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L’economia in Emila-Romagna: Federimpresa ‘c’è odore di ripresa’

L’andamento dell’economia nel 2006, fotografato attraverso l’elaborazione dei dati Prometeia, rispetta le previsioni di crescita elaborate dall’Osservatorio congiunturale sulla piccola e media impresa di Confartigianato Federimprese Emilia Romagna nel corso dell’anno.

Il Prodotto Interno Lordo della Regione è stimato in 125.149 milioni di Euro, con una variazione del +1,8% rispetto allo scorso anno, un dato che, raffrontato con le mediocri performance fatte registrare nel periodo 04/05 con una crescita dello 0,9%, evidenzia una fase di ripresa economica che proseguirà anche nel 2007 in cui il Pil salirà dell’1,4%. Una ripresa che rientra nel generale dinamismo del sistema economico nazionale e dell’area nord orientale in cui il Pil cresce rispettivamente dell’1,8% e dell’1,7%. L’Emilia Romagna continua ad essere un’importante figura economica del NordEst come confermato dal fatto che il valore aggiunto regionale complessivo raggiunge i 116.379 milioni di euro, pari al 39,1% di quello totale della macroarea.

Gli investimenti e i settori di attività
Notizie positive arrivano dagli investimenti che nel 2006 mostrano dei segnali di forte ripresa in particolare quelli in macchinari e impianti che crescono del 3,8%, così come gli investimenti fissi lordi che, nel corso dell’ultimo anno, sono cresciuti del 2,4%, un trend positivo che continuerà anche nel prossimo biennio. Rallenta invece il settore edilizio che, dopo un periodo di forte espansione in tutte le province, nel 2006 vede crescere gli investimenti in costruzioni e fabbricati appena dello 0,8% mentre nel 2007 il progresso sarà dello 0,4% a fronte di una crescita dello 0,8% nel resto d’Italia.
A conferma della ripresa complessiva che caratterizza lo scenario economico regionale la spesa per i consumi delle famiglie cresce dell’1,4% nel 2006 e dello 0,9% nel 2007. Mentre crescono industria, del +1,3%, e servizi, del +2,3% a restare al palo è l’agricoltura che perde l’1,6% tra il 2005 e il 2006 mentre nei prossimi anni riprenderà quota ma la vera ripresa arriverà solo nel 2009 quando il valore aggiunto farà segnare un +1,2%. Si conferma la flessione per il settore delle costruzioni che dopo un 2005 con una crescita vicina al 2% nel 2006 ha perso lo 0,2% ma si attende una modesta ripresa nel prossimo triennio.
Import ed export
Il saldo commerciale dell’Emilia Romagna resta positivo con un avanzo pari a 15.449 milioni di euro con una maggiore incidenza, rispetto al NordEst, delle esportazioni piuttosto che delle importazioni, un saldo positivo che risolleva il deficit nazionale che nel 2006 ammonterà a -19.891 milioni di euro.
L’analisi delle variazioni registrate dal 2000 e previste fino al 2009 non danno segnali incoraggianti: i tassi di crescita dell’import rimarranno superiori a quelle dell’export, soprattutto nel 2007 quando la forbice sarà pari a 1,3% con una crescita dell’1,5% delle esportazioni e un aumento del 2,8% delle importazioni.
Per quanto riguarda l’anno in corso si osserva una ripresa sostanziale rispetto al 2005 sia per l’export che per l’import, sebbene la prima sia più vigorosa della seconda facendo registrare un +3,7% contro un +3,1%.
L’occupazione
Non ci sono particolari modifiche per il mercato del lavoro con il tasso di occupazione della regione che nel 2006 si assesta sul 45,8% in linea con il Nord Est a 44,9% ma decisamente superiore al dato nazionale fermo al 39,2%. Dati incoraggianti anche dalla disoccupazione che in Emilia Romagna si ferma al 3,3% mentre nel Nord Est è al 3,4% e nel resto d’Italia al 7,1%.
Le dinamiche future risentiranno fortemente delle politiche che saranno attuate ma anche dalle performance economiche registrate nelle singole aree, al momento si prevedono ulteriori progressi nel 2007 con la disoccupazione che in Emilia Romagna si attesterà al 3,1%, a fronte di un 6,8% a livello nazionale mentre il tasso di occupazione dovrebbe attestarsi nei prossimi tre anni su valori oscillanti tra il 46% e il 46,5%, in lento ma costante aumento.
La performance provinciali
Le dinamiche provinciali ricalcano quanto previsto nella rilevazione di maggio con Parma a fare la parte del leone con una crescita al 2,5% mentre il fanalino di coda resta Ravenna con uno sviluppo meno dinamico che si ferma all’1,2%. Anche nel prossimo triennio sarà Parma a trainare l’economia emiliana ma a ritmi meno sostenuti con una crescita che nel 2009 si assesterà all’1,8% con elementi positivi anche per le altre province.

Notizie positive per il reddito disponibile per le famiglie che nel 2006 crescerà del 4,2% nonostante l’inflazione percepita ma a crescere sarà anche la spesa delle famiglie che spenderanno il 4,0% in più dell’anno precedente, mantenendo comunque positivi i margini di risparmio per tutte le province emiliane e romagnole. Uniche eccezioni Rimini e Forlì-Cesena che presentano un valore delle spese superiore rispetto alle entrate.

Il saldo commerciale tra importazioni ed esportazioni è consistente e nel 2006 si attesta a 15.449 milioni di €, con import a +3,7% ed export a +3,1%, ma non tutte le province esportano più di quanto importano: le pecore nere sono Parma e Ravenna che, rispettivamente, mostrano deficit pari a 394 e 302 milioni di € mentre l’avanzo più consistente si registra nelle province di Bologna e Modena. Le migliori performance in quanto a volumi di affari sono appannaggio di Modena con +5,9% e Ravenna con 5,1% mentre Piacenza non ha subito variazioni con il suo modesto +0,2%. La provincia che nel 2006 dipende maggiormente dai prodotti provenienti dai paesi stranieri è Ravenna con un incremento del 12,6% mentre alleggeriscono la bilancia commerciale Piacenza e Parma le cui importazioni sono calate rispettivamente del -9,3% e del -8%.

L’evoluzione dell’occupazione nelle singole province non si discosta dalla media regionale ma i progressi maggiori si potranno verificare nella zona parmense e ferrarese con un trend occupazionale che supererà il punto percentuale di crescita. Per quanto riguarda la disoccupazione i valori delle province si discostano da quello regionale fermo al 3,3% con Ferrara e Rimini che faranno registrare le peggiori performance con aumenti del 5,3% e del 4,6%.

















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