Prendendo spunto dalla notizia dei “giocattoli prodotti in Cina con materiali pericolosi per la salute o non a norma sul piano della sicurezza”, il consigliere regionale di FI Andrea Leoni ha rivolto un’articolata interrogazione alla Giunta regionale, evidenziando che “questo problema non è di oggi, nonostante se ne parli poco, e riguarda tantissimi prodotti provenienti dall’estremo oriente e soprattutto dalla Cina che entrano normalmente nelle nostre case e sui quali non c’è sufficiente informazione”.
“Fra questi prodotti a rischio, perché tossici o pericolosi per difetti di costruzione, – afferma il consigliere – ci sono infatti alimenti come la salsa di pomodoro o il pesce, prodotti per animali, dentifrici, manufatti elettrici non a norma, tessuti ed oggetti colorati e/o incollati con sostanze tossiche”, per cui non varrebbero le stesse “giuste e severe regole sul piano della qualità e della sicurezza del consumatore” che sono richieste ai prodotti italiani.
Leoni ricorda anche che la Regione Emilia-Romagna avrebbe dato vita ad una partnership con alte Istituzioni emiliano-romagnole per un Centro a Shanghai che promuove le iniziative di collaborazione con la Cina anche in campo economico e che “molti prodotti cinesi” farebbero “concorrenza sleale ai prodotti italiani ed in particolare emiliano-romagnoli, come per esempio la passata di pomodoro”, “in quanto il loro costo estremamente basso e competitivo rispetto a quello dei prodotti europei, ed italiani in particolare, è determinato dall’utilizzo di manodopera sottopagata, senza alcuna tutela, e di materiali scadenti e/o pericolosi”.
Da queste constatazioni, Leoni presenta alla Giunta regionale una lunga serie di quesiti: come giudichi la notizia dei “giocattoli a rischio” realizzati da fabbriche cinesi e quali iniziative abbia messo in atto in Emilia-Romagna, per quanto di competenza, per il loro ritiro; se sia a conoscenza del fatto che molti prodotti, o parti di essi, provenienti da aziende cinesi e presenti anche sul mercato emiliano-romagnolo sono da considerarsi “pericolosi perché fortemente tossici o malfunzionanti”; quali iniziative, per quanto di competenza, abbia messo in atto per verificare quali prodotti, o parti di essi, presenti sul mercato dell’Emilia-Romagna, provengano dalla Cina e per controllarne l’eventuale pericolosità e quali azioni abbia attivato, attraverso il Centro di Shangai, unitamente agli altri partner emiliano-romagnoli, per sollecitare il Governo cinese ad ampliare i controlli sulla qualità dei prodotto esportati in Emilia-Romagna.
L’esponente di FI chiede inoltre alla Regione di intervenire presso il Governo italiano perché attivi controlli più severi sui manufatti provenienti dalla Cina, anche perchè “trattare con superficialità questa questione, già così grave, potrebbe trasformarla in un problema di inaudita portata nei prossimi mesi e anni”.
Il consigliere vuole quindi sapere a quanto ammontino le risorse messe a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna per il Centro di Shanghai e per le altre iniziative di collaborazione economica rivolte verso il mercato cinese, se la Giunta regionale sia a conoscenza del fatto che in Cina non esistono regole per la tutela dei lavoratori e che i bassi costi di produzione sono determinati anche dall’utilizzo di operai/schiavi e di materiali scadenti e se intenda sollecitare il Governo comunista cinese affinchè attivi regole di tutela ed adeguati salari per i lavoratori e controlli severi sulle materie prime utilizzate.
Leoni considera inoltre indispensabile che la Regione promuova campagne informative “più puntuali e diffuse” per i consumatori circa la “pericolosità di certi prodotti” provenienti dalla Cina, vuole sapere se per il basso costo di alcuni prodotti cinesi, come la passata di pomodoro, possa configurarsi “una sorta di concorrenza sleale” rispetto ad analoghi prodotti dell’Emilia-Romagna e richiede iniziative per una maggiore tutela dei prodotti regionali di qualità rispetto ad analoghe produzioni provenienti da altri mercati.
Ricordando infine che in Italia dovrebbe essere vietato l’utilizzo di pellicce di cani e gatti provenienti dalla Cina per realizzare manufatti o abbigliamento, il consigliere sollecita la Regione ad effettuare controlli perché in Emilia-Romagna non si vendano o non si utilizzino tali pellicce, anche negli esercizi gestiti da operatori cinesi.


