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Come stanno i modenesi? Le risposte nel bilancio-missione delle 2 aziende sanita

I modenesi vivono più a lungo. Negli ultimi tre anni infatti l’aspettativa di vita è aumentata, arrivando per i maschi a 79.4 anni e per le femmine a 84.3, con risultati che sono migliori rispetto a quelli nazionali, dove ci si ferma a 78,4 per gli uomini e a 83.9 per le donne. È uno degli indici che meglio sintetizza i contenuti del Bilancio di Missione 2008, presentato questa mattina nella sua versione sintetica, elaborata per aumentare ulteriormente la possibilità dei cittadini di conoscere il lavoro svolto da Azienda USL e Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena sul territorio.


Operazione trasparenza che si caratterizza per un linguaggio e per una modalità espositiva accessibile anche ai non addetti ai lavori e che proseguirà nelle prossime settimane con la pubblicazione completa e interattiva anche sul sito internet delle aziende stesse.

Il documento ricchissimo di informazioni, quantitative e qualitative, sulla base di indagini analitiche, permette di misurare i risultati conseguiti dalle due aziende sanitarie modenesi. In altre parole il Bilancio offre la possibilità di comprendere in che modo la sanità modenese ha saputo rispondere alle aspettative di assistenza e cura dei cittadini e, di conseguenza come stanno i modenesi e in che modo e come negli ultimi 5 anni le loro condizioni di vita e di salute sono migliorate.

Presentato per la prima volta congiuntamente dall’Azienda USL e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, il Bilancio fornisce un “rendiconto” che “consente – scrivono i due direttori generali Giuseppe Caroli e Stefano Cencetti – alla comunità di valutare se e come il Servizio Sanitario modenese sia riuscito ad utilizzare al meglio le risorse a disposizione, erogando prestazioni adeguate alle esigenze dei cittadini”.

Si tratta di un segnale importante che consente di rispettare quanto indicato nell’Atto di Indirizzo e Coordinamento della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della provincia di Modena, che ha previsto per le due realtà aziendali importanti innovazioni che dovranno portare, anche in forza del nuovo Piano Sociale e Sanitario regionale 2008 – 2010, ad una “completa integrazione dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari, nel quadro di un nuovo welfare di comunità, locale e regionale”.

Sintetizzare tutte le valutazioni e i dati del Bilancio di Missione 2008 presentato questa mattina dai vertici delle due aziende è difficile, anche perché il volume di informazioni presenti è davvero notevole – nel 2008, ad esempio gli esami prenotati sono stati più di 2 milioni ed i ricoveri circa 116 mila – ma sicuramente alcuni passaggi appaiono particolarmente significativi per valutare l’assistenza ricevuta, il giudizio sulle strutture presenti nella nostra provincia e la fiducia nelle qualità professionali dei sanitari.

