Il Sindaco di San Possidonio nega il patrocinio del Comune ad un’iniziativa culturale tesa a celebrare il il “Giorno del Ricordo”, istituito per legge nel 2004, in memoria delle vittime delle Foibe e dei circa 350.000 esuli istriani, giuliani e dalmati, nonché di tutte le vicende accadute sul confine orientale dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Laura Luppi, esponente del popolo della Libertà commenta “Il Sindaco, incredibilmente ha motivato il suo NO con il fatto che si tratterebbe di una manifestazione politica e quindi non sostenibile. Siamo al delirio ideologico ed istituzionale. Non solo il sindaco PD snobba una legge dello Stato che invita le amministrazioni pubbliche a ricordare le migliaia di persone innocenti perseguitate dal regime comunista e massacrati nelle foibe, ma ne fa anche una questione di parte ed impedisce di fatto che altri lo facciano. L’ideologia comunista che distingue vittime di serie A e di serie B a seconda che si parli di nazismo o comunismo, anima ancora parole e azioni di amministratori come il sindaco PD di San Possidonio. Questo offende la storia, la memoria delle vittime e soprattutto le istituzioni democratiche che lo stesso Sindaco dovrebbe rappresentare e non sacrificare ed utilizzare sulla base della propria ideologia”.
Duro il giudizio di Borghi Serena, Consigliere Comunale del Popolo della Libertà “La parola foiba è sinonimo di uno sterminio, quello perpetrato, a partire dall’8 settembre 1943 fino al 1947, dai partigiani di Tito ai danni degli italiani, civili e non, che da sempre abitavano quei luoghi. Oltre 25.000 uomini, donne e bambini, furono seviziati e torturati e poi gettati vivi nelle foibe. Si è trattato di una vera e propria pulizia etnica, di un genocidio, che, per sessanta anni, è stato oggetto di una rimozione forzata da parte della cultura di sinistra. Le vittime delle foibe sono state, infatti, uccise due volte: dalla barbarie dei loro carnefici, ma anche dal silenzio degli storici di partito e dalla complice omissione della scuola italiana, perchè le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il Sindaco forse dimentica che vi è stata sia la caduta del muro di Berlino, sia il crollo del comunismo.
Le piccole amministrazioni comunali di centro-sinistra continuano l’anacronistica vicinanza ideologica del comunismo italiano all’operato dei partigiani di Tito. Amministratori che a dispetto della storia perseverano ostinatamente sia a garantire “copertura e legittimazione” ai criminali Titini, sia a mistificarne le gesta, per assonanza alla “vulgata resistenziale”. Dell’esodo dei 350.000 italiani, della pulizia etnica subita, della tragedia delle foibe non si doveva e non si deve assolutamente parlare, anche per non delegittimare la Resistenza, dato che sul confine orientale, per ordine di Togliatti, i partigiani italiani e quelli slavi avevano operato insieme. ….poi ci sentiamo dire che il nostro modo di fare politica è sterile ed arrogante”.