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Fiorano: Consiglio comunale, ‘Difendiamo il sistema sanitario nazionale’

consiglio_comunale_fiorano1Il Consiglio Comunale di Fiorano Modenese ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dal consigliere Francesco Melandri del Partito Democratico.
Il documento chiede al Presidente della Repubblica di vigilare sul rispetto dell’Art. 32 della Costituzione, nel quale si sancisce che ‘La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge’.
Chiede al Presidente del Consiglio ed al Ministro della Salute il rispetto degli impegni assunti nella agenda di Governo: riattivare il processo di definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza; definire, di concerto e con le Regioni, il Patto per la salute 2013-2015; impostare i criteri per il riparto del FSN 2013, sulla base dei costi standard previsti dalla disciplina sul federalismo fiscale; migliorare l’accesso alle cure per i portatori di malattie rare; attuare il piano per la non autosufficienza e promuovere l’assistenza domiciliare per gli anziani.
Chiede al Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e all’Assessore Regionale alle Politiche sociali e della salute di continuare ad adoprarsi per il mantenimento dell’efficienza e sostenibilità del Sistema  Sanitario Regionale, nel rispetto dei propri ambiti di operatività, e dei principi di universalità, equità ed uguaglianza dello stesso nei confronti dei cittadini dell’Emilia Romagna e di tutto il nostro Paese.

