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Il Policlinico partecipa alla sperimentazione di un nuovo vaccino contro l’HIV

Il 2 luglio scorso, la dottoressa Barbara Ensoli e il Professor Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno annunciato l’avvio della seconda fase di sperimentazione del vaccino italiano contro l’infezione da HIV, noto come Anti Tat, alla presenza di Ferruccio Fazio, sottosegretario alla Sanità del Ministero del Lavoro, Salute e politiche sociali. All’incontro erano presenti i rappresentanti dei 9 centri di Malattie Infettive partecipanti e tra loro, la dottoressa Cristina Mussini, medico della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal professor Roberto Esposito che è centro coordinatore del progetto per il vaccino italiano.

Lo studio clinico ISS T-002 è uno studio sperimentale di fase II finalizzato a verificare la risposta immune indotta dal vaccino basato sulla proteina Tat e sviluppato dall’ISS su 128 pazienti affetti da HIV-1 in trattamento antiretrovirale efficace, cioè con carica virale plasmatica non rilevabile e con linfociti CD4+ superiori alle 400 cellule/uL.

“In pratica – spiega la dottoressa Cristina Mussini della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena – il vaccino si basa sulla proteina del virus chiamata Tat, indispensabile per la replicazione e propagazione virale. La proteina, infatti, permette al virus di riprodursi e diffondersi nell’organismo infettato, per questo viene detta proteina regolatoria e costituisce un bersaglio importante per la risposta immunitaria dell’organismo infettato. Studi di coorte hanno evidenziato come pazienti che presentino una risposta anticorpale naturale nei confronti della proteina TAT abbiano una progressione clinica più favorevole. Questa osservazione è alla base della sperimentazione. Infatti, scopo dello studio è di verificare se sia possibile indurre una risposta anti-Tat mediante vaccinazione con la proteina ottenuta in laboratorio”.

La proteina TAT ha la caratteristica di non si modificarsi sostanzialmente nel corso dell’infezione ed è molto simile anche in soggetti provenienti da diverse aree geografiche (i.e. Africa) caratterizzate dalla prevalenza di ceppi virali differenti da quelli presenti nei Paesi industrializzati. Questo la rende una candidata potenzialmente ideale per la creazione di un vaccino terapeutico “universale”.

L’obiettivo secondario dello studio consiste nel proseguire le valutazioni di sicurezza del prodotto attraverso il monitoraggio degli eventuali effetti indesiderati che potrebbero emergere nel corso del trial.

“E’ importante ricordare – prosegue la dottoressa Mussini – che Fase II, si ribadisce, è diretta a valutazioni di immunogenicità e sicurezza dirette a ottimizzare le vie e dosi di somministrazione per la conduzione dei successivi studi di efficacia di Fase III. In assenza degli studi di Fase III, non esistono prove formali che la vaccinazione possa rappresentare un trattamento efficace contro la malattia. La vaccinazione non impedisce la trasmissione del virus pertanto, i partecipanti alla sperimentazione dovranno continuare ad evitare qualsiasi comportamento a rischio (dalle pratiche sessuali non protette agli scambi di siringhe).

Il Policlinico di Modena è stato scelto come centro coordinatore dello studio, cioè è stato quello che ha presentato per primo il protocollo al Comitato Etico e che quindi partirà per primo con gli arruolamenti dei pazienti. Tale scelta non è stata casuale, in quanto suggella una collaborazione scientifica in atto da alcuni anni tra il nostro gruppo e della dottoressa Ensoli. Attualmente e per tutti i mesi estivi verrà effettuato lo screening dei candidati, mentre gli arruolamenti inizieranno il 2 di settembre. A tale progetto per quanto riguarda la Clinica delle Malattie Infettive lavorerò io coadiuvata dal dottor Luca Bisi e dalla dottoressa Lisa Manzini, mentre vi sarà un costante monitoraggio psicologico da parte della dottoressa Maria De Paola.

