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Inflazione: Coldiretti, in campagna continua la deflazione

“Nei campi è piena deflazione con prezzi pagati agli imprenditori agricoli più bassi di dieci anni mentre sugli scaffali niente ‘sconti’ per i consumatori che hanno continuato a pagare più o meno gli stessi importi per l’acquisto dei prodotti alimentari.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la riduzione dell’8 per cento nei prezzi alla produzione agricola che si è verificata nei primi sette mesi dell’anno non si è trasferita adeguatamente nella vendita al dettaglio sulla base dei dati divulgati dall’Istat sull’andamento dell’inflazione nel mese di agosto.
L’aumento della forbice tra produzione e consumo dimostra – sostiene la Coldiretti – che esistono ampi margini da recuperare per consentire agli imprenditori agricoli di continuare a produrre alimenti di qualità al giusto prezzo e ai cittadini di approfittare delle proprietà di prodotti freschi e genuini che la provenienza nazionale può assicurare.

Occorre – sottolinea la Coldiretti – più trasparenza nel passaggio degli alimenti dai campi alle tavole nella formazione dei prezzi, nelle caratteristiche qualitative dei prodotti e nella correttezza dell’informazione sull’origine in etichetta. L’obiettivo – continua la Coldiretti – è un riequilibrio nei rapporti tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per la verifica dei margini, per remunerare gli agricoltori con prezzi adeguati ed evitare che, come è purtroppo avvenuto quest’anno, si verifichino riduzioni insostenibili con valori inferiori ai costi di produzione che stanno drammaticamente mettendo a rischio il futuro di molte coltivazioni.

Si tratta del risultato della moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola reso evidente dal fatto che, secondo una indagine della Coldiretti, per ogni euro speso per l’acquisto di prodotti alimentari, all’agricoltore vanno in media solo 7 centesimi per il grano contenuto nella pasta o nel pane, 9 per il pomodoro nella passata, 25 per il latte e 33 se si tratta di frutta o verdura. Fermo restando le differenze nei vari settori questo significa che mediamente i prezzi dal campo alla tavola aumentano di cinque volte e complessivamente – spiega la Coldiretti – dei 453 euro al mese che ogni famiglia ha destinato agli acquisti di alimenti e bevande nel 2004 oltre la metà per un valore di ben 231 euro (51%) sono andati al commercio e ai servizi, 136 (30%) all’industria alimentare e solo 86 (19%) alle imprese agricole.

Nei primi sette mesi del 2005, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l’Ismea – conclude la Coldiretti – i cali di prezzo più accentuati alla produzione agricola si sono verificati per i vini (-23 per cento), la frutta (-22 per cento), cereali (-11 per cento) per la produzione di pane e pasta, maiali (- 10 per cento), ortaggi (-8 per cento), le coltivazioni destinate alla trasformazione industriale (-7 per cento) e latte e derivati (-2 per cento).
















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