L’ordine del giorno è motivato dall’analisi della situazione attuale della sanità italiana e dalle dichiarazioni dei suoi principali protagonisti istituzionali, riassunti nella premessa del documento.
La spesa sanitaria rappresenta oggi il 9% del Pil nazionale, ma il nostro paese ha il finanziamento e la spesa sanitaria, sia pubblica che complessiva, più bassi della media Ue (al disotto di quella di Francia 11,6%, Germania 11,6%, Regno Unito 9,6%, Spagna 9,6%, Svizzera 11,4%, Belgio, Portogallo, Austria, Danimarca, Olanda, Svezia e Grecia) e dei paesi Ocse.
La Sanità Italiana è stata promossa dall’OCSE secondo i dati contenuti nell’ultimo rapporto ‘Healthat a Glance’ dell’Oecd (Organisation for Economic Co-operation and Development), che riguarda 34 Paesi.
Il presidente della Corte dei Conti, per quanto riguarda il capitolo Sanità,  nel riepilogare i tagli del Ddl e quelli delle manovre precedenti ,ha affermato che questi corrispondono ad un totale calcolato in oltre 31 miliardi dal 2010 al 2014. Per la Corte “va innanzitutto osservato che, se la metodologia di quantificazione utilizzata mira ad evidenziare la presenza di inefficienze e distorsioni nella gestione degli acquisti, la scelta di operare una riduzione “indistinta” del finanziamento del SSN a cui contribuisce lo Stato, potrebbe produrre effetti indesiderati. L’onere della riduzione verrebbe distribuito omogeneamente in base ai criteri di riparto del fabbisogno, facendo perdere di rilievo alle modalità di determinazione degli eccessi di spesa e penalizzando le realtà più virtuose”. E questo a prescindere da tutti gli indicatori internazionali che continuano a segnalare che l’Italia spende meno degli altri Partner europei in valori assoluti e in percentuale sul Pil.
Le Regioni saranno chiamate a coprire eventuali disavanzi sanitari tramite l’attivazione dei meccanismi automatici previsti dalla legislazione vigente.
Gli ulteriori tagli previsti dopo quelli già approvati dal DL 95/2012 convertito in Legge 135/2012, minano l’equilibrio di bilancio sia delle Regioni che attualmente sono in equilibrio sia quelle che hanno già intrapreso  la via del risanamento attraverso l’approvazione dei piani di rientro. Le ultime manovre finanziarie hanno ridotto il finanziamento del fondo sanitario riportandolo nel 2013 al di sotto del finanziamento previsto per il 2012, senza tener conto del tasso di inflazione ben al di sopra di quello programmato, dell’aumento delle aliquote IVA e dei risparmi di spesa dello Stato addossati ai cittadini con l’aumento dell’addizionale IRPEF nel DL SalvaItalia (DL 201/2011- convertito in Legge 214/2011).
A dispetto del merito di associare, pur tra carenze e limiti, una spesa tra le più basse in Europa con indicatori di salute tra i migliori, e della importanza economica della filiera della salute, capace di produrre, compreso l’indotto, l’11% del Pil ed occupazione complessiva di circa 2,5 milioni di unità, la sanità italiana è diventata il settore più bersagliato da tagli lineari come testimoniano le ultime leggi finanziarie.
La crisi della sanità pubblica, stretta tra carenza di risorse economiche, strutturali e professionali, conflitti istituzionali, commissariamento dei commissari regionali alla Sanità, sta cambiando pelle al nostro servizio sanitario. Diminuisce il perimetro di intervento pubblico ed il numero dei presidi sanitari, cresce il ticket a carico dei cittadini favorendo il trasferimento di risorse economiche nel settore privato puro, sale il carico fiscale mentre calano quantità e qualità delle prestazioni erogate. Si attaccano i principi di universalismo ed equità, propri di un servizio sanitario pubblico e nazionale, caricando la spesa sanitaria, pur inferiore del 40% a quella dei nostri vicini europei, sulle tasche dei cittadini. Ticket, tagli e tasse sono gli unici provvedimenti in campo, insieme con il cedimento delle tutele, forieri di un sistema pubblico povero per i poveri che si intravede in prospettiva, al di là della mancanza di una esplicita volontà politica in tal senso. Questi fenomeni allargano le disuguaglianze frantumando la coesione sociale, e, nello stesso tempo, rallentano lo sviluppo della moderna medicina, della ricerca tecnologica sanitaria, della innovazione, della formazione, ipotecando così anche un pezzo di futuro delle professioni e acuiscono la crisi del carattere unitario del servizio sanitario la cui disarticolazione, con la presenza di più sistemi a diverse garanzie, rende efficacia, qualità e sicurezza delle cure funzione del codice postale, il rischio clinico una variabile della latitudine in una inaccettabile ri-modulazione dei diritti dei cittadini che porta a galla tutti i limiti di un declamato e decantato federalismo sanitario.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti ha dichiarato: “La sostenibilità del Ssn è a rischio. Servono nuove modalità di finanziamento”, affermando inoltre che “la crisi ha colpito tutti  e il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri  potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni”. “La posta in palio – ha concluso Monti – è altissima e anche l’innovazione medico scientifica, soprattutto in fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida, considerando il parametro costo-efficiacia non più residuale, bensì d’importanza critica”.
Il presidente dell’Agenas, Giovanni Bissoni, ha deciso di intervenire sulla riforma del sistema di finanziamento del Ssn sostenendo che “a seguito delle dichiarazioni del Presidente Monti, e nonostante le note ufficiali della Presidenza e le rassicurazioni del Ministro Balduzzi, si è aperto un dibattito sulla sostenibilità del Ssn e sulla ricerca di nuove fonti finanziarie che non risulta del tutto comprensibile”.
Sempre il 29 novembre 2012  il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, parlando al termine di una serie di incontri con i gruppi parlamentari del Senato sulla legge di stabilità ha dichiarato: “Con queste risorse non ci sono le condizioni per fare un nuovo Patto sulla salute. E’ un problema serio per il paese e il governo”, lo ha sottolineato il Presidente Errani ed ha spiegato come con i tagli derivanti dalla legge di stabilità sia impossibile fare un nuovo Patto con il Governo, e quindi ha indirizzato al Governo una chiara richiesta: “Chiediamo che ci sia almeno la parità di risorse tra il 2012 e il 2013. E’ la prima volta che succede nella storia che si riduce di un miliardo la cifra assoluta, reale e valuteremo quali azioni assumere in relazione ai tagli insostenibili contenuti nella legge di stabilità”.

















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