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Distretto Sanitario di Mirandola, tutte le attività principali sono ripartite. Previsti complessivamente investimenti per quasi 32 milioni di euro

foto-gruppoUn lavoro incessante e straordinariamente complesso, iniziato il giorno stesso della prima forte scossa. Da allora non è mai cessato e ha permesso di non far mancare in nessun caso i servizi essenziali, anche nelle fasi in cui l’emergenza era particolarmente acuta. L’obiettivo era – e rimane – la restituzione alla comunità dell’area nord della provincia di quel pezzo importante di sanità che è stato colpito dal terremoto; senza accontentarsi, se così si può dire, di ripristinare l’esistente, ma puntando al rafforzamento strutturale e organizzativo dei servizi ospedalieri e territoriali, e valorizzando il principio della rete, come indicato nel Piano Attuativo Locale (PAL).

Oggi, 19 aprile 2013, a undici mesi di distanza da quel terribile 20 maggio, che ha obbligato a evacuare gli Ospedali di Mirandola e Finale Emilia, l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Carlo Lusenti, i dirigenti dell’Azienda Usl di Modena, guidati dal direttore generale Mariella Martini, il co-presidente della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria della provincia di Modena, Emilio Sabattini e il sindaco di Mirandola Maino Benatti si sono incontrati per fare il punto sulla situazione nel distretto sanitario mirandolese. Un appuntamento non rituale che conferma, ancora una volta, quanto sia elevata l’attenzione rispetto a questo territorio.

“Da quel 20 maggio sono state fatte davvero molte cose, molti problemi sono stati affrontati e risolti. Questo grazie alla determinazione, alla competenza e all’abnegazione dei professionisti, allo spirito di squadra che ha sempre prevalso e alla comprensione dei cittadini che, ne siamo consapevoli, stanno comunque ancora sopportando dei disagi. A loro, però, voglio ribadire che l’attenzione è massima a partire dall’Ospedale di Mirandola, componente irrinunciabile della rete ospedaliera modenese, fondamentale per il territorio dell’Unione area nord. Si sta lavorando, giorno dopo giorno, grazie a un importante investimento complessivo, di circa 20 milioni di euro, affinché entro un anno – questi i tempi tecnici non comprimibili – si possa contare su una struttura completamente rinnovata, con una dotazione di posti letto e discipline mediche e chirurgiche che rispettino pienamente le previsioni del PAL” ha sottolineato il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena, Mariella Martini.

“Dopo il terremoto, come sindaci dell’Unione, abbiamo chiesto alla Dirigenza dell’Ausl di riportare all’Ospedale tutti i servizi che caratterizzavano il nosocomio. Avevamo chiesto di confermare le indicazioni strategiche del PAL con un punto fondamentale, che era quello dell’integrazione di tutta l’area nord in modo da avvicinare i servizi di qualità ai cittadini. Altro punto importante era quello dell’integrazione tra i servizi territoriali, l’Ospedale e i servizi socio-sanitari. Ciò sta avvenendo. Naturalmente, saremo di stimolo e attenti a che ciò avvenga secondo le necessità dei cittadini dei nostri territori e nei tempi concordati. Siamo particolarmente contenti che alcuni servizi non solo siano stati ripristinati, ma che sia in progetto un loro rafforzamento, come per il Pronto Soccorso e il reparto di Ostetricia-Ginecologia, che vedranno conclusi i lavori di ripristino tra la fine dell’anno e l’inizio del 2014” ha voluto precisare il sindaco di Mirandola Maino Benatti

Guardando al percorso realizzato sino ad ora, emergono in modo chiaro i molti traguardi raggiunti. Dal primo luglio del 2012, da quando cioè, parallelamente ai lavori di ripristino, è iniziata l’operazione di rientro, la maggior parte dei servizi garantiti dal Santa Maria Bianca sono stati progressivamente riattivati. Prima l’ambulatorio per la piccola chirurgia, poi quelli di pediatria, terapia antalgica, oculistica, ostetrica e ginecologia, odontoiatria e pneumologia.