“I requisiti di accesso alla sperimentazione – evidenza il professor Roberto Esposito, direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico – sono un’età compresa tra i 18 e 55 anni e una risposta immune umorale anti-TAT negativa. Questo perché soggetti che già hanno sviluppato la propria risposta immunitaria alla proteina TAT potrebbero influire negativamente sullo studio. Sono circa il 20% dei malati a sviluppare autonomamente una risposta immunitaria alla TAT. Altri requisito clinico essenziali sono avere un’infezione HIV-1 sottoposta a terapia antiretrovirale efficace cioè con carica virale plasmatici non rilevabile e con linfociti CD4+ superiori alle 400 cellule/uL. e un nadir dei linfociti T CD4+ maggiore di 250 cellule antecedente al trattamento con antiretrovirali. I motivi che stanno alla base di questi criteri d’inclusione sono relativi alla natura specifica dell’infezione da HIV che colpisce proprio il sistema immunitario. Infatti, trattandosi di uno studio di immunogenicità si è scelto di includere pazienti che avessero un sistema immunitario in qualche modo conservato e che quindi fornissero le migliori garanzie di risposta, cioé di produzione di anticorpi”.

“Esprimiamo soddisfazione per il fatto che la sperimentazione Anti Tat entri oggi nella seconda fase – ha commentato il dottor Maurizio Miselli, direttore sanitario del Policlinico di Modena – anche se sarà soprattutto la fase tre a permettere di verificare se il farmaco che stiamo sperimentando sarà solo una nuova cura molto efficace o come auspichiamo un vero e proprio vaccino. I tempi sono ancora molto lunghi e i costi elevati. È un motivo di orgoglio che il Policlinico partecipi assieme ad altri otto centri in Italia a questa avventura scientifica che potrebbe segnare una svolta epocale nella lotta a questa malattia. Il fatto che il nostro ospedale sia capofila della ricerca ci riempie di orgoglio e dimostra il grande livello di considerazione a livello nazionale che i nostri professionisti hanno raggiunto in tanti campi della ricerca compreso quello sulle malattie infettive. Il mio ringraziamento va a tutti gli operatori della Struttura Complessa di Malattie Infettive che da anni lottano contro questa e altre patologie con passione e tenacia”.

La Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena è da anni in prima linea nella lotta al virus da HIV. Assieme al Servizio Epidemiologico dell’Azienda USL essa ha promosso la nascita del portale web Help Aids che ora fa parte del sistema di comunicazione regionale e numerose campagne di informazione tra cui quella assieme al gruppo musicale dei Subsonica col quale è stato realizzato un filmato per internet di informazione sulla prevenzione e la terapia. Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena ed Azienda Usl di Modena partecipano all’Osservatorio Provinciale dell’HIV.

I DATI NELLA NOSTRA PROVINCIA
Cinquantatre nuovi casi di infezione da Hiv notificati in provincia di Modena, aumenta l’età delle persone che contraggono il virus, il contagio riguarda soprattutto gli eterosessuali con un’età sempre più elevata e non più solo determinate categorie. Sono i dati che fotografano la situazione nel 2007 in provincia di Modena, contenuti nel report annuale realizzato dall’Osservatorio provinciale sull’infezione Hiv, gestito da Azienda USL e Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena.

Il report è stato illustrato dal dottor Vanni Borghi della Struttura Complessa Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria e dal dottor Giuliano Carrozzi del Servizio di Epidemiologia dell’Azienda USL di Modena.
Considerando l’intero periodo di attività dell’Osservatorio a partire dal 1985, il numero totale di notifiche è stato di 1.903, di cui 1.344 uomini e 559 donne. Il tasso di incidenza relativo al 2007 è stato di 1,5 casi per 100.000 abitanti, valore inferiore a quello osservato per la Regione Emilia-Romagna, pari a 2,8. L’età media delle persone che si infettano è aumentata fino agli attuali 40 anni per gli uomini e 31 anni per le donne.

La trasmissione eterosessuale rappresenta, in provincia di Modena, il 64% dei nuovi casi nell’ultimo biennio. Negli ultimi anni il 40% delle notifiche riguarda stranieri ed in particolar modo in persone provenienti dall’Africa sub sahariana e dall’Africa meridionale, dove l’infezione da Hiv è endemica ed assume livelli di elevata diffusione.

