Prende vita dalla sensazionale scoperta di numerosi corpi mummificati rinvenuti nella cripta della chiesa parrocchiale di Roccapelago, sull’Appennino modenese, la mostra “Le vesti di sempre: gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsampolo del Tronto. Archeologia e collezionismo a confronto”. Promossa da Museo civico d’arte di Modena, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Comuni di Pievepelago e di Monsampolo del Tronto, l’esposizione inaugura sabato 22 dicembre a Palazzo dei Musei in largo Porta Sant’Agostino 337.
Un’ampia varietà di reperti diventa protagonista di un originale evento espositivo, aprendo inediti scorci storici e culturali, culminanti nella presentazione di una mummia di Roccapelago avvolta da una camicia-sudario in canapa grezza. Assieme ai corpi furono ritrovati anche parte degli abiti, monili, medagliette e altri oggetti devozionali. I materiali, esposti la scorsa estate nel luogo del ritrovamento, diventano oggi parte di un inedito percorso espositivo, dialogando con antichi strumenti di tessitura, dipinti e alcuni capi provenienti dalla cripta della chiesa dell’Assunta di Monsampolo del Tronto, teatro di un analogo rinvenimento. Al visitatore si offre così un coinvolgente sguardo sull’abbigliamento popolare tra Settecento e Ottocento. Non cimeli preziosi o narrazioni eclatanti, ma fragili frammenti di vite vissute, racchiuse in umili vesti, monili o medagliette appartenuti a uomini, donne e bambini, protagonisti anonimi di un’antica quotidianità, il più delle volte fatta di fatica e miseria. Pochi oggetti che hanno accompagnato gli abitanti di Roccapelago e Monsampolo del Tronto per tutta la vita, fino alla morte e oltre, diventano oggi i soggetti principali di un inedito sguardo sulle due piccole comunità che nelle proprie chiese parrocchiali hanno conservato nel tempo le memorie forse più intime, databili tra il 1600 e il 1850, e tornate alla luce in tempi recenti. La mostra è curata da Lorenzo Lorenzini e Thessy Schoenholzer Nichols e sarà aperta da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 (25 dicembre e 1 gennaio aperta solo al pomeriggio).
VITA E MORTE IN ANTICHE COMUNITÀ RURALI
Comprende gli abiti trovati sulle mummie il percorso espositivo che inaugura il 22 dicembre
Culmina con la presentazione di una mummia di Roccapelago, avvolta da una camicia-sudario in canapa grezza, ma presenta anche abiti, monili, medagliette devozionali e alcuni quadri, la mostra “Le vesti di sempre: gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsampolo del Tronto. Archeologia e collezionismo a confronto”, curata da Lorenzo Lorenzini e Thessy Schoenholzer Nichols. L’inaugurazione è prevista per sabato 22 dicembre alle 17 al Museo civico d’arte di Modena, in largo Porta Sant’Agostino 337. La mostra sarà aperta da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 (25 dicembre e 1 gennaio aperta solo al pomeriggio).
Dal sito di Roccapelago provengono anche due sorprendenti cuffie, una di damasco e l’altra di velluto, segni di affetto lasciati sul corpo di un neonato e di una signora. Si aggiunge poi, assieme ai monili, medagliette e altri oggetti devozionali celati tra le pieghe di abiti e sudari, un raro e commovente documento di spiritualità: una lettera scritta da Maria Ori di Roccapelago, che chiede preghiere giornaliere da ripetere per ben quindici anni al fine di ottenere indulgenze, protezione divina e salvezza dell’anima. Straordinarie per l’alto stato di conservazione con cui sono giunte a noi, sono poi gli abiti delle mummie di Monsampolo, testimonati in mostra da due camicie, un busto e una cuffia.
Le vesti delle mummie saranno affiancate da alcuni frammenti tessili della collezione Gandini, oltre che da un antico telaio da tessitura, fusi e rocche provenienti dalla raccolta del lavoro contadino e artigianale di Villa Sorra. Saranno esposti, come tasselli ulteriori in grado di rievocare l’immagine di quelle generazioni, alcuni dipinti: il Portarolo proveniente dalla Raccolta Campori e a firma del grande pittore lombardo Giacomo Ceruti detto il “Pitocchetto” (1698-1767), il Ritratto di due giovinetti di fine Settecento appartenente alla scuola del Gandolfi e Due teste di carattere realizzato da Giovanni Antonio Burrini a fine 600.
La mostra è promossa da Museo civico d’arte di Modena, Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna e Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Comuni di Pievepelago e di Monsampolo del Tronto. È completata da proiezioni su grandi schermi dedicate ai ritrovamenti archeologici delle chiese Parrocchiali di Roccapelago e Monsampolo, e da una proiezione sul restauro conservativo delle vesti delle mummie di Roccapelago, finanziato e coordinato dall’Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.