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Alimentare: olio, a rischio vendite dirette

La norma che, da domani, obbliga il
confezionamento dell’olio extra vergine di oliva in recipienti che hanno una capacità massima di cinque litri ”è attualmente inapplicabile nel nostro Paese”.

Lo denuncia il coordinamento delle unioni nazionali dei produttori olivicoli che, in una nota congiunta, ha nuovamente sottoposto al ministro delle Politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno, la richiesta di un suo intervento risolutivo presso le autorità comunitarie.
L’intervento richiesto, si legge nella nota, è teso ad ottenere lo slittamento dei termini e una modifica della norma
in questione che sottintende, preventivamente, l’adeguamento a norma igienico-sanitaria di tutti i locali adibiti ad operazioni di imbottigliamento, compresi anche quelli utilizzati dalle aziende famigliari per le vendite dirette al consumatore finale.

”Il sistema di vendita diretta italiano – si legge nella nota congiunta – proprio perchè sprovvisto delle autorizzazioni obbligatorie sanitarie, di cui si è avuta certezza solo da
qualche giorno, rischia di essere dichiarato fuori legge da una norma comunitaria che si preoccupa stranamente di vincolare la capacità massima del contenitore, ma nulla aggiunge alla trasparenza e qualità del prodotto confezionato”. L’acquisto di olio extra vergine di oliva direttamente dalla
produzione in Italia, rappresenta ancora il 30% del totale degli acquisti domestici, pari a circa 71.000 tonnellate, e sviluppa mediamente un mercato di oltre 350 milioni di euro all’anno. Più di tre milioni di famiglie italiane, il 15% del totale nazionale, acquista ancora oggi olio extra vergine di oliva allo
stato sfuso da cooperative olivicole, frantoi privati e direttamente da produttori olivicoli. L’acquisto avviene principalmente durante il periodo di produzione.
















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