A un mese dall’avvio dei saldi estivi Confcommercio Emilia Romagna traccia un primo bilancio dell’andamento delle vendite attraverso Congiuntura Flash, collaudato strumento di indagine del centro studi Iscom Group, nato per misurare in tempo reale le performances delle imprese commerciali rispetto all’andamento dei principali fenomeni economici attraverso un panel qualificato di operatori.
I prodotti più venduti nei saldi estivi sono t-shirt e bermuda, abitini freschi e sandali e gli articoli da spiaggia (costumi e teli). La voglia di estate che esprimono questi acquisti si è letteralmente “raggelata” nelle ultime due settimana per lasciare il posto a felpe, tute e giubbini.
A fronte della indagine su quali siano i prodotti maggiormente acquistati all’inizio del periodo dei saldi emerge che nelle vendite di fine stagione estive i prodotti più venduti sono costumi, teli da mare, sandali ed altri articoli che tutto sono fuorchè di fine stagione (da un punto di vista merceologico), riportando sul tavolo un problema su cui ormai da anni Ascom Confcommercio invita le parti sociali a riflettere ovverosia: non sarebbe il caso di normare le vendite promozionali e spostare in avanti l’inizio dei saldi estivi ? Il secondo elemento che emerge nella valutazione dei comportamenti di consumo della domanda è la crescente e costante (il fenomeno è stato avvistato anche lo scorso anno) attenzione al prezzo sia presaldo che scontato : i clienti sono sempre più attenti ai prezzi anche durante i saldi, lo dimostra il fatto che sono calate le vendite dei prodotti di fasci alta e sono cresciute le vendite di quelli di marca ma di prezzo medio. La crisi ha accelerato questo fenomeno, dato che le famiglie si sono trovate a dover razionalizzare gli acquisti per mantenere, ove possibile lo stesso stile di vita. Lo dimostra anche il fatto che il 7% degli operatori precisa che molti comprano solo lo stretto necessario e il 4% afferma che si compra solo durante i saldi.
Il valore di spesa si attesta poco al di sotto dei 100 euro, ma gli operatori emiliano romagnoli lamentano una, seppur, leggera diminuzione degli acquisti (vendite stabili pe ril 45% degli intervistati, in calo per il 43%). Sull’andamento dei saldi estivi 2011 pesa soprattutto l’incertezza economica che grava sulla capacità di spesa delle famiglie.
Si modificano i comportamenti dei consumatori e si inasprisce lo scenario competitivo, del resto i 121 locali commerciali ed artigianali vuoti in centro storico a Modena, come emerso da una recente ricerca dell’Ascom, sono un dato di per sé molto indicativo sulle difficoltà del fare impresa nel settore del commercio di vicinato, anche in una città importante e con un elevato potere d’acquisto come Modena.
I clienti sono sempre più attenti ai prezzi anche durante i saldi. Sono calate le vendite dei prodotti di fasci alta e sono cresciute le vendite di quelli di marca ma di prezzo medio.
Il processo di acquisto è basato su un’attenta valutazione qualità prezzo. Questo atteggiamento maturo del consumatore premia gli operatori seri che propongono una offerta di qualità anche durante i saldi.
“Da parte nostra rimane valida l’indicazione che abbiamo dato a inizio estate – dichiara Paolo Ivassich, presidente della Federazione Moda di Ascom Confcommercio – ovverosia privilegiare nel priodo dei saldi i negozi tradizionali e quelli con cui si è sviluppato un rapporto di fiducia. Anche nelle vendite di fine stagione è fondamentale potersi rivolgere al proprio negoziante di riferimento, in modo tale di non rinunciare alla qualità, anche all’interno di un contesto di prezzo scontato e di saldo”.
La crisi ha accelerato questo fenomeno, dato che le famiglie si sono trovate a dover razionalizzare gli acquisti per mantenere, ove possibile lo stesso stile di vita. Lo dimostra anche il fatto che il 7% degli operatori precisa che molti comprano solo lo stretto necessario e il 4% afferma che si compra solo durante i saldi.
Dall’indagine emerge una certa cautela da parte del mondo del commercio che, nonostante la fiducia riposta negli sconti, non trova nei saldi un reale recupero di una stagione un po’ sottotono.
Per il 45% circa degli intervistati le vendite in saldo sono giudicate stabili rispetto allo scorso anno, sono aumentate per un 11%, mentre per il 43% circa sono diminuite.
Il dato del valore medio della spesa pro-capite per negozio si attesta sugli 85 euro, e risente del generale contenimento della spesa delle famiglie. Secondo l’indagine i 100 euro rappresentano la soglia massima di spesa per il 74% dei consumatori; il 23% arriva a spendere fino a 200 euro; mentre appena il 3% dei consumatori acquista per oltre 200 euro, a testimonianza della morigeratezza dei consumi che caratterizza questi ultimi mesi.
All’interno di questo paniere regionale, Modena rimane insieme a Faenza e Rimini una città dove la spesa media è tra le più alte seppur con un calo più intenso rispetto agli anni precedenti.
Un ultimo spunto di analisi riguarda la necessità di effettuare un maggiore controllo della crescita delle grandi superfici di vendita e degli outlet, un tema su cui il recente confronto serrato in merito al POIC non è che l’inizio di un percorso che deve portare ad una crescita qualitativa dell’offerta, perchè di quantitativa non ve ne è assolutamente bisogno.