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Scuola. Maturità a 18 anni: il sindacato punta i piedi e il ministro Profumo ritira il decreto. Non sarà avviata nemmeno la sperimentazione

Ora é ufficiale: fonti sicure interne al Ministero dell’Istruzione danno per tramontata l’intenzione del ministro Profumo, espressa alcuni giorni fa tra lo stupore generale, di avviare un percorso di studi ridotto che avrebbe portato ad anticipare gli esami di maturità a 18 anni al posto degli attuali 19. Salta, così, il piano immediato di sperimentazione del progetto, attraverso cui già dal prossimo anno scolastico una decina di istituti “pilota” avrebbero eliminato un anno di scuola d’infanzia o cancellato il quinto anno di corso della scuola primaria oppure ristretto a una sola annualità l’attuale biennio iniziale della scuola superiore.

L’Anief ha sin dal primo momento respinto con forza tutte e tre le ipotesi. Prima di tutto perché questi percorsi formativi improvvisati ci avrebbero allontanano, anziché avvicinarci, ai modelli di studio in vigore nella gran parte dei Paesi più avanzati dell’area Ocse. In secondo luogo perché ci avrebbero propinato l’ennesima riforma tagli-posti, mascherata da una improbabile proposta didattico-pedagogica: il vero obiettivo della riduzione del percorso scolastico rimane infatti quello di cancellare almeno 50mila posti di lavoro, dopo i 200mila già dileguati nel nulla, per le solite esigenze di “cassa”, negli ultimi sei anni.

Il giovane sindacato ha poi sempre sostenuto che un Ministro dimissionario, appartenente ad un Governo tecnico privo di consenso elettorale, deve limitarsi all’ordinaria amministrazione. E non di certo avventurarsi in sperimentazioni da cui dipende il futuro formativo di milioni di giovani studenti.

“I nostri giovani – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – non hanno bisogno di percorsi di studio ridotti, ma di una maggiore alfabetizzazione e specializzazione. Non si comprende il motivo per cui il Miur presta attenzione a queste iniziative a dir poco discutibili, mentre si continuano ad ignorare le vere emergenze dell’istruzione e formazione in Italia. Come l’abbandono universitario del 25% e quello della scuola dell’obbligo, in alcune aree del Paese ancora maggiore. Per quale motivo non si pensa ad introdurre, proprio per superare l’alto numero di giovani che lasciano gli studi precocemente, di introdurre un serio apprendistato, come avviene in Germania dove oltre un milione e mezzo di alunni praticano con successo l’alternanza scuola-lavoro?”.

“Sarebbe poi utile capire – continua il presidente Anief – come mai si continua a non introdurre l’organico funzionale negli istituti, con la gestione delle risorse umane finalmente delegata ad ogni singola scuola autonoma. Come sarebbe stato molto utile avviare un albo di ‘orientatori’, composto da formatori esperti cui i tanti studenti disorientati della scuola medio-superiore e dell’università si potrebbero rivolgere. Sono tutte iniziative – conclude Pacifico – che chiederemo al nuovo Ministro. Dopo esserci preso il giusto merito di avere fermato l’assurdo progetto di riduzione di un anno del tempo scuola”.

(www.anief.org)

 

















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