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Il presidente della Provincia di Modena Sabattini: “nessun ospedale verrà depotenziato con il Pal”

«Con il documento che andremo ad approvare non si depotenzia nessun ospedale», e il Piano Attuativo Locale ha «l’obiettivo di aumentare la qualità e la sicurezza dei servizi, portandoli il più possibile vicino al cittadino attraverso il potenziamento delle politiche territoriali: un esempio sono le Case della salute, che rappresentano il futuro della sanità». E’ quanto spiega il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini, co-presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Modena, in un intervento sul tema della riorganizzazione dei servizi sanitari alla vigilia dell’assemblea pubblica sul Pal in programma a Pavullo mercoledì 21 settembre alle ore 21 nella sala consiliare della Comunità Montana del Frignano. Di seguito il testo dell’intervento.

«Il delicato momento che il nostro Paese sta vivendo richiede – soprattutto da parte di chi riveste cariche pubbliche e incarichi politici – una dose aggiuntiva di responsabilità. Responsabilità significa agire con coerenza e senza opportunismi, nell’interesse primario della collettività e non per perseguire obiettivi diversi.

Alla vigilia dell’approvazione del Piano Attuativo Locale (Pal), lo strumento che ridefinisce l’organizzazione dei servizi sanitari della provincia, rilevo come responsabilità e coerenza manchino nelle dichiarazioni e nell’operato del centrodestra, che a livello centrale sta perseguendo una politica di sistematico e drastico taglio alle risorse a sostegno delle politiche per la salute salvo poi, a livello locale, soffiare sulle paure dei cittadini, creare ad arte competizione tra i territori, sollevare un gran polverone per poter dire che gli amministratori locali, di parte avversa, non hanno lavorato bene.

A me pare un atteggiamento, appunto, poco responsabile. In un momento in cui la mancanza di risorse è drammaticamente sotto gli occhi di tutti, penso che dovremmo unire le forze per difendere un sistema sanitario pubblico che funziona, e funziona bene. Certo, margini di ulteriore miglioramento ce ne sono sempre, ed è quello che si è cercato di fare con il  Pal, con una doverosa attenzione alla compatibilità economica e quindi all’esigenza di non indebolire il sistema, anzi di potenziarlo, a fronte di un budget che ogni anno anziché aumentare viene ridotto, proprio grazie alle scelte del governo centrale.

Consapevoli della difficoltà di questa sfida, abbiamo seguito un percorso che è durato più di un anno. Un percorso trasparente, partecipato, coraggioso, al quale il centrodestra ha offerto un contributo pari a zero, al massimo qualche polemica.

Le linee d’indirizzo sono state condivise all’unanimità da tutti i sindaci, che sono i rappresentanti delle comunità locali. Il risultato di questo lavoro, che ha visto un forte e determinante coinvolgimento degli “addetti ai lavori” – medici, Università, operatori della sanità, tecnici, infermieri – è un Piano che si pone l’obiettivo di aumentare la qualità e la sicurezza dei servizi, portandoli il più possibile vicini al cittadino attraverso il potenziamento delle politiche territoriali. Un esempio sono le Case della salute, che rappresentano il futuro della sanità. E’ un Piano – giova ricordarlo – che non riguarda quindi soltanto gli ospedali, componente importante ma non esclusiva dell’offerta sanitaria della nostra provincia.

Al centrodestra, tuttavia, “fanno gioco”  solo gli ospedali. E pur di creare artificiose polemiche, non si fa scrupolo di metterli in competizione l’uno contro l’altro, anziché valorizzarne le sinergie.

Ma non è con le menzogne che si fa un buon servizio i cittadini. Con il Pal che andremo ad approvare, non si depotenzia nessun ospedale. Non certamente quello di Pavullo, che anzi – proprio per le specificità legate al territorio della montagna – vede salvato il proprio punto nascita, altrimenti condannato dalle indicazioni nazionali alla chiusura.

Come tutti gli altri ospedali provinciali, e già avviene nei più importanti ospedali a livello italiano e internazionale, anche quello di Pavullo verrà riorganizzato per intensità di cura, dove i pazienti saranno curati sulla base della loro gravità, garantendo maggiore sicurezza e maggiori attenzioni ai pazienti più gravi. Questo prevede, così come in tutta la provincia, l’accorpamento di reparti simili come ad esempio la chirurgia e l’ortopedia, che manterranno le loro funzioni attuali ma prevederanno una organizzazione più unita e sicura. La lieve riduzione della dotazione complessiva di letti chirurgici (-10 letti a Pavullo e -104 in tutta la provincia di Modena) non è un impoverimento, perché è resa possibile da una contrazione delle giornate di degenza legata all’impiego di tecniche chirurgiche mini-invasive e al maggior ricorso alla day surgery e alla chirurgia ambulatoriale. E la trasformazione dei letti di geriatria in letti di lungodegenza è funzionale a una migliore gestione dei pazienti che hanno maggiori bisogni assistenziali, in particolare gli anziani, andando così anche a favorire la continuità assistenziale con il territorio.

Vogliamo spaventare la comunità locale dicendo che mancheranno i posti-letto? Non è così. Vogliamo giocare sulle parole, dicendo che “ospedale di prossimità” equivale a un declassamento? E allora chiamiamolo pure in un altro modo, se può servire a dissolvere paure infondate.      

La sostanza è che il centrodestra si guarda bene dal parlare delle novità introdotte dal Pal sul fronte dell’assistenza territoriale, continuando a usare gli ospedali come terreno di scontro. Lo vediamo quotidianamente nella stucchevole querelle Policlinico-Baggiovara, negli attacchi scomposti all’ospedale di Carpi, nei tentativi, anche questi quotidiani, di sminuire il ruolo di Castelfranco, e l’elenco potrebbe proseguire.

Basterebbero, a smentire il centrodestra, le parole pronunciate pochi giorni fa dal presidente dell’Ordine dei medici, secondo il quale “la nostra provincia continua a essere l’unica con tanti ospedali”, proponendo una “razionalizzazione”. Se lo dice il massimo rappresentante della categoria – coloro, cioè, che possono parlare con cognizione di causa di rischio medico – direi che possiamo fidarci. Nonostante questo, consapevoli della specificità del nostro territorio, e della ricchezza del patrimonio professionale e umano rappresentato dai nostri ospedali, ci siamo impegnati per mantenerlo il più possibile integro. Perché, come cittadini, siamo abituati al meglio e non vogliamo fare passi indietro.

Ospedali declassati? L’unico declassamento l’ha avuto il Paese, e sappiamo da chi è governato. A questo proposito è utile ricordare che a fronte di zero finanziamenti in conto capitale e al congelamento dell’attuale Fondo sanitario, di fatto questa Regione si troverà con un miliardo in meno di risorse per la sanità nel prossimo triennio. E a partire da oggi, l’aumento di un punto dell’Iva produrrà un aumento della spesa per l’acquisto di beni e servizi che, per il nostro territorio, è stimato in alcuni milioni di euro. Soldi, quindi, che non saranno più spesi per la salute».

(Emilio Sabattini, co-presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Modena)

















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