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Oggi a Bologna un evento sulla cultura della donazione alla scienza del corpo umano post mortem

Una possibilità importante per la tutela degli animali e dell’uomo e per l’avanzamento della conoscenza, educando al rispetto degli altri e della loro vita. Questo l’obiettivo del progetto lanciato avviato da LAV in collaborazione con l’Istituto Italiano di Bioetica per promuovere la donazione alla scienza del corpo umano post mortem.

La donazione del corpo post mortem  permette di studiare il funzionamento dell’anatomia umana e simulare interventi chirurgici complessi, in un ambiente controllato, migliorando le competenze dei medici a beneficio di tutti gli esseri viventi, umani e non umani.

Su questo tema si è tenuta quindi oggi a Bologna, presso le Serre dei Giardini Margherita, una tavola rotonda in cui sono intervenuti esponenti nazionali del settore, tra cui la professoressa Luisella Battaglia, docente ordinario di Filosofia morale e Bioetica e direttore scientifico dell’Istituto italiano di Bioetica, oltre che membro del comitato nazionale per la bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri; e il professor Stefano Ratti, medico e docente di Anatomia Umana al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Alma Mater, che dirige da anni il Centro dell’Università di Bologna, punto di riferimento nazionale per questa importante iniziativa. Bologna è stata scelta non a caso, in quanto città simbolo della cultura universitaria, che ha reso noto sin dal 1500 l’importanza dell’uso dei cadaveri per la conoscenza dell’anatomia umana.

Il corpo donato è spesso il “primo paziente”, la prima persona con la quale il futuro medico può rapportarsi come specialista; uno strumento fondamentale col quale imparare l’anatomia, la fisiologia oltre al rispetto e l’empatia, caratteristiche fondamentali per ogni professionista.

Donare il corpo alla scienza è molto più di una scelta personale: è un atto di generosità anche verso gli animali perché, ancora oggi, migliaia di animali vengono utilizzati per fini didattici nonostante le leggi siano particolarmente restrittive e supportino l’uso di metodi alternatividichiara Michela Kuan, responsabile scientifica dell’area ricerca senza animali LAVAuspichiamo che questo progetto possa creare il cambiamento culturale necessario per superare il ricorso agli animali anche nella didattica e funga da vettore per implementare l’importanza sociale della donazione”.

Prima del 2020, la donazione del corpo alla scienza nel nostro Paese si basava su riferimenti legislativi risalenti al 1933. Solo con la Legge n.10 del 10 febbraio 2020, sostenuta da LAV, l’Italia ha finalmente introdotto una normativa sulla donazione dei corpi dopo la morte per fini di studio e ricerca scientifica.

Donare è un gesto che permette un’alternativa etica e sostenibile, contribuendo concretamente anche alla visione One Health, che riconosce e tutela l’interconnessione tra la salute degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente.

 

Nella foto, da sinistra a destra: Stefano ratti, Università degli Studi di Bologna; Michela Kuan, LAV; Valeria Albanese, LAV; Ivo Viaggi, Aido; Paolo Donadoni, avvocato.

















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