Tendono a diminuire le denunce di reati contro le donne nel territorio modenese. Si prevede infatti che a fine anno saranno circa un migliaio in meno rispetto alle 13.300 del 2008. All’interno di questo dato, a fronte della diminuzione di alcuni reati si registra però l’aumento di altri, legati all’immigrazione e in particolare alla difficoltà degli uomini ad accettare il desiderio di integrazione delle loro donne.
Il punto sui reati di cui sono vittima le donne è stato fatto durante il Consiglio provinciale di mercoledì 25 novembre, dedicato alla giornata internazionale contro la violenza alle donne, dal comandante provinciale dei Carabinieri Salvatore Iannizzotto e dal procuratore della Repubblica di Modena Vito Zincani che ha però sottolineato come, anche grazie alla costituzione, lo scorso anno, di un pool dedicato, la Procura «riesca a chiudere le indagini in un tempo medio di sei mesi e possa ottenere l’acquisizione immediata dei tabulati telefonici, essenziali in questi casi». La seduta del Consiglio è stata l’occasione per presentare i risultati ottenuti nell’ultimo anno dal Tavolo istituzionale contro la violenza che mette in rete le azioni di tutti gli operatori locali (forze dell’ordine, Usl, servizi sociali, associazioni di volontariato). «È grazie alle attività promosse dal Tavolo – ha spiegato il prefetto vicario di Modena Mario Ventura – che le donne aggredite hanno trovato accoglienza e aiuto, al punto che il ministero dell’Interno ha raccomandato a tutte le Prefetture italiane l’adozione di un piano analogo a quello modenese». Un ulteriore elemento di novità è stato portato da Silvana Borsari, rappresentante dell’Azienda Usl di Modena che illustrato i percorsi di uscita dalla violenza studiati per gli uomini, condotti da operatori di sesso maschile.
La seduta è stata introdotta dal presidente della Provincia Emilio Sabattini che ha rilevato «i molti passi in avanti fatti nella repressione della violenza contro le donne» sottolineando che però «la vera sfida è culturale e in questo le società, anche quelle occidentali, sono in ritardo». Dopo i ringraziamenti «per la qualità del lavoro svolto» di Marcella Valentini, assessore provinciale alle Pari opportunità, che ha posto l’attenzione sull’importanza di «mettere in rete le azioni positive» sono intervenute Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena, e le rappresentanti delle associazioni Casa delle donne contro la violenza, Gruppo donne e giustizia, Udi, Cif e Centro documentazione donna.
Gli interventi dei consiglieri sono stati aperti da Fabio Vicenzi (Udc) per il quale «è compito della politica rimuovere ogni limite alla libera autodeterminazione della donna in tutti gli ambiti: dal lavoro alla maternità alla scelta di dedicarsi alla famiglia». Patrizia Cuzzani (Idv) ha ricordato che in Italia solo il 18 per cento delle donne che ha subito violenza la giudica un reato, mentre per il 44 per cento è semplicemente un’azione sbagliata e per il 36 per cento “qualcosa che è capitato”. «Non è una debolezza – ha detto Cuzzani – ma il tentativo di non essere del tutto vittime. Serve molta forza per uscirne e da sole non è possibile». Secondo Denis Zavatti (Lega nord) è giusto «continuare sulla strada di inasprimento delle pene intrapresa dal Governo ma servono anche azioni concrete, fin dalla scuola, per tutelare la dignità della donna». Sulla stessa linea anche Giovanna Bertolini (Pdl) che ha sottolineato come le azioni di contrasto alla violenza siano più efficaci anche «grazie all’introduzione del reato di stalking e alle norme contro lo sfruttamento della prostituzione». Secondo Monica Brunetti (Pd) per garantire a tutte le donne una vita libera dalla violenza «occorre spezzare il circolo vizioso tra povertà e violenza la cui esistenza è testimoniata dalle numerose donne che qui a Modena si rivolgono ai centri antiviolenza».
Nelle conclusioni, Daniela Sirotti Mattioli, presidente della Conferenza provinciale delle elette ha ribadito che «la violenza contro le donne purtroppo appartiene alla vita normale ed è una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa e occulta. Il nostro obiettivo come politici – ha detto – è eliminare la cultura della discriminazione di genere con azioni concrete come, appunto, il Piano strategico contro la violenza e quello dedicato all’integrazione delle donne immigrate».