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L’assessore a Solidarietà risponde alla ”lettera aperta” delle Donne in nero

“Non ho partecipato alla manifestazione tenutasi sabato pomeriggio in città perché non ne condividevo l’obiettivo che è quello da voi richiamato: solidarietà con la popolazione di Gaza.
Figurarsi, naturalmente, se la popolazione di Gaza non merita solidarietà! Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza non può non ferire profondamente ogni coscienza democratica”.

“Ma sta accadendo soltanto questo in Medio Oriente?
E ancora: se si vuole costruire la pace sulla roccia, cioè una pace duratura, quali condizioni essenziali occorre condividere per evitare che la sacrosanta richiesta di tregua, l’urgenza di far tacere le armi e restituire la parola alla politica e al negoziato, non diventi una bandierina da agitare ma, al contrario, la solida base di un reale processo di pace?
In Palestina sta accadendo che negli ultimi tre anni Hamas ha lanciato 6.464 razzi su città israeliane e non su obiettivi militari. Anche Israele ha vecchi, donne e bambini, popolazione civile e non solo militare.
In Palestina sta accadendo che Mahmoud Abbas, capo dell’Autorità palestinese, ha trovato il coraggio di imputare ad Hamas la principale responsabilità della tragedia dei civili a Gaza per aver rotto la tregua.
In Palestina sta accadendo che Hamas ha nel proprio Statuto l’obiettivo dichiarato di distruggere Israele. Non di contrastare, legittimamente, le politiche di Israele, ma di distruggere Israele.
Spero soltanto che di fronte a questa realtà non ci si trinceri dietro al fatto che le elezioni hanno decretato la vittoria di Hamas. Non voglio rispondere come Abraham Yehoshua, che “anche Hitler venne eletto democraticamente”, ma sostenere una semplice opinione. Hamas può essere un interlocutore a due sole condizioni: che finisca per sempre di lanciare razzi su Israele e che cancelli dal proprio Statuto l’obiettivo della distruzione di Israele. Si tratta di un’opinione che cerca di far tesoro della storia.
Negli anni Settanta l’OLP di Yasser Arafat, comprendendo che soltanto riconoscendo il diritto di Israele di esistere, avrebbe potuto sostenere fino in fondo i suoi diritti, soppresse dalla propria Carta costitutiva l’articolo che parlava della distruzione di Israele.
Io credo che il piccolo contributo che ognuno di noi, e tutti insieme, possiamo portare per la costruzione di un’autentica cultura di pace sia di costruire una autentica cultura democratica. E questa richiede ad ognuno di noi innanzitutto il coraggio della verità, “la passione per la verità” per dirla con Pier Paolo Pasolini. La ricerca continua di nutrire la nostra coscienza di obiettività, di ragione, di laicità autentica. Certo che abbiamo bisogno anche di manifestare pubblicamente, e insieme, la nostra battaglia per la pace e per l’intransigente rispetto di ogni vita umana.
Tutto ciò, tuttavia, è fragile se non è chiaro e condiviso il punto essenziale: il riconoscimento reciproco e contemporaneo all’esistenza, alla sicurezza e all’autodifesa dello Stato di Israele e del suo popolo come dello Stato Palestinese e del suo popolo”.

Marcello Stecco
Assessore provinciale alla Solidarietà
















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