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Minori stranieri, anche non accompagnati, nuovi percorsi nei servizi sanitari: la Regione Emilia-Romagna capofila di un progetto ministeriale

Oltre 82.000 ore di mediazione interculturale attivate nel 2024 dalle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, tra presenza fissa, interventi programmati o urgenti e interpretariato telefonico. Un video tradotto in 11 lingue, oltre all’italiano,incentrato sull’importanza delle vaccinazioni per chi ha una patologia cronica. Un nuovo sito web https://salutemigranti.emilia-romagna.it/ (in fase di completamento) dedicato a tutti i progetti sanitari rivolti ai migranti più vulnerabili per garantirne il diritto alla salute, l’inclusione e la presa in carico integrata; sito che mette a disposizione degli stessi operatori, nell’hub traduzione, documenti in molteplici lingue da utilizzare in base al Paese di provenienza dei migranti.

Sono solo alcuni dei risultati ottenuti nell’ambito di un progetto ministeriale CCM – Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie che ha coinvolto, oltre alla Regione Emilia-Romagna come ente capofila, Toscana, Lazio e Sicilia.

Nato con l’obiettivo di realizzare un modello innovativo nei percorsi di accoglienza sanitaria, diagnosi, prevenzione e cura dei minori stranieri e dei minori stranieri non accompagnati, sarà al centro del convegno “Minori stranieri e minori stranieri non accompagnati: nuovi percorsi nei servizi sanitari” che si svolgerà domani, mercoledì 5 novembre, dalle ore 9 alle 16,30 a Bologna, nella sede della Fondazione Lercaro (via Riva di Reno 57). L’occasione per presentare, oltre alle azioni messe in campo attraverso il progetto, la “Mappatura delle attività di mediazione interculturale in sanità in Emilia-Romagna nel 2024” e altri due lavori: l’indagine “Tra norme giuridiche e pratiche quotidiane: l’applicazione del protocollo per l’accertamento dell’età dei Msna”, condotta dalla Fondazione Ismu in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, e la ricerca “Accesso alle cure dei minori e dei minori stranieri non accompagnati in quattro Regioni” (Toscana, Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia), realizzata dalla Toscana. Due ulteriori focus saranno dedicati allo sviluppo delle attività di prevenzione delle mutilazioni genitali femminili messe in campo nel Lazio e al lavoro di promozione della salute e delle vaccinazioni realizzato in Sicilia.

Tra i numerosi relatori in programma (in allegato), a presentare il progetto a inizio lavori saranno per la Regione Emilia-Romagna Luca Rizzo Nervo, delegato per le Politiche sull’immigrazione e la cooperazione internazionale della Presidenza, Giuseppe Diegoli, responsabile settore Prevenzione collettiva e Sanità pubblica, e Federica Casoni, responsabile settore Assistenza territoriale e ospedaliera.

Il progetto è nato per rispondere a un bisogno urgente: garantire ai minori stranieri, spesso in condizione di estrema vulnerabilità, un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari; attraverso un approccio integrato, interculturale e interregionale, l’obiettivo è quello di costruire modelli utili e concreti, replicabili su scala nazionale. Partendo, per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, da quanto già c’è: una rete, quella tra istituzioni, Terzo settore e professionisti sanitari, che è motore del funzionamento, della continuità e dell’efficacia degli interventi.

I dati in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna al 31 marzo 2025 si contavano 1.362 minori stranieri non accompagnati, pari all’8,82% del totale nazionale (16.187), un dato in calo rispetto ai picchi registrati nel biennio 2022-2023, ma in linea con l’andamento nazionale. La maggior parte è accolta nel territorio metropolitano di Bologna (33,11%), seguita da Ravenna 9,99% (136), Modena 9,25% (126), Forlì-Cesena 9,3% (123), con la distribuzione territoriale che sta diventando più omogenea. Il quadro demografico mostra che quasi 8 su 10 sono maschi e che il 43% ha 17 anni.  Metà dei minori è ospitata nei progetti Sai (Sistema accoglienza e integrazione), attivati su base volontaria dai Comuni. L’altra metà è accolta in comunità educative autorizzate a livello regionale.

Sul fronte giuridico, il 77% dei minori ha un permesso di soggiorno per minore età, mentre un altro 8% gode di protezione internazionale. I principali Paesi di provenienza sono Ucraina, Tunisia, Egitto e Gambia, anche se in Emilia-Romagna si registra una presenza relativamente minore di egiziani e gambiani rispetto al dato nazionale.

In Italia, dal 2017 per tutti i minori stranieri presenti sul territorio – con o senza genitori – ed indipendentemente dalla regolarità del soggiorno, è prevista l’iscrizione obbligatoria al Servizio sanitario nazionale e l’attribuzione del pediatra di libera scelta. Ma l’attività di accoglienza, cura e assistenza garantita dalla Regione per i cittadini stranieri – sintetizzata sul sito https://salute.regione.emilia-romagna.it/stranieri – spazia dai servizi per le famiglie, con i Consultori familiari e Spazi per le donne immigrate e i loro bambini, alla mediazione interculturale all’interno delle strutture sanitarie, dove operatrici e operatori sono a disposizione per facilitare l’accesso ai servizi e la relazione con il personale sanitario.

Un’attività, quest’ultima, che nel 2024 ha superato le 82mila ore. Nell’intera regione i servizi di mediazione interculturale in ambito sanitario coprono un totale di 33 lingue; tra quelle più richieste oltre all’inglese, albanese, arabo, bengalese, farsi, cinese, cingalese, romeno, russo, ucraino.

















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