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Domenica, nella Riserva Regionale delle Salse di Nirano, inaugura Ca’ Rossa

Domenica 17 ottobre il Comune di Fiorano Modenese e la Riserva Naturale Salse di Nirano invitano tutti i cittadini alla cerimonia di inaugurazione di Ca’ Rossa e alla ‘Festa dei sapori d’autunno’, organizzata in collaborazione con le associazioni Gefi, Residente delle Salse, Amici del Castello, Fiera San Rocco e gruppo di Fiorano dell’Ana.

Dalle 10 alle 11 ritorna l’annuale appuntamento con la Spanuceda presso la Trattoria da Guido. Alle 12 inizia a Ca’ Rossa la cerimonia di inaugurazione con la partecipazione del Sindaco Claudio Pistoni e dell’Assessore Provinciale Stefano Vaccari: taglio del nastro; consegna di un attestato di ringraziamento a Vincenzo Leonardi e Gianfranco Facchini per avere donato gli attrezzi della civiltà contadina che rimarranno in esposizione a Ca’ Rossa; visita all’immobile, ‘Laboratorio dei sensi per i più piccoli e realizzazione della prima spremitura dell’olio delle colline fioranesi. Alle12.30 la cerimonia si conclude con un aperitivo a base di prodotti enogastronomici tradizionali e, alle 13, pranzo gratuito a base di polenta presso la Trattoria da Guido.

Alle 14, presso Ca’ Rossa, il parroco di Nirano Don Paolo Orlandi benedice la ‘stalla’ e il frantoio, quindi apertura del percorso del vino con produzione ed assaggi di saba, soghi e savor, vin brulè, caldarroste e benson. Alle 14.30, presso il centro visite Cà Tassi, iniziano i laboratori sull’avifauna stanziale della Riserva, con la realizzazione di mangiatoie da materiali di recupero. Seguirà la smielatura con l’azienda agricola Chiletti Apicoltura e un laboratorio di candele con cera d’api curato dalla Coop. Maia (Per questa attività, è richiesta prenotazione al 349/69.09.932, info@coopmaia.it).

Dalle 19, la birreria Arnold’s ha organizzato una ‘cinghialata’ a prezzo contenuto e per tutto il giorno sarà disponibile a Ca’ Rossa la postazione per l’annullo filatelico e mostra di francobolli da collezione di Melchiorre Gibellini, oltre al mercatino di oggetti ed arredi dal passato. In caso di maltempo le iniziative verranno rinviate alla domenica successiva.

IL RECUPERO

Il primo stralcio del recupero di Ca’ Rossa ha consentito il recupero statico dell’edificio, il suo risanamento e l’allestimento del piano inferiore, con l’obiettivo di creare un centro di documentazione e accoglienza turistica, con annessi uffici ad uso del personale del Parco e piccola foresteria per ospitare visitatori e studiosi. Nella ristrutturazione dell’edificio vengono rispettati i criteri di bioedilizia: contenimento dei consumi energetici e produzione, mediante sistemi cosiddetti ad “energia rinnovabile”, di buona parte dell’energia consumata all’interno dell’edificio. La soluzione adottata per il progetto finale è quella che permette di produrre l’equivalente della quasi totalità dell’energia consumata mediante pannelli fotovoltaici che captano l’energia trasmessa dai raggi solari e la trasformano in energia elettrica; essi possono essere efficacemente integrati con pannelli solare-termici per il riscaldamento dell’acqua sanitaria e per il riscaldamento, con relativo serbatoio di accumulo d’acqua.

Ca’ Rossa venne infatti acquistata dal Comune di Fiorano nel 1999 dagli ultimi proprietari: Baisi Carla e Manfredini Giuseppe. Grazie all’impegno congiunto della Provincia di Modena, della Regione Emilia-Romagna e dell’Amministrazione Comunale è stato poi possibile procedere al risanamento conservativo dell’edificio, che si trovava in stato di abbandono ed a rischio crollo. L’edificio, classificato come “edificio di valore storico-architettonico culturale e testimoniale” è un significativo esempio di manufatto agricolo a “porta morta” di origine ottocentesca, la più tipica delle case rurali della campagna reggiano-modenese. Essa prevedeva per i vari ambienti un’organizzazione molto semplice e funzionale. La parte rustica, contenente la stalla, il fienile ed ambienti di servizio, era unita all’abitazione con un lungo portico coperto, denominato ‘porta morta’, perché in origine era chiuso al suo termine sul lato opposto.

Il progetto di restauro, dell’edificio, oltre a rispettare la tipologia e la distribuzione degli spazi di questo complesso rurale, si è basato sui più recenti indirizzi di bioarchitettura per il contenimento dei consumi energetici e per la produzione, mediante sistemi ad energia rinnovabile, di buona parte dell’energia consumata all’interno dell’edificio stesso.

ECOMUSEO

Cà Rossa diventa un ecomuseo, il luogo fisico dove rievocare le tradizioni, partecipare alla tutela della riserva, promuovere i prodotti tipici locali, accogliere i visitatori ed educare e sensibilizzare al rispetto dell’ambiente.

Nell’Ecomuseo si individua “un patto con cui una comunità si prende cura del territorio”. Un patto non scritto ma percepito e condiviso come una bussola dello sviluppo locale, dove storia, territorio vivente e comunità locali sono risorse per obiettivi di crescita in una visione di sviluppo sostenibile. L’oggetto dell’Ecomuseo è dunque il territorio, inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione residente e dei sedimenti materiali e immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato. Un intreccio tematico che va dalla storia naturale (flora, fauna, assetto geologico e mineralogico, ecc.) alla cultura materiale, via via fino alla peculiarità storica locale.

L’educazione al futuro, il processo partecipativo e lo sviluppo locale sono alcuni degli obiettivi che l’educazione ambientale si pone e che molto hanno a che fare con l’Ecomuseo.

Infatti, l’educazione è uno strumento primario per sensibilizzare la popolazione verso lo sviluppo sostenibile e per rendere partecipi tutti i cittadini, soprattutto i più giovani, a una gestione del territorio più consapevole. Gli insegnanti, gli alunni ma anche gli abitanti e i visitatori, possono trovare, in Ca’ Rossa un luogo di formazione permanente con proposte e attività di varia natura, con laboratori dei sensi, con percorsi guidati alla riscoperta degli attrezzi, delle immagini e delle tradizioni del mondo contadino dove la sostenibilità dei comportamenti di vita era una necessità ed un patto tacito verso la natura ed il territorio sentiti fortemente come parte di sé.

Perché, diceva A. De Saint Exupery: “Non ereditiamo la terra dai nostri avi, ce la facciamo prestare dai nostri figli”.
















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