Quindi le centrali tecnologiche, la farmacia, la TAC, la Radiologia, la risonanza magnetica, gli ambulatori di chirurgia e cardiologia, il CUP, la dialisi e la fisioterapie. A settembre è stato il momento della riattivazione del Day Hospital oncologico, degli ambulatori di ortopedia e cardiologia, oltre che della sala gessi. Da ottobre è ripartito il centro prelievi, è stata riaperta l’area medica con 52 posti letto, mentre a novembre è stata la volta del nuovo blocco operatorio, dell’attivazione della Medicina post acuzie, con 25 posti letto. Il 2012 si è quindi concluso con le benauguranti riaperture del punto nascita e degli ambulatori di pediatria.

Da gennaio ad oggi, invece, hanno ripreso a funzionare anche il vecchio comparto operatorio, l’endoscopia e la broncoscopia ed è stata attivata l’area omogenea chirurgia-ortopedia-ginecologia con 26 posti letto. In totale i posti letto nuovamente a disposizione sono quindi 130, dei quali 117 per la degenza ordinaria e 13 per le attività svolte in Day Hospital. Oltre al ripristino delle vecchie sedi ospedaliere, inoltre, sono in atto forti investimenti che prevedono l’introduzione nei reparti di degenza di tecnologie che consentano una maggiore sicurezza per gli operatori sanitari e i pazienti e l’adeguamento agli ultimi standard tecnologici dei comparti operatori.

All’incontro era presente anche il co-presidente della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria della provincia di Modena, Emilio Sabattini che ha colto l’occasione per ricordare che l’Ospedale di Mirandola, come peraltro indicato in modo chiarissimo dal PAL, è, e sarà anche in futuro, un punto di riferimento per il territorio, nell’ambito di una rete provinciale ed anzi, superata questa fase di transizione, uscirà ancora più moderno ed efficiente.

Osservando, poi, quanto accadrà all’interno del Santa Maria Bianca nel futuro prossimo va prima di tutto ricordata la ristrutturazione del Pronto Soccorso, un intervento che da solo vale 1 milione e 400mila euro, oltre ad una serie di spostamenti nelle sedi originarie legati al recupero progressivo di varie aree dell’ospedale. La tabella di marcia dei lavori prevede che il completamento degli interventi pianificati avvenga entro la fine del prossimo anno.

Oltre che sui muri, s’interverrà anche sull’organizzazione portando a termine la rimodulazione per intensità di cura, in linea con quanto previsto dal Piano Attuativo Locale.

Anche a livello distrettuale, la maggioranza dei servizi territoriali è tornata a una situazione di sostanziale normalità; inoltre prende sempre più forma il progetto della prima ‘Casa della Salute’ nell’area nord, vale a dire quella che sarà aperta a Finale Emilia. La sua apertura, come è noto, passa attraverso il recupero del vecchio padiglione dell’Ospedale, intervento per il quale è previsto un investimento di poco inferiore ai 6 milioni di euro.

La ‘Casa della Salute’ di Finale Emilia, al cui interno sarà attivo anche un reparto di lungo-assistenza con 20 posti letto, diventerà punto di riferimento per la popolazione del Nucleo di Cure Primarie di Finale per le attività di primo livello (esempio Medicina Generale e Servizio Infermieristico) e per una serie piuttosto ampia di attività specialistiche. Più nello specifico, si prevede di sviluppare un punto di Primo Intervento, aree per l’accettazione e l’erogazione di assistenza infermieristica, per i prelievi, la radiologia, per la riabilitazione, ambulatori in ambito psichiatrico, spazi per i medici di medicina generale e per i pediatri di libera scelta.

In chiusura l’Assessore regionale alle Politiche per la Salute, Carlo Lusenti, dopo avere ringraziato tutti gli operatori per la sforzo straordinario posto in essere per far ripartire i servizi, si è soffermato sulla capacità che tutti i soggetti coinvolti – Regione, Azienda Sanitarie, Istituzioni locali e mondo del volontariato – hanno mostrato nel lavorare in modo sinergico.

“Sicuramente il terremoto ha creato profonde criticità, ma è altrettanto vero che se governate, proprio le criticità, possono diventare un elemento che catalizza le energie migliori e che permette anche di accelerare alcuni percorsi di rinnovamento, che alla fine ci consegneranno un ospedale con una capacità assistenziale ulteriormente arricchita. A rassicurarci che questo percorso sarà portato a termine nel modo migliore possibile e rispettando i tempi, oltre alle capacità di coloro che stanno lavorando per il raggiungimento di questo obiettivo, c’è anche la certezza che questi interventi sono già interamente finanziati.”

