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“Genitori” sulla carta d’identità dei figli di due mamme o di due papà

Li Calzi: "Finalmente si sana un'odiosa discriminazione"

immagine: Facebook

“Finalmente il Ministero dell’Interno decide di sanare un’odiosa discriminazione che imponeva alle coppie dello stesso sesso di essere registrate come “padre” e “madre” nelle carte d’identità elettroniche – dichiara l’assessora ai Servizi demografici Roberta Li Calzi -. “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dato piena legittimazione ai Comuni – a partire da Bologna – che registrano all’anagrafe le coppie di mamme, un’altra sentenza della Cassazione costringe il Governo a un passo indietro nella lotta senza quartiere che sembra avere ingaggiato contro le famiglie omogenitoriali.

Per noi è un’altra buona notizia perché elimina un impedimento al nostro dovere di utilizzare gli uffici di stato civile al servizio della cittadinanza e non per ostacolare il pieno riconoscimento delle diversità familiari, obiettivo per cui il Comune di Bologna è in prima linea da molti anni.”

La Corte di Cassazione, con sentenza n.9216 dell’8 aprile 2025, aveva stabilito che nelle carte d’identità le coppie dello stesso sesso andassero registrate come “genitori” e non come “padre” e “madre”, come previsto in modo automatico dal sistema di compilazione delle carte d’identità elettroniche. Questa falsificazione della situazione reale di quelle famiglie infatti, secondo la Cassazione, confligge con l’interesse superiore del minore e con la conformazione giuridica della sua famiglia.

Era stato il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, con il decreto del 31 gennaio 2019, a imporre che nelle carte d’identità elettroniche comparissero solo le diciture “padre “ e “madre” invece che “genitori” , impedendo così agli ufficiali di stato civile di compilare correttamente i moduli e alle coppie dello stesso sesso di essere riconosciute nella loro identità, in quanto una delle due mamme veniva registrata come “padre” e viceversa.

Già nelle settimane scorse l’UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, aveva chiesto al Ministero dell’Interno di intervenire sulla piattaforma ministeriale di rilascio delle carte elettroniche per consentire la corretta applicazione della sentenza della Cassazione.

Adesso, una circolare del Ministero dell’Interno (la n.54/2025) informa i Comuni che, a seguito della sentenza, la carta d’identità elettronica del figlio di una coppia dello stesso sesso dovrà riportare la dicitura “genitori” “al fine di assicurare la corrispondenza dei dati personali alla realtà giuridica familiare risultante dai registri dello stato civile”.

“Ora ci auguriamo che il Ministero provveda quanto prima ad eliminare gli ostacoli tecnici che hanno impedito fin qui al sistema di registrare correttamente i dati delle due mamme o dei due papà – conclude l’assessora -. Intanto condividiamo la gioia delle famiglie arcobaleno per questa ulteriore tappa verso il pieno riconoscimento della dignità e dell’uguaglianza giuridica delle loro famiglie”.

















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