I produttori modenesi di Aceto balsamico e le Organizzazioni agricole del territorio avrebbero denunciato, con una “lettera aperta” indirizzata al presidente Prodi, pubblicata oggi su diversi quotidiani nazionali e locali, la decisione del Ministero per le politiche agricole che, “contrariamente agli accordi assunti a Roma nel giugno 2007, consentirebbe anche ai produttori esteri di utilizzare la denominazione Aceto balsamico per un prodotto che imita il nostro, realizzandolo con materie prime prodotte in tutto il mondo”, riducendo di fatto per i produttori locali “la possibilità di difendersi sul mercato internazionale dalla concorrenza sleale di prodotti esteri qualitativamente inferiori”.
Lo afferma il consigliere regionale di fi Andrea Leoni in un’interrogazione, in cui ricorda che l’Aceto balsamico “è uno dei prodotti gastronomici più significativi dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese e rappresenta l’eccellenza raggiunta dai produttori del modenese, anche grazie al fatto che viene realizzato con materie prime di qualità, provenienti da aree riconoscibili e circoscritte nell’ambito del territorio regionale”.
Considerando quindi “ormai palese la perdita di credibilità del Governo Prodi all’estero e la sua scarsissima forza contrattuale soprattutto nei confronti degli altri Paesi europei in particolare sul fronte del ‘Made in Italy’ e dei suoi prodotti”, che, anziché “tutelati e difesi”, “sono svenduti sul tavolo delle trattative”, Leoni chiede al Presidente della Regione quale giudizio esprima sull’intera vicenda e sulla lettera aperta in oggetto, se non ritenga che, in caso quanto scritto corrisponda al vero, “il Ministro competente e l’intero Governo stiano portando grave nocumento ai produttori di Aceto Balsamico modenese, all’agricoltura locale, alla Città di Modena ed all’intera regione Emilia-Romagna”, quali iniziative “urgenti” intenda intraprendere per chiarire questa vicenda e per indurre il Ministro ad assumere posizioni differenti e se non ritenga che “lo stesso Ministro e l’intero esecutivo di centro-sinistra” mostrino “un’inspiegabile sudditanza” nei confronti degli altri Paesi sul piano delle nostre produzioni, “determinando gravissime ripercussioni ai produttori italiani”.
