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Lettera aperta di Confesercenti ai parlamentari modenesi

La misura è davvero colma per le piccole e medie imprese modenesi, schiacciate da una pressione fiscale sempre più penalizzante e disorientate da norme che rendono il rapporto tra fisco e contribuente sempre più complesso, quasi caotico. Una situazione che mette a rischio lo sviluppo di moltissime aziende del nostro territorio.


È questa la denuncia forte di Confesercenti Modena, che scrive ai parlamentari modenesi una lettera aperta in cui chiede loro di intervenire rapidamente per attuare un’inversione di rotta nella politica fiscale che basi il rapporto fisco-imprese sul reale andamento economico e sulla reale struttura aziendale. Per l’Associazione va superata la logica degli interventi estemporanei per lasciare spazio a provvedimenti pianificati e concertati, perché solo in questo modo si può stabilire un rapporto corretto e trasparente con il fisco.

L’associazione stigmatizza in particolare tre preoccupanti situazioni che si sono tra loro sommate a danno delle imprese. Prima di tutto la Finanziaria 2007 che ha aumentato la pressione fiscale introducendo la revisione delle aliquote Irpef, l’aumento dei contributi previdenziali, oltre all’appesantimento della disciplina fiscale sugli immobili e la non deducibilità degli autoveicoli aziendali.

Poi, ad aggravare ulteriormente la situazione, la revisione unilaterale degli studi di settore. Un cambio di regole introdotto nel 2007 i cui effetti ricadono sull’anno precedente fiscalmente già chiuso, che sta aumentando la confusione e che, peraltro, si basa su indicatori generici non idonei a misurare le reali caratteristiche delle imprese e a cogliere le notevoli differenze esistenti tra i diversi settori

Infine un vero e proprio pressing del fiscale, sotto forma di invito a ravvedersi rivolto ad un numero elevatissimo di imprese qualora risulti che negli anni passati abbiano presentato dichiarazioni che, pur in regola con gli studi di settore, paiono al fisco incoerenti in alcuni indicatori. Anche in questo caso emerge un’anomalia nel rapporto tra fisco e impresa che mette a nudo l’incapacità dell’amministrazione finanziaria di svolgere a pieno i propri i compiti di controllo e verifica, scaricando sulle imprese ulteriori incombenze e responsabilità.
















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