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CCIAA Emilia, un nuovo progetto per lo sviluppo dell’Appennino

È dedicata all’economia montana, allo stato delle imprese e del lavoro, alle criticità e ai bisogni del tessuto imprenditoriale la prima annualità del progetto triennale che la Camera di Commercio dell’Emilia dedica allo sviluppo dell’Appennino delle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

Un’iniziativa di ricerca e animazione territoriale che si estenderà poi ad altri temi (tra i quali la condizione dei giovani e il sistema dei servizi), “puntando ad individuare – come spiega il Presidente dell’Ente camerale, Stefano Landi – possibili e concrete azioni in grado di ridare slancio a territori in cui permangono tendenze demografiche negative, fragilità dell’economia e del lavoro che si ripercuotono anche sulla sostenibilità dei servizi”.

“Gli indicatori di reddito e la dotazione di servizi in queste aree, specialmente nel crinale – prosegue Landi – continuano a mostrare deficit strutturali preoccupanti, ed è proprio per questo che ci stiamo impegnando su questo progetto di ricerca e animazione territoriale, in linea con le Strategie Territoriali per le Aree Montane e Interne (STAMI) attivate dalla Regione Emilia Romagna”.

“La consapevolezza che ci muove – osserva il presidente della Camera di Commercio dell’Emilia – è che tanto i problemi quanto le risorse della nostra montagna sono fragilità e patrimonio di tutto il territorio e concorrono, complessivamente, a determinarne fragilità e opportunità”.

“Al di là di tutte le implicazioni che primariamente riguardano le persone e le condizioni di vita in montagna – afferma al proposito Landi –  gli impatti di spostamenti, concentrazione di lavoro, residenze e servizi non sono compatibili con quello sviluppo sostenibile che è fatto, primariamente, di estensione e di accessibilità delle opportunità, di equilibri tra le diverse aree del territorio, di un uso delle risorse che ne comporti la rigenerazione e il mantenimento, e non sottrazioni o abbandoni”.

Secondo Landi vi sono diverse attività imprenditoriali che possono sicuramente allocarsi in montagna, senza determinare impatti negativi su un ambiente che va salvaguardato; “attività di studio, ricerca e innovazione, ad esempio – puntualizza Landi – possono avere effetti molto positivi sull’economia montana e su quella di tutto il territorio, ma necessitano di una serie di infrastrutture, soprattutto immateriali, che oggi sono assolutamente carenti”.

“Con il progetto appena avviato – conclude Landi – vogliamo individuare concretamente e sostenere proprio queste linee di sviluppo possibile, raccogliendo i nuovi bisogni di imprese in cui le modalità di lavoro sono profondamente cambiate (basti pensare allo smart working), insieme alle valutazioni e alle proposte di tutti i soggetti dello sviluppo locale”.

Il progetto camerale sarà sviluppato in collaborazione con il Laboratorio di Economia Locale (LEL) dell’Università Cattolica.

















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