Filippi)