Confagricoltura Modena si prepara alla 47a edizione del Vinitaly, la rassegna internazionale dedicata al vino, in programma a Verona dal 7 al 10 aprile.
Dai dati forniti dal Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena, sono stati 1.450.000 i quintali d’uva prodotti nella provincia di Modena nel 2012, e rappresentano il 40 per cento del totale di uva DOC che è stata prodotta in Emilia Romagna. Le bottiglie di Lambrusco DOC prodotte in provincia di Modena sono state 32 milioni. In vista della quattro giorni veronese, Carlo Piccinini, vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara, fa il punto della situazione sulla produzione vitivinicola a Modena, una produzione fortemente incentrata sul Lambrusco: «Oltre il 90 per cento del vino modenese viene prodotto da aziende associate al Consorzio Tutela del Lambrusco, che gestisce le denominazioni Sorbara, Salamino di Santa Croce e Grasparossa di Castelvetro e Modena. Possiamo confermare che il Lambrusco ha abbandonato il ruolo di Cenerentola nel panorama vinicolo e oggi si pone allo stesso livello dei vini veneti, toscani e piemontesi. Per la nostra provincia quella del Lambrusco è una tradizione antica: la più vecchia cantina sociale d’Italia ancora in attività è quella di Carpi e festeggia quest’anno i 110 anni. Nel tempo il Lambrusco ha raggiunto livelli di eccellenza, diventando tra i vini italiani più apprezzati all’estero. Oggi infatti è soprattutto l’export a sancire il successo del vino “geminiano”. I mercati di Stati Uniti, America Latina e Paesi dell’ex blocco sovietico sono in grande espansione. Alcuni esempi? Lo scorso anno – prosegue Piccinini – negli Stati Uniti è stato venduto Lambrusco per 20 milioni di euro, in Brasile una bottiglia di vino su due è Lambrusco. Il successo è dovuto, secondo noi, a due fattori: il basso grado alcolico e le sue caratteristiche tipiche, il fatto di essere leggero e “beverino”, cioè facile da bere rispetto ad altri vini rossi. In aggiunta c’è il rapporto qualità-prezzo, che sta crescendo con l’aumentare della qualità, ma rimane basso rispetto ad atri vini e per questo è ancora un importante valore aggiunto, soprattutto in un periodo di crisi dei consumi».
Non sente la crisi neppure il Pignoletto, il vitigno che nel 2012 è cresciuto di più in termini di vendite: +13,6 per cento nella grande distribuzione: «Avere una monocultura è sempre rischioso nel nostro settore, perciò il crescente successo del Pignoletto, con le sue caratteristiche di vino bianco, frizzante, leggermente aromatico, ci fa molto piacere. Grazie ad un lavoro costante e ad una strategia corretta siamo riusciti ad affrontare al meglio la crisi e nemmeno il terremoto, con gli ingenti danni causati, è riuscita a fermare la nostra crescita».