La mobilità passiva, vale a dire quanti modenesi decidono di curarsi fuori provincia
I dati sono decisamente confortanti e risultano essere i migliori di tutta la regione: 87 modenesi su 100 scelgono infatti di farsi ricoverare in strutture della provincia, superando di 6 punti la media registrata nelle altre province emiliano-romagnole.
In aumento anche i pazienti provenienti da altre province e fuori regione che decidono di curarsi nella nostre strutture sanitarie: nel 2008 sono stati 27.019, con un saldo attivo di oltre 11 mila persone.
Dati numerici che trovano conferma nei questionari elaborati dai Comitati Consultivi Misti (CCM) dai quali è emerso che nel 69% dei casi i cittadini attribuiscono alla prestazione ottenuta livelli molto elevati.
Il numero dei ricoveri ospedalieri
Focalizzando l’attenzione sul numero di modenesi che sono stati ricoverati nelle strutture ospedaliere della provincia – 9 pubblici e 5 privati accreditati – si conferma un loro calo costante da collegarsi alla presenza di una fitta rete di servizi territoriali che consente di ridurre il ricorso alla cosiddetta ospedalizzazione, di norma più onerosa sia a livello economico che sociale. Nel 2008 i ricoveri sono infatti scesi a 116 mila, passando da 217 ricoveri ogni 1.000 abitanti del ’98 ai 176 del 2008. Viceversa si è incrementato in modo significativo il numero dei pazienti assistiti a domicilio che dal 2001 al 2008 sono aumentati del 23 per cento, raggiungendo quota 15 mila.
L’emergenza e urgenza
Nello scorso anno la centrale operativa del 118 ha gestito più di 62 mila chiamate. Negli ultimi 5 anni si è registrato un incremento del 15% delle attività legate all’emergenza, portando nel 2008 a quota 313 mila il numero degli accessi al Pronto Soccorso. Da sottolineare che l’appropriatezza nell’utilizzo delle strutture appare migliorata dato che è aumentato il numero dei codici più gravi (gialli e rossi) passati dal 10 per cento del totale (2004) al 15 per cento (2008).
Una sottolineatura la merita la rete provinciale per i traumi gravi che nel 2008 ha gestito 298 casi, per la maggior parte conseguenza di incidenti stradali (71 per cento), ottenendo risultati particolarmente positivi, grazie anche all’attivazione di una specifica organizzazione che ha dato vita al “Trauma Team” presso l’Ospedale S. Agostino Estense.
Sempre grazie ad una efficiente organizzazione e alla rete di servizi a disposizione, nel biennio 2006-2007, si è ottenuta una riduzione della morte per infarto miocardico acuto del 23 per cento rispetto al biennio 2003-2004. Anche nel caso di ictus cerebrale, nello stesso periodo, si registra una diminuzione della mortalità del 13 per cento, risultato frutto anche dell’individuazione di aree dedicate, Stroke Unit, e di percorsi specifici.
In calo la mortalità per tumori
Tra i numeri che indicano una tendenza al miglioramento anche la diminuzione della mortalità per tumori, -2% (biennio 2007-2008, rispetto al 2006-2007). A questo proposito i dati di sopravvivenza riferiti al periodo 1999-2006 mostrano come il 63% delle donne ammalate e il 57% degli uomini sopravvivano a cinque anni dalla diagnosi.
Percorso nascita
Emerge anche una rilevante e crescente attenzione per le strutture dedicate al percorso nascite: il 44% delle donne che hanno partorito nel 2007 si sono rivolte al consultorio familiare e l’87% delle gravide ha eseguito almeno 3 visite. Nel corso del 2008 sono nati 7.523 bambini e solo il 27,7% delle gravidanze si sono risolte attraverso parto cesareo, mentre a livello regionale il dato è del 30,23% e quello nazionale è del 37,3%.
L’efficacia della comunicazione sanitaria
A conferma della capacità di comunicare da parte delle Aziende, soprattutto rispetto alla partecipazione alle campagne avviate per la promozione della salute, il livello di risposta e partecipazione dei cittadini si può considerare mediamente buono; ad esempio la copertura per la vaccinazione antiinfluenzale degli anziani è stata del 76%.

Infine, va ricordato che le due Aziende Sanitarie partecipano ad importanti progetti di ricerca sanitaria promossi dalla Regione e aderiscono al Quality Center Network per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione nel settore dei dispositivi medici.

Il quadro generale è quindi complessivamente positivo e certamente i risultati sono la conseguenza di un’attenta pianificazione delle iniziative e dei programmi socio-sanitari e sanitari messi in campo per migliorare i livelli di prevenzione, di assistenza e di cura dei cittadini modenesi. Tutto questo è stato possibile grazie al coinvolgimento sempre più consistente e sempre più efficace di tutti gli 8.794 operatori sanitari (medici specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici veterinari e altre figure professionali) e potenziando la rete delle strutture socio-assistenziali presenti in provincia di Modena.
“Accanto a questi risultati positivi, non ci si può nascondere la presenza di criticità che dovranno essere migliorate – spiegano il dottor Caroli e il dottor Cencetti – come l’accesso alle strutture e i rapporti con i professionisti. Stiamo lavorando da un lato per aumentare l’offerta di prestazioni e dall’altro per accentuare l’appropriatezza nella richiesta di prestazioni. Tutto questo nella consapevolezza che una prestazione sanitaria inutile comporta prima di tutto un rischio potenziale per il paziente e utilizza impropriamente risorse che potrebbero essere dedicate ad altre attività. Di certo anche in futuro la parola d’ordine sarà integrazione, fra i diversi momenti assistenziali e fra attività sanitarie e sociali”.

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