L’Osservatorio quadrimestrale Anteverto – presieduto dall’assessore provinciale al Lavoro Gianluca Ferrari – si è riunito presso il Centro per l’impiego di Correggio alla presenza di numerosi rappresentanti delle forze sociali (Cgil di zona, Confartigianato di Correggio, Confartigianato Imprese), istituzionale (Provincia, Camera di Commercio, Comuni di Correggio e Campagnola), degli Enti di formazione (Cis, Centro Servizi Pmi, Fondazione Enaip) e di una folta rappresentanza di Agenzie interinali.
All’ordine del giorno, oltre alla consueta ricognizione sullo stato di salute del distretto dal punto di vista economico-produttivo e occupazionale, la presentazione della ricerca della ricerca “Professionalità, ma quali?” Curata dalla ricercatrice Simona Nicolini per conto del Centro Servizi PMI, alla quale è seguita una discussione vivace e ricca di spunti di riflessione.
Occupazione. Sostanzialmente stabile: a fine 2006 i disoccupati iscritti al Centro per l’impiego di Correggio erano poco più di un migliaio, il 70% dei quali donne, adulte e con basso titolo di studio (gli stranieri sono quasi il 20% del totale). Nel 2005 le imprese del distretto hanno richiesto 393 lavoratori e solo 3 richieste su 10 riguardavano figure generiche. Le assunzioni tramite il Servizio di preselezione del CPI sono state 164. “Sui profili generici l’incrocio domanda/offerta è molto difficoltoso – ha commentato la responsabile del Centro Simona Bottazzi – perché le imprese anche ad un operaio generico richiedono comunque il possesso di alcune competenze”.
Struttura economica. Correggio si conferma ancora un solido distretto industriale soprattutto nei comparti della metalmeccanica (40%) della gommaplastica e nel tessile-abbigliamento (30%), con una modesta crescita nelle costruzioni. L’agricoltura rappresenta un 25%. Le imprese non crescono dal punto di vista numerico, ma aumenta il numero degli addetti: una struttura produttiva dunque sempre più solida. Tra gli imprenditori crescono gli stranieri: pakistani e turchi nell’edilizia e cinesi nel tessile (soprattutto donne). Il 20% dell’imprenditoria è al femminile (la media provinciale si ferma al 16).
Formazione professionale. Scarsi gli investimenti in percorsi di formazione: sono 7 quelli approvati nel comprensorio nel 2006. In particolare sono le imprese più piccole quelle che faticano di più, come molto chiaramente è emerso anche dalla ricerca presentata ieri.
“La formazione dentro l’impresa – ha sottolineato la ricercatrice Nicolini – fatica a trovare spazio ed anche se tra gli imprenditori si sta facendo largo un desiderio di stabilità solo 3 imprese su 21 hanno in mente di formare i lavoratori. I percorsi di apprendimento sono spesso informali, per affiancamento e le criticità aumentano se l’azienda è di piccole dimensioni e con poche relazioni con l’esterno”.
Tutti i partecipanti al Tavolo hanno poi condiviso la necessità di restituire valore al lavoro. “E’ necessario – ha commentato l’assessore Ferrari – che la classe imprenditoriale compia un salto culturale investendo in progettualità, altrimenti si continua ad attirare solo manodopera generica che non risponde poi ai bisogni reali delle imprese, e con il rischio che i nostri giovani non vengano utilizzati o se ne vadano altrove, mentre il territorio continua ad attrarre investimenti, come dimostra la Landini motori che dopo la chiusura di uno stabilimento in Inghilterra tornerà qui a produrre 6000 trattori all’anno in due stabilimenti (3000 a Fabbrico e 3000 in un nuovo insediamento a Luzzara), che avranno bisogno di oltre un centinaio di figure professionali qualificate: ingegneri, periti, ma anche manodopera specializzata”.