Nei giorni scorsi il Sole 24 Ore ha pubblicato i dati, suddivisi per provincia, sulle somme giocate dagli italiani nel gioco d’azzardo. Reggio Emilia si colloca al nono posto a livello nazionale e l’importo pro-capite ammonta a 1.276 euro. Dai dati riportati emerge che nel 2010 i reggiani si sono giocati più di 602 milioni di euro. Gratta e vinci, superenalotto e slot machine hanno inghiottito una smisurata quantità di denaro.
Nel maggio 2010 avevo promosso una campagna d’informazione e sensibilizzazione sul tema: voleva essere il primo passo di un’azione più vasta e coordinata. Spiace constatare che, a fronte di dati così evidenti, gli enti e le istituzioni non hanno accolto il nostro invito ad intervenire su un fenomeno che, oltre a produrre conclamati casi di dipendenza patologica, distoglie dal nostro territorio un’ingente quantità di denaro.
La nostra intuizione era giusta ed oggi è confermata da un dato provinciale particolarmente allarmante. A tal proposito, è opportuno ricordare che, senza alcun intento proibizionista, una massiccia campagna di informazione e di sensibilizzazione potrebbe aiutare Reggio Emilia a scendere verso posizioni più basse in quella classifica.
I benefici sarebbero evidenti e di grande portata. Basterebbe raggiungere i livelli di Bologna, che con 1.053 euro a testa si colloca al 30° posto, per non far perdere al nostro territorio alcuni milioni di euro.
L’obiettivo non è da considerarsi irraggiungibile visto che pure Bologna è sopra alla media nazionale, attestata a 979 euro pro-capite. Analogamente, sarebbe opportuna un’azione a livello regionale, considerato che ben quattro province dell’Emilia Romagna si collocano nelle prime quindici posizioni.
Viste le percentuali che vengono destinate all’erario, promuovere una cultura che limiti il gioco d’azzardo, rappresenta, dal punto di vista politico, una delle più efficaci azioni di federalismo fiscale e forse non è un caso che quasi tutte le province del ricco nord-est si collocano nella parte bassa della classifica, con i primati di Padova e Vicenza che giocano poco più di 700 euro pro-capite.
I piemontesi giocano cifre di poco superiori alla metà di quelle giocate dai reggiani: evidentemente hanno fatto tesoro della lezione di Cavour, che definì il gioco d’azzardo la “tassa degli stupidi”.
(Marco Fantini, Assessore provinciale alla Sicurezza sociale)