E’ bastato solo ventilare che l’UDC potesse entrare in maggioranza a Modena, per portare agli occhi di tutti le contraddizioni del PD che si arrovella su come conciliare l’inconciliabile, ovvero gli ex comunisti con gli ex margheritini, di scuola cristiano democratica. La spaccatura è talmente evidente, da mostrare qui più che altrove come sia stata una fusione a freddo quella che ha portato queste due tradizioni a unirsi. I famosi “rottamatori” di scuola renziana, si stanno addirittura organizzando per trovare voce.
L’ambizione di un partito di sinistra democratica e moderata era legittima, ed anche auspicabile per un paese moderno, e bipolare: ma con questo PD per ora è impossibile, perché assolutamente non in grado di fare i conti seriamente con la propria storia, per lasciarsi indietro le posizioni massimaliste. Un’abiura che la sua base non gli perdonerebbe.
E proprio per questo non si capisce bene cosa abbiano in comune gli elettori moderati dell’UDC con un partito dove la voce dei cattolici è da sempre tacitata dalla maggioranza ex comunista.
Se poi si pensa che a livello nazionale stanno provando a mettere insieme un terzo polo, con FLI, e API, che non hanno sbattuto la porta in faccia a Berlusconi, che senso ha oggi questa posizione modenese? Tornare di nuovo sulla faccenda della Fondazione CRMO sarà noioso, ma il cambiamento di rotta dell’UDC sul bilancio e la sua opposizione morbida, non può passare inosservata.
(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL)