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Gruppo Fiat, il centrosinistra: no al modello “Pomigliano”

Partito democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Italia dei Valori, Partito socialista Italiano, Partito dei comunisti italiani, Verdi hanno sottoscritto un documento unitario sulle imprese modenesi del Gruppo Fiat. Di seguito il testo integrale del documento.

Dal 1 gennaio 2012 le imprese modenesi del Gruppo Fiat (2 stabilimenti Ferrari, 2 stabilimenti Cnh, Maserati e Irisbus) usciranno da Confindustria a seguito della disdetta unilaterale del Contratto nazionale di lavoro e di tutta la contrattazione aziendale, frutto di 40 anni di relazioni sindacali.

Il regime contrattuale che sostituirà il precedente consisterà, verosimilmente, nella pura e semplice estensione del pessimo accordo di Pomigliano a tutti gli stabilimenti del Gruppo, che nella nostra realtà territoriale occupano un totale di 5 mila 200 lavoratori e lavoratrici.

Per noi forze di centrosinistra si tratta di scelte e prospettive inaccettabili per ragioni di metodo ma soprattutto perché si andranno a peggiorare le condizioni di lavoro di oltre 5 mila persone; è inaccettabile che, per volontà esclusiva dell’azienda, non si ammetta nessun tipo di replica o di contrattazione da parte delle organizzazioni sindacali presenti nei diversi stabilimenti, e che i lavoratorie le lavoratrici non possano né potranno pronunciarsi su questi cambiamenti strutturali.

La probabile estensione dell’accordo di Pomigliano agli stabilimenti modenesi, comporterà un peggioramento certo delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori e lavoratrici: il taglio delle pause nell’attività lavorativa, il taglio della copertura nei primi 3 giorni di malattia, straordinari obbligatori per un numero di sabati 3 volte superiore a quelli previsti dal Contratto nazionale di lavoro; e comporterà, inoltre, una netta mutilazione dei diritti sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici aderenti a organizzazioni sindacali non firmatarie dell’accordo stesso, che non potranno riunirsi in assemblea, né avere delegatisindacali e riscuotere i contributi sindacali per delega automatica: si tratterà di un vero e proprio regresso della democrazia nei luoghi di lavoro. Tutto ciò condurrà ad una frattura di trattamenti e diritti tra i dipendenti Fiat e gli altri lavoratori del territorio e quindi a rompere alla radice l’unità tra i lavoratori metalmeccanici e più complessivamente nel mondo del lavoro.

Lo strappo di Fiat è per noi incompatibile col contesto politico e sociale di questa regione e di questa provincia, che hanno operato per unire le parti sociali e le istituzioni in uno sforzo comune di coesione sociale: ieri con il Patto per attraversare la crisi, oggi con il nuovo Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Al tempo stesso le scelte di Fiat si collocano palesemente in contrasto con l’accordo sottoscritto tra le parti sociali il 28 giugno scorso, contrapponendo a questo un sistema di relazioni fondato sul conflitto sociale, l’incertezza dei diritti e delle regole. Nel difficile mercato globale è certamente perdente per un paese come l’Italia e una Regione come l’Emilia-Romagna perseguire la strada della competizione sul basso costo del lavoro e sulla compressione dei diritti dei lavoratori. Solo produzioni ad alto valore aggiunto, con investimenti in ricerca, innovazione, formazione del capitale umano e valorizzazione del lavoro, possono rappresentare gli elementi veri di competizione come hanno dimostrato fino ad ora scelte quali la Ferrari e la Maserati e come stanno dimostrando i grandi marchi automobilistici europei.

Nel rigettare le scelte e le prospettive della Fiat, le scriventi forze politiche ribadiscono viceversa la piena validità del sistema contrattuale fondato sul Contratto nazionale che l’azienda oggi rifiuta, e che, insieme alla contrattazione aziendale e a quella territoriale confederale, ha contribuito in modo determinante allo sviluppo ed alla coesione sociale nei nostri territori. Questo sistema contrattuale – che connota precisamente la caratteristica confederale e non corporativa del sindacato in Italia – è stato ed è alla base dell’unità del mondo del lavoro, presidio importante della democrazia nel Paese e fondamento dello sviluppo economico e sociale per l’insieme della società. Per queste ragioni, tanto più nella grave crisi che attraversa il Paese, esso non può essere sostituito con modelli contrattuali di carattere aziendalistico e, in quanto tali, totalmente subalterni alle logiche unilaterali delle aziende.

In questo quadro, crescono le preoccupazioni in ordine alla presenza della Maserati nel nostro territorio. La Maserati è oggetto di un piano di ristrutturazione che vede a Grugliasco il proprio baricentro. In quella sede sono previsti i nuovi modelli di autovettura, mentre nello stabilimento modenese che produce la gamma alta di autovetture non sono previsti, per adesso, nuovi modelli in grado di delineare una prospettiva produttiva ed occupazionale. Le Rsu ed i lavoratori da anni sono impegnati, purtroppo senza alcun risultato, a conquistare un livello adeguato di confronto tale da poter discutere del futuro dell’azienda e dei dipendenti.

Occorre moltiplicare gli sforzi, cosi come stanno facendo anche le istituzioni, per avere garanzie di continuità produttiva qualificata per l’azienda e per i lavoratori e lavoratrici nella loro sede storica di Modena senza se e senza ma, e a questo scopo le scriventi forze politiche si adopereranno per costruire le condizioni migliori che garantiscano uno sviluppo di qualità, così come, fin d’ora, affermiamo che l’area eventualmente dismessa da Maserati dovrà restare area adibita a produzione industriale.

A sostegno delle suddette posizioni, le forze politiche del centrosinistra rivolgono un appello all’unità dei lavoratori ed alle organizzazioni sindacali, consapevoli dell’importanza della posta in gioco per un futuro ineludibile di protagonismo e di valorizzazione del lavoro, così come chiamano tutte le istituzioni e le forze economiche e sociali a discutere e a sostenere una prospettiva di sviluppo e coesione sociale per il nostro territorio; per l’insieme di queste ragioni, indicono un’iniziativa pubblica di confronto che si terrà mercoledì 14 dicembre presso la sala Ulivi, in viale Ciro Menotti 137.
















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