TERREMOTO, I DANNI AL SISTEMA SANITARIO LOCALE

Il territorio della provincia di Modena è stato uno dei più colpiti dalle scosse di terremoto che il 20 e 29 maggio hanno devastato ampie zone dell’Emilia. Un territorio di 967 chilometri quadrati pari al 36% dell’intera provincia, abitato da oltre 230mila persone. Tre i distretti sanitari colpiti – Carpi, Mirandola e Castelfranco Emilia – che comprendono 18 comuni.

L’EVACUAZIONE DI TRE OSPEDALI

Sia dopo la prima che dopo la seconda forte scossa sismica si è reso necessario evacuare alcuni ospedali dell’azienda sanitaria locale: il 20 maggio quelli di Finale Emilia (39 posti letto) e di Mirandola (170 posti letto), il 29 quello di Carpi (280 posti). Nelle ore successive alla decisione di evacuare le strutture ospedaliere, il primo ostacolo da affrontare è stato il trasferimento dei pazienti in altri ospedali, o, quando possibile, le loro dimissioni. Un compito complesso, che è stato gestito al meglio grazie all’eccellente lavoro di coordinamento della Centrale Operativa del 118, all’impegno degli operatori e al supporto del volontariato.

UNA PRIMA RISPOSTA ALL’EMERGENZA: I PUNTI MEDICI AVANZATI

Contemporaneamente all’evacuazione degli ospedali danneggiati sono stati allestiti alcuni Punti Medici Avanzati (PMA), dotati di Pronto Soccorso e radiologie da campo. Sotto il profilo tecnico la loro funzionalità è stata garantita grazie anche all’intervento degli esperti del sistema informativo aziendale che, in poche ore, hanno assicurato il collegamento con le altre strutture aziendali a partire dai servizi che gestivano l’emergenza. Affrontata la prima fase di emergenza, gli ospedali di Carpi, Mirandola e Finale Emilia sono stati progressivamente rimessi in funzione, con interventi che hanno consolidato e ripristinato le strutture, le tecnologie e il comfort dei pazienti.

LA STIMA DEI DANNI

I danni al patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie di Modena, che ammontano a circa 39 milioni e 600mila euro, comprendendo gli ospedali e le sedi dei distretti danneggiate. Se si tiene conto degli investimenti necessari per le spese in tecnologia sanitaria, per le tecnologie informatiche e gli arredi sanitari, il totale sfiora i 46 milioni di euro (45.923.890). In questa cifra sono compresi 2,7 milioni assegnati, già in precedenza, all’Azienda USL di Modena per la ristrutturazione della Casa della salute di Finale Emilia. A questa cifra andrebbero però aggiunti altri 7,9 milioni di spese per beni e servizi legati alla gestione dell’emergenza acuta, arrivando così ad un totale di 53 milioni e 825mila euro. A fronte di questi costi, fra il dicembre 2012 ed il marzo 2013, l’azienda si è vista riconoscere, con tre diverse ordinanze del Commissario delegato per il terremoto, 27milioni di euro a parziale copertura dei danni. La ricognizione sulle cifre, si completa con gli incassi relativi ai rimborsi assicurativi (7,5 milioni) e alle varie donazioni per un totale di 8 milioni e 902mila euro. In questa cifra non sono compresi 1 milione e 896mila euro frutto dell’incasso relativo al “Concerto per l’Emilia” andato in scena il 25 giugno 2012 allo stadio Dallara di Bologna.

LA SITUAZIONE DEI TRE OSPEDALI A UN ANNO DAL SISMA

A quasi un anno dal sisma, le strutture ospedaliere evacuate hanno ripreso pressoché completamente le proprie normali funzionalità. Il Ramazzini di Carpi (10,6 milioni di danni) ha riaperto, a metà febbraio 2013, quasi tutti i propri reparti. L’ospedale di Mirandola (17,9 milioni di danni) ha riattivato vari reparti e ripristinate diverse funzioni di primaria importanza per i cittadini. Attualmente i posti letto operativi al Santa Maria Bianca sono 130. Progressivamente si arriverà al numero previsto dal Piano Attuativo Locale, che, fra l’altro, prevede la loro riorganizzazione per intensità di cura. Anche nell’Ospedale di Finale (danni per 4,7 milioni) sono attive diverse funzioni (come punto di primo intervento, radiologia, CUP, centro prelievi, ambulatorio infermieristico). Nel gennaio 2013 sono state riattivate pediatria di comunità, psicologia clinica, ambulatori di diabetologia e odontoiatria. Non è stato riaperto, invece, nessuno dei 39 letti del reparto di lungodegenza, attivo prima del terremoto, ma si sta operando per dare corpo alla ‘Casa della salute’, una struttura assistenziale intermedia di dimensioni rilevanti che ospiterà 20 posti di lungo assistenza, la cui realizzazione era già prevista.

