Ha fatto tappa oggi a Boretto la terza edizione di Goletta del Po, l’iniziativa di Legambiente partita ieri da Cremona che pone al centro della sua edizione la tutela e la salvaguardia del Fiume Po. Nell’edizione 2007 della discesa lungo il Grande Fiume si navigherà a bordo di una house-boat che sabato 1 settembre approderà a Porto Barricata sul Delta del Po.
Con il contributo di ARPA Emilia-Romagna e attraverso la sua struttura di ricerca oceanografica Daphne, saranno effettuati oltre 20 campionamenti d’acqua per ricercare macronutrienti (azoto, fosforo, ecc.) responsabili dell’eutrofizzazione dei corsi d’acqua e rilevare la penetrazione del cuneo salino nelle acque del fiume.
“Il Po è il fiume più sfruttato d’Italia – ha dichiarato Massimo Becchi, portavoce di Operazione Po 2007 – problema prioritario è la mancanza di una politica unitaria sulla gestione della idrologia del fiume e dei suoi tributari, anche a causa dei troppi enti ed istituzioni anche locali che, con scarsi risultati, cercano di porre mano alle piene e ai momenti di scarsa portata. Inoltre troppa acqua viene prelevata, in particolare per usi irrigui, rispetto a quella che arriva dal sistema alpino, vero serbatoio del fiume grazie ai ghiacciai e agli invasi lacustri e idroelettrici, così quello che arriva in Emilia è un fiume altamente inquinato e con portate ben al di sotto della media storica”.
“A differenza del Piemonte – ha aggiunto Becchi – che ha istituito tre parchi regionali lungo l’intero corso del fiume a partire dalle sue sorgenti, nella nostra regione si fanno molte dichiarazioni d’amore per il Po a cui conseguono ben pochi atti e progetti per rilanciare l’importanza ed il valore, anche turistico, che potrebbe derivare da una politica di tutela e valorizzazione delle terre del grande fiume, che puntualmente ogni estate si riduce ad un colatoio di poche acque drenate dai campi, e per di più inquinate da reflui zootecnici, civili e industriali”.
“Il Po – ha dichiarato Luigi Rambelli, Presidente di Legambiente Emilia Romagna – è un grande fiume, in passato arteria vitale di gran parte del nostro Paese, e giace ora marginalizzato, oggetto di rapina delle sue risorse (acqua, sabbia e ghiaia) per cementificare il territorio e alimentare un’agricoltura industriale che non ha futuro e, addirittura, come via per improbabili traffici commerciali (o piuttosto lucrosi appalti di opere inutili o dannose). Ora – ha aggiunto
Rambelli – ci sono le condizioni per poter riportare il grande fiume agli antichi fasti come elemento di identità di un vasto territorio che veda la tutela delle acque, la restituzione delle aree
funzionali all’autodepurazione e alla sicurezza idraulica; la rinaturalizzazione di alveo, golene
e sponde; la realizzazione di aree protette combinate con produzioni agroalimentari di
qualità; lo sviluppo di un turismo fluviale che potrebbe aiutare la rinascita della vita nei borghi e nei territori adiacenti”.