Doveva essere l’anno della digitalizzazione. È invece l’ennesimo ritorno alla carta, che evidenzia fragilità e profonda inadeguatezza del sistema.
«In 24 ore abbiamo dovuto informare gli interessati, arrenderci al blocco dell’algoritmo che gestisce le supplenze e armarci di fogli per dare risposte al personale Ata in attesa di conoscere il suo destino. Algoritmo in tilt anche per i docenti di inglese delle scuole secondarie ed è caos sulle mini call che non hanno risolto il guaio dei docenti di sostegno. Ecco l’immagine plastica di un fallimento annunciato, a pochi giorni dalla ripresa delle lezioni», racconta Fiore Ciro, segretario generale aggiunto Cisl Scuola Emilia Centrale.
COSA ACCADE A REGGIO
Ecco cosa sta accadendo a Reggio: la paralisi informatica tocca prima di tutto 99 unità di personale Ata ancora ferme nelle procedure. Numeri che fanno rabbrividire, se si considera l’incidenza su una provincia di queste dimensioni e le ricadute reali su lavoratori, scuole e famiglie.
E poi: la sola graduatoria rettificata per la classe di concorso AB25 (docenti di inglese per le scuole secondarie) ha coinvolto 179 aspiranti. Le commissioni hanno valutato male i punteggi in graduatoria, il sindacato è intervenuto e ora le graduatorie sono state riformulate, con il rischio che altri ruoli già assegnati vadano a saltare.
Si aggiunge il disastro delle mini call veloci che hanno interessato 39 docenti di sostegno. Le mini call dovevano accelerare le supplenze, ma l’algoritmo non ha retto e l’Ufficio scolastico regionale ha cancellato tutto. Centinaia di docenti costretti a rifare le domande. «Promettevano efficienza – accusa Fiore – e hanno prodotto solo confusione. Intanto gli studenti rischiano di trovare la cattedra vuota».
«La scuola dovrebbe essere presidio di stabilità – insiste Fiore – invece oggi è un contenitore vuoto, privo del suo valore umano e professionale».
GESTIONE FRAGILE E INADEGUATA
Il sindacato non usa giri di parole: la gestione nazionale è fragile e inadeguata. «Un apparato che avrebbe dovuto semplificare – denuncia Fiore – si è trasformato nell’ennesimo ostacolo. Gli uffici locali hanno dato la massima disponibilità, ma da Roma arrivano solo piattaforme bloccate e risposte tardive».
I bollettini di nomina non escono e centinaia di lavoratori precari conosceranno la sede solo a ridosso dell’avvio delle lezioni, spesso con contratti spezzettati o su più plessi. È una precarietà strutturale che mortifica professionalità e diritto allo studio, creando incertezza e tensione diffusa. L’Ufficio scolastico provinciale di Reggio Emilia ha fatto il possibile. Centinaia di segnalazioni, ticket inviati per graduatorie invisibili e procedure inchiodate. Risultato: uffici lasciati soli, schiacciati tra scadenze e crescenti responsabilità.
APERTURE POMERIDIANE
Intanto l’assessora regionale Isabella Conti vede le scuole come presidio di legalità e propone aperture pomeridiane. Un progetto nobile ma che deve fare i conti con la realtà: caos organizzativo e carenza di personale impediscono di garantire anche le funzioni ordinarie. Il personale, spinto dall’animo e dalla vocazione, è schiacciato dalla macchina amministrativa, costretto a colmare vuoti e inefficienze senza gli strumenti necessari. L’apertura straordinaria può essere un progetto affrontabile solo quando questi problemi cronici saranno risolti, contiamo per questo sul pieno supporto dell’assessora.
QUI SI FERMA UN PAESE INTERO
In mezza Italia si registrano le stesse criticità: piattaforme in tilt, graduatorie che non si caricano, uffici costretti a improvvisare continuamente. Il ritorno forzato alla carta diventa il simbolo di un sistema che parla di modernità ma inciampa sull’essenziale. Una scuola che forma generazioni ma non riesce ancora a imparare dai propri errori e dalle esperienze accumulate. «Non è più accettabile – afferma la Cisl Scuola reggiana – che ogni settembre diventi sinonimo di emergenza. La giostra gira a vuoto, servirebbe un cronoprogramma nazionale che anticipi le scadenze. Invece ogni anno sembriamo costretti a rimettere indietro l’orologio di un mese. Senza una manutenzione seria, a fermarsi non sarà solo l’istruzione. Sarà l’intero Paese».