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Sassuolo: stranieri non espulsi perchè privi di soldi o documenti

Raggiunti da ordini di espulsione ai quali non hanno ottemperato, tre cittadini stranieri sono stati rimessi in libertà dall’autorità giudiziaria, dopo un nuovo arresto, perché hanno dichiarato di non avere le risorse necessarie per rientrare in patria o di non essere in possesso dei documenti validi per l’espatrio.

A rendere noti gli episodi – che si sono verificati nei mesi di luglio e ottobre – sono il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini e il sindaco di Modena Giorgio Pighi, i quali hanno scritto al prefetto vicario Mario Ventura esprimendo «preoccupazione» e chiedendo di «convocare una seduta del Comitato per l’ordine e la sicurezza per una valutazione dei fatti, coinvolgendo il Procuratore della Repubblica».

Gli episodi in questione riguardano un cittadino marocchino e un nigeriano, arrestati dalla polizia municipale di Sassuolo per non aver ottemperato all’ordine di espulsione del questore di Modena risalente al 2005 e successivamente assolti in quanto, appunto, hanno dichiarato di non avere i soldi necessari né i documenti per tornare a casa. Un cittadino tunisino, arrestato sempre dai vigili di Sassuolo per lo stesso motivo, è stato invece condannato ma rimesso in libertà.

«Pur nel rispetto dell’organo che ha emesso queste sentenze – scrivono al prefetto Sabattini e Pighi – ci pare non possa sfuggire che, di fatto, mortificano e vanificano il prezioso lavoro delle forze di polizia che quotidianamente operano positivamente e fattivamente per contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Al tempo stesso – aggiungono – simili situazioni, oltre a risultare incomprensibili all’opinione pubblica, rischiano di accentuare la distanza tra cittadini e istituzioni dello Stato».

Per questo motivo il presidente della Provincia e il sindaco di Modena sottolineano la necessità di «valutare quali azioni si possono intraprendere, nel vigore dell’attuale legislazione, per evitare il ripetersi di situazioni che consentono troppo agevolmente al clandestino di protrarre la propria presenza sul territorio, anche nascondendo i documenti di identità o affermando di essere indigente, indebolendo l’azione di governo della clandestinità».

















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