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Immobile il 2006 delle piastrelle di ceramica italiane

Un preconsuntivo 2006 nel segno della conferma nei volumi, che prelude ad un 2007 in cui proseguirà questa sostanziale ‘calma piatta’. Ma sotto lo smalto della piastrella italiana covano forti tensioni sul versante dei costi industriali, la cui crescita del +3,78% nei soli primi sei mesi del 2006 – unita al deprezzamento del dollaro, ora su livelli record – schiaccia i margini reddituali delle imprese italiane, soprattutto di quelle di minori dimensioni.

Le previsioni per il prossimo anno prevedono una produzione stabile (-0,1%) a fronte della quale si segnalano lievi spostamenti delle quantità totali vendute (+0,6%) indirizzate sia in Italia (+0,3%) che in misura leggermente superiore sui mercati esteri (+0,8%). Pochi milioni di metri quadrati di differenza sui quali potrebbe attenuarsi l’ondata del caro petrolio, ma incidere in modo pesante il deprezzamento del dollaro e, con esso, del settore immobiliare degli Stati Uniti, primo mercato estero per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica.

Sono queste alcune delle principali evidenze de ‘La competitività dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica: costi, margini, quote di consumo e nuovi mercati’, il convegno tenutosi presso la sede dell’Associazione che ha visto le relazioni del Presidente di Assopiastrelle Alfonso Panzani, del Consigliere Delegato al Centro Studi dell’Associazione Marco Mingarelli, di Giorgio Barbolini e Susanna Rubbiani della Banca Popolare dell’Emilia Romagna e di Luigi Bidoia di Prometeia. Ha chiuso i lavori il professor Angelo Tantazzi, presidente di Borsa Italiana.

L’industria italiana delle piastrelle di ceramica.
Le stime sull’anno 2006 rilevano per le piastrelle italiane una produzione a 568,9 milioni di metri quadrati (-0,2%), vendite complessive a 562,8 (+0,5%) derivanti da 392,7 milioni esportati (+0,7%) e vendite domestiche stabili a 170,1 milioni. A fronte di una stasi nelle aree estere di più antica presenza italiana, si rilevano significative performance verso i nuovi Paesi entrati nell’UE (+6,9%), negli altri Paesi dell’Europea Orientale (+4,6%) e nel Medio Oriente (+7,7%). Occorre altresì aggiungere gli oltre 100 milioni di metri quadrati, in crescita, prodotti all’estero da aziende italiane.
Sul versante della redditività, emerge come anche il 2006 sia stato un anno di forte tensione sui margini aziendali. L’analisi svolta per la prima volta dal Centro Studi Assopiastrelle sulle dinamiche dei costi relativi al primo semestre 2006, evidenzia infatti una crescita del costo di produzione del +3,78%, determinato dall’impennata delle energie (+26,6% quella termica; +18,12% quella elettrica) e dalla crescita nel costo del lavoro, pari nei primi sei mesi dell’anno ad un +3,34%.

Le previsioni per il 2007.
Se anche per il prossimo anno i principali indicatori settoriali registreranno una sostanziale ‘calma piatta’, di interesse appare analizzare le previsioni relative alle primarie aree estere di sbocco. Il limitato +0,4% di crescita delle esportazione verso l’Europa Comunitaria ha un grande valore, perché si tratta dell’area che assorbe il 53% delle esportazioni totali italiane e perché rappresenta l’inversione di tendenza dopo anni di contrazione. Variazioni in Paesi come la Germania (+1% nei consumi di ceramica), Francia (+0,7%), Benelux (crescita nell’ordine del 3%), Regno Unito (+4%) ma soprattutto ‘Paesi nuovi entrati UE’ (+7,3%) rappresentano segnali a cui prestare attenzione.
Come un rinnovato interesse riveste l’area del Medio Oriente e nord Africa, che evidenziano un +3,5% atteso. Stallo per le vendite verso il nord America, in cui le oscillazioni del dollaro giocheranno un ruolo essenziale per capire intensità e direzione dei consumi di piastrelle, mentre prosegue la debolezza di aree lontane quali Australia e Far East.

Il mercato mondiale della ceramica.
Seppur su ritmi più lenti rispetto al passato, il consumo di piastrelle di ceramica – aumentato del +7,1% nel 2006 ed pari ora a 7,9 miliardi di metri quadrati – è destinato a crescere sia nel 2007 (+6,7%) che nel 2008 (+6,6%). A fronte di una Europa Comunitaria che si configura come un mercato di sostituzione ed un Nord America alle prese con il soft landing, emergono in modo chiaro le locomotive dell’Europa Orientale (+7,3% in ‘Nuovi Paesi Ue’) e gli ‘altri Europa’ (+9,1%) trascinati dall’area russa. Se si conferma nella ‘media dell’8’ la Cina, di rilievo appaiono le performance il Medio Oriente e in America Latina, aree che coprono ora poco meno del 20% del consumo mondiale.
Se da un lato le previsioni di ulteriore espansione nel consumo rappresentano una volta di più la conferma dell’interesse verso la piastrella, non vanno dimenticati gli squilibri valutari, nelle bilance commerciali e nei conti della pubblica amministrazione che colpiscono in modo pesante diversi grandi Paesi nel mondo, Stati Uniti in testa. E le cui politiche di rientro sono destinate ad incidere non poco sulle prospettive di sviluppo dell’intero pianeta ed anche del consumo di ceramica.
















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