Nuove regole per le tartufaie controllate e coltivate. La Regione Emilia-Romagna approva un insieme rinnovato di disposizioni che definiscono criteri uniformi per il riconoscimento, il rinnovo e la gestione delle tartufaie controllate e coltivate. Un intervento organico che aggiorna la normativa esistente, offrendo indicazioni più chiare agli operatori e rafforzando al tempo stesso la tutela ambientale e forestale nelle aree vocate alla produzione di tartufi.
In particolare, la nuova direttiva ridefinisce il dimensionamento delle superfici, aggiornando e rafforzando i requisiti tecnici e progettuali. Al tempo stesso viene messo a regime il sistema dei controlli ad opera degli uffici territoriali, che consentirà di vigilare sul rispetto dei requisiti per coloro che fanno domanda, a tutela del patrimonio tartufigeno e più in generale della cerca del tartufo, che coinvolge un numero in crescita di persone.
“Con questa nuova direttiva- spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- la Regione compie un passo importante verso una gestione più organica e responsabile delle tartufaie del nostro territorio. In questi mesi abbiamo realizzato un lungo percorso di confronto con le associazioni presenti in consulta, e quello che abbiamo approvato è il frutto di questo lavoro intenso e di mediazione fra i diversi interessi in gioco. L’obiettivo principale da cui siamo partiti è stato quello di valorizzare un prodotto di cui la nostra Regione è ricca, avendo la presenza di tutte e 9 le specie di tartufo, e che proprio per questo deve essere tutelato responsabilmente creando condizioni favorevoli che tengano assieme tradizione, tutela ambientale e opportunità economiche. Le tartufaie rappresentano un patrimonio prezioso in questo senso e noi vogliamo assicurarci che siano gestite con cura, competenza e continuità, queste regole vanno proprio in questa direzione. Nel 2026 poi – prosegue Mammi – rilanceremo la campagna informativa già avviata dalla Regione, che ha ricevuto molti apprezzamenti, e abbiamo previsto risorse per associazioni ed enti locali per avvicinare sempre più persone, a partire dai più giovani, alla conoscenza delle diverse specie, alle modalità di cerca e cavatura del tartufo, che ricordo è stata riconosciuta patrimonio immateriale dell’Unesco”.
La nuova direttiva
Le nuove disposizioni chiariscono innanzitutto come debbano essere presentate le domande e quale documentazione debba accompagnarle. Si stabilisce che il richiedente debba avere piena disponibilità del terreno per tutta la durata del riconoscimento e che le istanze siano accompagnate da una planimetria aggiornata, una perizia tecnica e un piano colturale dettagliato. Quest’ultimo deve descrivere con precisione le azioni previste per migliorare e gestire la tartufaia controllata: dalla regimazione delle acque alle opere di manutenzione, fino alla cura delle piante micorrizate.
Il provvedimento aggiorna inoltre i requisiti dimensionali richiesti. Per i privati la superficie deve essere compresa tra mezzo ettaro e cinque ettari, mentre per Enti pubblici, consorzi e associazioni il limite varia da uno a dieci ettari. Le tartufaie già riconosciute con estensioni maggiori possono comunque essere rinnovate, purché sia verificata la corretta attuazione del piano di miglioramento. Vengono anche introdotte nuove regole sulle distanze minime tra tartufaie e sulla necessità di escludere dal perimetro le fasce di rispetto lungo i corsi d’acqua demaniali.
Particolare attenzione viene riservata alla qualità delle piante messe a dimora e degli inoculi utilizzati: devono essere certificati, provenire da vivai autorizzati e rispettare standard riconosciuti a livello europeo, nazionale e regionale. Le attività di incremento e miglioramento devono essere realizzate da tecnici abilitati, in modo da garantire interventi coerenti con le caratteristiche colturali e ambientali del territorio.
Un aspetto centrale della riforma riguarda infine i controlli. I Settori Agricoltura territoriali svolgeranno verifiche puntuali, sia documentali sia in campo, con sopralluoghi tecnici da realizzare entro 60 giorni dalla presentazione della domanda. Il rinnovo del riconoscimento sarà possibile solo se gli interventi previsti dal piano colturale saranno stati effettivamente realizzati.
Le informazioni e la modulistica aggiornata saranno presto disponibili online sul sito della Direzione generale Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna.