Al Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità sono pervenute nel 2007 dieci nuovi casi di Aids riguardanti i residenti in provincia di Modena; i decessi sono stati invece sette.
“L’Osservatorio HIV è una risorsa fondamentale per la nostra provincia, in quanto costituisce un sistema di sorveglianza che, osservando l’evoluzione dell’epidemia, indirizza in maniera mirata le strategie di prevenzione – ha affermato la dottoressa Kyriakoula Petropulacos, direttore sanitario dell’Azienda USL – L’infezione negli ultimi anni ha subito cambiamenti notevoli e, sebbene non assuma più i connotati allarmistici dei primi anni ’80, ha caratteristiche tali da non permettere di abbassare la guardia. Sulla scorta di quanto ci viene suggerito dai dati dell’Osservatorio, è necessario continuare l’attento monitoraggio della malattia e promuovere una sempre più precoce effettuazione del test hiv da parte di chi ha avuto comportamenti a rischio”.
Il report 2007 contiene anche una importante novità. Per la prima volta è stato realizzato uno studio della sopravvivenza delle persone con infezione da HIV. Sono stati considerati tutti i casi di Hiv notificati fino al 31 dicembre 2007, suddividendoli in tre periodi (1985-1996, 1997-2001, 2002-2007) che in qualche modo segnano le tappe dell’evoluzione della terapia dell’infezione. Così il primo periodo è quello caratterizzato da terapia a bassa efficacia, il secondo da terapie con farmaci di prima generazione con notevoli effetti collaterali e l’ultimo periodo ha visto l’introduzione dei farmaci di seconda generazione, meglio tollerati e più efficaci.

Delle 1.903 notifiche è disponibile la sopravvivenza a fine 2007 per 1.836 persone residenti in provincia di Modena, di queste ne risultano in vita 949. La sopravvivenza ha avuto un netto miglioramento a partire dal 1997, fenomeno da attribuirsi all’introduzione della terapia antiretrovirale; miglioramento che è proseguito anche nel terzo periodo 2002-2007. Si è così passati da una sopravvivenza del 76% a 5 anni per il periodo 1985-96, al 93% per quello 2002-2007.
Una delle considerazioni che emerge dall’analisi è che il ritardo della diagnosi influisce negativamente sulla sopravvivenza e che, quindi, è estremamente importante effettuare il prima possibile il test Hiv perché i farmaci di cui disponiamo oggi sono altamente efficaci ed in caso di contagio con il virus è importante riconoscere precocemente l’infezione per attuare la terapia in maniera tempestiva.

INFORMAZIONI E CONSULENZA ON LINE SUL SITO WWW.HELPAIDS.IT
Il sito Help Aids, gestito dall’Azienda Usl e dall’Azienda-Ospedaliero-Universitaria di Modena, offre informazioni sulla prevenzione, le terapie, la rete dei servizi, i centri in cui è possibile fare il test hiv. Inoltre, grazie ad un servizio di counselling on line, si possono porre domande agli esperti con la garanzia dell’anonimato. Sono più di mille le persone che ogni anno pongono le proprie domande all’equipe di esperti formata da infettivologi, psicologi, ginecologi, ostetriche e consulenti in sessuologia.
Helpaids è un progetto unico nel suo genere a livello nazionale e, recentemente, è stato oggetto di un documentario per il web realizzato da “Casasonica”, etichetta discografica del noto gruppo torinese Subsonica. Per l’Azienda USL e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, la collaborazione con i Subsonica, nata in occasione della tappa a Modena del tour 2008 della band torinese, rientra nell’ambito del Programma Interaziendale “Comunicazione e promozione della salute” e fa parte delle attività innovative per sostenere l’adozione di sani stili di vita in nuovi contesti, più vicini alla vita dei cittadini modenesi, là dove ogni giorno vivono, studiano, lavorano e si divertono.
















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