LE DIFFICOLTÁ DEI SERVIZI TERRITORIALI

Il terremoto ha dato un duro colpo anche ai servizi sanitari territoriali, ovvero a tutte quelle attività legate alla salute che sono svolte fuori della vera e propria rete ospedaliera. Dopo aver superato una prima fase di gestione dell’emergenza, durante la quale si è lavorato per garantire la continuità assistenziale e la messa in sicurezza di tutti i pazienti, i servizi territoriali, organizzati per Distretto, hanno gradualmente ripreso le proprie attività.

MEDICI DI BASE E PEDIATRI, UN RUOLO STRATEGICO PER LA ‘RIPRESA’

Un ruolo molto importante, sin dalla gestione della prima emergenza sul territorio, è stato svolto dai medici di medicina generale (i medici di famiglia) e dai pediatri di libera scelta. Molti, soprattutto nel distretto di Mirandola, hanno avuto la loro sede danneggiata e dichiarata inagibile. Per questo si sono rapidamente organizzati, chi da solo o chi in gruppo, per approntare soluzioni alternative. Una presenza, questa, davvero essenziale per assistere la popolazione sfollata. Nel distretto di Mirandola medici e pediatri che hanno dovuto abbandonare i propri ambulatori sono stati 61 su 76. A metà febbraio, ancora 26 di loro erano operativi in container. Nel distretto di Carpi, invece, il giorno successivo al sisma hanno dovuto abbandonare gli ambulatori 24 medici su 77 e 7 pediatri su 15. Ad oggi sono operativi, in strutture temporanee, ancora 9 medici (nel comune di Novi) su 77 e un pediatra su 15.

LA GESTIONE DI ANZIANI E DISABILI NON AUTOSUFFICIENTI

Un aspetto particolarmente delicato della gestione dell’emergenza post-terremoto è stata la presa in carico delle persone cosiddette ‘fragili’ (anziani e disabili) che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e le case protette che li accoglievano. Nel distretto di Mirandola sono state evacuate 827 persone, fra anziani e disabili, provenienti dal proprio domicilio (circa duecento devono ancora rientrare) e 303 ospiti presenti all’interno delle cinque strutture residenziali. Di queste, quattro (Mirandola, San Felice, Cavezzo e Concordia), dopo il sopralluogo dei tecnici, sono state dichiarate inagibili (282 posti). Le strutture di Mirandola, San Felice e Cavezzo, ad oggi, hanno completato il rientro dei propri ospiti, mentre la struttura di Concordia (70 ospiti), dovrebbe essere riaperta entro breve. Meno complessa la situazione a Carpi. Nelle sei case protette del distretto erano ospitate 339 persone. Solo una struttura, a Novi, è stata evacuata. I 43 ospiti sono stati accolti sin da subito da altre case protette. Le persone fragili che hanno invece dovuto abbandonare la propria abitazioni sono state 265 (70 tuttora ospitate in strutture fuori distretto). Le maggiori difficoltà logistiche, legate all’assistenza delle persone ‘fragili’, sono state rappresentate dai trasporti, gestiti dal personale del 118 e dalle ambulanze delle associazioni di volontariato.

SUPPORTO PSICOLOGICO PER LA POPOLAZIONE

Un aiuto importante alla popolazione è arrivato dall’attività di supporto psicologico fornita da personale dell’azienda sanitaria locale, direttamente all’interno dei campi di accoglienza. Per diversi mesi, anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, gli psicologi sono stati a disposizione delle persone per aiutarle ad affrontare e superare il trauma del sisma. I cittadini che hanno usufruito del supporto psicologico sono stati 2.597 (di cui il 20% minorenni).

 
















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