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Dall’economia verde una risposta per uscire dalla crisi economica in atto

(Adnkronos) – Una risposta per uscire dalla crisi economica in atto sembra possa arrivare dalla “green economy”, o almeno ne sono convinti gli scienziati e le realtà, politiche nazionali, internazionali ed industriali, riunite a Rimini in occasione della Fiera Ecomondo. La tesi è stata al centro del dibattito del 2° Forum Internazionale Ambiente ed Energia promosso da Conai, Legacoop, Legambiente, Regione Emilia-Romagna e Rimini Fiera e organizzato da The European House – Ambrosetti.

Le ipotesi di scenario, affidate al fisico Amory Lovins, presidente e capo ricercatore del Rocky Mountain Institute e l’analista indipendente Simon Anholt, sono state introdotte dal presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni. Per Amory Lovins, intervenuto in videoconferenza dagli Stati Uniti, la missione è quella di sviluppare le energie da fonti rinnovabili, le industrie ad alta efficienza energetica e i trasporti più efficienti grazie ai nuovi mezzi in fibra di carbonio con auto elettriche e veicoli commerciali e aerei dotati di celle a idrogeno. Ancora, secondo Lovins, bisogna progettare gli immobili secondo criteri di autosufficienza energetica e riqualificare il patrimonio esistente. “Lo scenario energetico mondiale si sta trasformando rapidamente, ha aggiunto Lovins e la nuova energia sarà abbondante, diffusa, gratuita, sostenibile e destinata a trainare l’intera economia globale. L’obiettivo di arrivare al 2050 senza più energia da fonti fossili o nucleare non è utopia ma il risultato di una rivoluzione in atto a cui ognuno può contribuire cogliendo per la propria parte questa opportunità”.

Per Simon Anholt, ”tenuto conto che il 40% di chi vive sulla Terra non ha ancora mai sentito parlare dei cambiamenti climatici in atto, c’è da prevedere un grande lavoro di comunicazione. Gli attori in gioco sono tre: la diplomazia ovvero la politica, la tecnologia e soprattutto la popolazione che è l’unico strumento in grado di far cambiare veramente le cose. “Come fare in modo che la popolazione cambi idea e di conseguenza anche valori e comportamenti? Non con la propaganda dei governi e della politica per far capire ai cittadini che uno stile di vita sostenibile è necessario, ha aggiunto Anholt, ma attraverso le imprese. Offrire al mercato prodotti e servizi utili e desiderabili porterà la popolazione a utilizzarli e apprezzarne l’efficacia cambiando quindi i propri valori e idee in materia di sostenibilità ambientale. Le imprese devono creare prodotti e servizi in grado di cambiare l’opinione delle persone perché il potere delle imprese non è solo economico e innovativo ma anche comunicativo”. La prospettiva della Green Economy è quindi quella di una crescita felice? Lo scenaro internazionale sembra esse favorevole, certo è che le aziende verdi italiane continuano a crescere, soprattutto al sud, e il numero dei posti di lavoro presenta un trend positivo a doppia cifra.

”La nostra attività non conosce sosta e i risultati attesi per il 2011 si preannunciano ancora migliori di quelli, già lusinghieri, del 2010 – ha detto Roberto De Santis, presidente del CONAI Consorzio per il Recupero degli Imballaggi – Il nostro sistema consortile coinvolge 3.700 aziende per un totale di 70.000 dipendenti. Ci occupiamo di circa il 49% degli imballaggi immessi sul mercato nazionale. Siamo chiaramente condizionati dalle quotazioni di mercato delle materie prime e seconde ma anche in tempi di crisi, con la sostanziale riduzione delle immissioni al consumo, la nostra attività è cresciuta grazie all’aumento del contributo ambientale da parte delle imprese. “Il sistema consortile funziona, ha continuato De Santis, dà risultati e non lavora affatto in posizione dominante perché occupa meno della metà del mercato. Per questo motivo non condividiamo le recenti proposte di modifica della normativa che regola il settore le quali, nel nome della presunta liberalizzazione di un ambito che è già libero, metterebbe a rischio l’intero sistema senza garantire la necessaria trasparenza nei flussi dei rifiuti”. Secondo il presidente di Legacoop Giuliano Poletti ”la Green Economy funziona se cresce la società, la risposta alla mancata crescita dell’economia deve partire dal basso mettendo insieme società e imprese. Il consumatore deve essere prima di tutto un cittadino responsabile e consapevole. Innovazione ed efficienza devono essere il fulcro di politiche di sviluppo che non possono dare risultati se sono a costo zero. Parte, anche minima, delle poche risorse disponibili va destinata a far ripartire il ciclo. Per esempio favorendo i mutui per l’efficientamento energetico delle abitazioni. Le possibilità ci sono, quella della Green Economy è una grande opportunità sociale ed economica”.

”La rivoluzione energetica promuove la democrazia e avanza l’ineludibile richiesta di un nuovo umanesimo che ritrovi il senso della comunità e di una classe politica che lo rispetti, ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, la Green Economy non funziona senza una classe dirigente che configuri scenari e metta in discusse interessi, monopoli e rendite economiche. “Dobbiamo costruire, ha concluso Errani, una nuova politica in grado di produrre il cambiamento culturale e di visione, un pensiero lungo che faccia dell’equità l’asse della redistribuzione delle opportunità”.

















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