Nei giorni scorsi la Squadra Mobile della Polizia di Stato di Reggio Emilia ha dato esecuzione a una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del boss A.G., emessa dal GIP del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bologna.
L’uomo, già riconosciuto come uno dei vertici della cosca di ‘ndrangheta emiliana al termine del processo “Aemilia”, scarcerato per fine pena nell’autunno 2024, si trova detenuto da fine novembre 2024 per i delitti di intestazione fittizia di beni e di omessa comunicazione di variazione patrimoniale, finalizzate ad agevolare l’attività del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano.
Le nuove indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dalla Squadra Mobile, hanno fatto emergere ulteriori condotte illecite attribuite ad A.G.. Il boss, tra il 2019 e il 2022, tramite una società di cui era titolare occulto, è riuscito a rientrare in possesso di beni immobiliari precedentemente coinvolti in due distinte procedure esecutive presso il Tribunale di Reggio Emilia.
In particolare, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, avrebbe esercitato reiterate intimidazioni nei confronti di cittadini reggiani, aggiudicatari di un terreno rustico sito a Reggio Emilia, in via Pascal, per un importo di 92.000 euro, costringendoli a rivendere l’immobile alla società di cui lui era il titolare occulto, alle condizioni da lui imposte. L’utilizzo di minacce, anche telefoniche, e il ricorso alla forza intimidatrice derivante dalla sua appartenenza alla ‘ndrangheta avrebbero piegato la libertà di autodeterminazione delle vittime, cagionando ai due coniugi altresì un rilevante danno patrimoniale.
Nel corso dello stesso anno 2020, il boss, dopo aver appreso che la sua lussuosa abitazione con piscina sita a Reggio Emilia in via Strozzi, dove per motivi di salute stava espiando la pena di anni dodici in regime di detenzione domiciliare, era stata aggiudicata all’asta ad un offerente diverso rispetto ai suoi familiari che avevano partecipato all’asta nel suo interesse, con minacce, collusioni ed altri mezzi fraudolenti, impediva e comunque turbava il regolare svolgimento dell’asta, costringendo l’aggiudicatario, che aveva già versato la caparra per un ammontare poco superiore a 12.300 euro, a rinunciare all’aggiudicazione definitiva del complesso immobiliare, perdendo non solo un affare vantaggioso dal punto di vista patrimoniale ma anche la somma di denaro già versata.
Nei successivi anni l’uomo, con la collaborazione dei suoi familiari che partecipavano nel suo interesse alle aste presentando le relative offerte, riusciva di fatto ad aggiudicarsi l’immobile che veniva acquistato dalla società a lui riconducibile, e di cui era amministratore il fratello, condannato con sentenza di patteggiamento alla pena di anni uno e mesi otto e giorni quindici di reclusione per intestazione fittizia di beni finalizzata ad agevolare l’attività del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano.
Gli approfondimenti investigativi svolti sul conto di A.G., risultato ben attivo in tempi recenti in termini di “mafiosità”, nonostante la malattia e la condanna riportata all’esito del processo Aemilia, sono stati ampiamente condivisi dall’Autorità Giudiziaria, che ha ritenuto pienamente integrato il vaglio della gravità indiziaria ed ha emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del boss.
La società e il relativo patrimonio immobiliare di cui l’uomo era di fatto il dominus sono tuttora sottoposti a sequestro preventivo.
Nei giorni scorsi, la D.D.A. ha notificato ad A.G. e agli altri indagati l’avviso di conclusione delle indagini per le condotte sopra descritte e per altri gravi delitti, contestati con l’aggravante mafiosa.
Tenuto conto della fase procedimentale, vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.