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Vendite al dettaglio ancora in sofferenza in Emilia-Romagna

negozio-alimentariIn Emilia-Romagna, il settore del commercio non vede ancora la luce, ma il crollo delle vendite pare attenuarsi. Nel quarto trimestre del 2013 la contrazione delle vendite a prezzi correnti, rallenta passando dal 5,7 al 4,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012 per gli esercizi al dettaglio in sede fissa. Il 2013 si chiude invece con una caduta del 5,7 per cento, analoga a quella del 2012.

Queste alcune indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio realizzata in collaborazione tra Camere di commercio, Unioncamere Emilia-Romagna e Unioncamere.

L’andamento complessivo A livello nazionale, la situazione appare più difficile. Si aggrava l’eccedenza delle giacenze e le previsioni per il prossimo trimestre sono le peggiori tra quelle riferite nel quarto trimestre degli ultimi dieci anni, con la sola eccezione del 2012.

Le tipologie Le vendite del dettaglio specializzato vanno male: -6,2 per cento per gli specializzati in prodotti alimentari e -4,7 per cento per gli specializzati in non alimentari. La tendenza è negativa, ma molto più contenuta (-0,7 per cento) per le vendite degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini.

La dimensione L’andamento delle vendite è correlato alla dimensione aziendale, con un effetto soglia. È stato pesante (-6,7 per cento) per la piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti) e negativo (-4,1 per cento) per quella media (da 6 a 19 addetti), mentre per le imprese di maggiore dimensione (da 20 addetti in poi), la flessione è stata contenuta (-0,9 per cento).

Il Registro delle imprese Le imprese attive nel commercio al dettaglio a fine 2013 erano 47.752. Rispetto ad un anno prima sono leggermente diminuite (-0,4 per cento, 174 unità). La tendenza è risultata analoga a quella nazionale (-0,3 per cento). Crescono rapidamente le società di capitale (+4,5 per cento). Colpite anche dalla restrizione del credito, sono le società di persone (-1,4 per cento) e le ditte individuali (-0,6 per cento) a determinare la tendenza, nonostante l’ampia presenza di imprese marginali operanti come forma di auto impiego.

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