«Oggi il problema degli stabilimenti Fiat nella nostra provincia, così come su tutto l’asse della via Emilia, è unico e quindi è necessario che come amministrazione, insieme a enti locali e organizzazioni sindacali, consideriamo Torino come il nostro unico interlocutore per avere risposte concrete sul futuro dei lavoratori delle fabbriche del gruppo». Lo ha affermato Francesco Ori, assessore provinciale al Lavoro, rispondendo in Consiglio provinciale a un’interpellanza presentata dai consiglieri Luca Gozzoli e Fausto Cigni del gruppo Pd sulle ricadute a Modena dell’uscita di Fiat da Confindustria.
«È una decisione che modifica il quadro degli assetti istituzionali – ha osservato Luca Gozzoli nel presentare l’interpellanza – perché senza Fiat, Confindustria a Modena conterà molto meno, diventando un soggetto debole in più sul mercato del lavoro, dove ci sarà invece un soggetto importante che, muovendosi fuori da ogni binario istituzionale di confronto, rischia di poter fare quello che gli pare. Ci troviamo quindi di fronte una situazione grave – ha aggiunto il consigliere – per la quale è necessario continuare a tenere alta l’attenzione e urgente trovare una modalità di intervento».
E Fausto Cigni (Pd) ha ribadito che «tutto il Consiglio provinciale dovrebbe essere unito negli intenti e fare una forte pressione per risolvere un problema che non deve essere sottovalutato».
«È una situazione difficile sia per le famiglie dei lavoratori del gruppo Fiat sia per chi lavora nell’indotto che viene sempre dimenticato» ha sottolineato Dante Mazzi (Pdl) per il quale «la domanda vera da farsi è perché nessuno più vuole investire nei nostri territori e la risposta va cercata non addossando responsabilità ma cercando ricette per dare certezza ai posti di lavori presenti e futuri». Per Livio Degliesposti (Lega nord) Marchionne «non è da criticare. In America ha fatto bene e là i prodotti italiani sono apprezzati e acquistati, siamo noi italiani che compriamo più auto straniere che italiane».