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In Emilia R. mancano 100 mln metri cubi acqua

In Emilia-Romagna manca
acqua. Cento milioni di metri cubi all’anno per Coldiretti
regionale, “solo” cinquanta milioni per la Regione.

Con il convegno organizzato da Coldiretti, a Reggio Emilia,
é entrato nel vivo il dibattito sul Piano di Tutela della Acque
che la Regione Emilia-Romagna, secondo le direttive dell’Unione
europea, deve adottare entro il 31 dicembre prossimo.

Il dibattito avviato nelle settimane scorse tra il mondo
agricolo (che utilizza il 65% delle risorse idriche regionali) e
l’assessore regionale all’Agricoltura e all’Ambiente, Guido
Tampieri, è entrato oggi nel vivo ed ha segnato un punto
d’incontro tra la posizione di Coldiretti e Regione: entrambe
concordano nella carenza d’acqua. Per la soluzione, la Regione
propone interventi per risparmiare l’uso di acqua. “In una
situazione di calo delle precipitazioni e di crescita del
bisogno di acqua – ha detto Tampieri – riteniamo importante
usare nel modo migliore e quindi risparmiare le risorse idriche
che abbiamo a disposizione. Per noi è importante provare a
governare la domanda invece di correrle dietro”. La Regione ha
perciò deciso di finanziare interventi per sistemi di
irrigazione più efficienti, con minor uso d’acqua.
“Va bene risparmiare – ha detto il presidente regionale di
Coldiretti, Mauro Tonello – ma occorre anche fronteggiare i
cambiamenti climatici. Oggi piove molto in determinati periodi e
meno in altri. Per questo proponiamo di realizzare invasi
collinari e montani che ci consentano di raccogliere l’acqua
quando ce n’é in abbondanza per poterla poi riutilizzare nei
periodi di magra. Questo ci consentirebbe di dare un contributo
anche alla tutela dell’ambiente perché potrebbe assicurare più
acqua nei fiumi in caso di siccità”.
Tampieri si è dichiarato d’accordo per realizzare invasi
montani, “per i quali – ha detto – occorrono però proposte e
progetti precisi, territorio per territorio”.
L’assessore ha anche ricordato la mai realizzata diga di Vetto
(Reggio Emilia), sottolineando che occorre “valutare se ci sono
alternative possibili e realizzabili rispetto all’attuale
progetto”.
















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